"Decretino" contro i rincari
Cosa prevede il Dl energia: solo due spiccioli contro il caro benzina
Il governo stanzia appena 100 milioni contro il caro carburanti: in sintesi un rifornimento da 80 euro per le famiglie meno agiate. Solo un aiutino per le bollette, sì alla sanatoria sugli scontrini
Politica - di David Romoli
Gli studenti tornano a montare le loro tende di fronte alle università: le promesse del governo sono rimaste fumo, gli affitti continuano a aumentare e l’offerta a diminuire. Il cdm riunito ieri per approvare il dl Energia avrebbe dovuto licenziare il provvedimento sugli affitti brevi ma non lo ha fatto. Lega e Fi fanno muro. “Nel mio Paese chi è proprietario di 4 o 5 appartamenti deve essere libero di metterli a reddito senza che ci sia uno Stato che spiega cosa è corretto fare e cosa no”, sbraita Salvini. “La proprietà privata è sacra e inviolabile”, s’infervora per Fi Debora Bergamini. Nulla di fatto.
Il dl è stato varato dopo una discussione lampo, meno di un’ora. Erano 12 articoli, ne sono rimasti 8. I fondi stanziati sono pari a 1,3 miliardi e dovranno coprire, almeno in parte e spesso in piccola parte, le mazzate sui costi dell’energia e del carburante. La misura più attesa era l’intervento sul caro benzina e il cdm riunito ieri l’ha varato ma senza quantificare: le famiglie che già usufruiscono della social card, cioè quelle con Isee fino a 15mila euro, riceveranno un bonus una tantum, ma di quanto ancora non si sa.
Le previsioni dicono 80 euro e di certo la cifra si aggirerà intorno a quel livello essendo la copertura di appena 100 milioni di euro. Non è un tampone. Non è neppure un cerotto. È un pieno di benzina regalato ai più poveri. Se si tiene conto del fatto che il governo è perfettamente consapevole di quale enorme problema sia il prezzo del carburante, sia perché direttamente avvertito da quasi tutta la popolazione, sia perché è quello che più di ogni altro elemento spinge l’aumento dei prezzi in generale, e degli alimentari in particolare, si può concludere che di fronte a un’emergenza reale, non inventata come tante altre, il governo si è limitato ad alzare le mani.
Non va molto meglio per l’altra voce di spesa più generalmente temuta: le bollette. Il bonus energia verrà prorogato per gli ultimi mesi dell’anno alle famiglie che già ne possono usufruire. La copertura è di 300 milioni ma l’ammontare del bonus è ancora da decidersi, si sa solo che aumenterà in base al numero dei figli. Quando si dice che le politiche della famiglia di questo governo somigliano a quelle del regime sembra una battuta ma lo è solo fino a un certo punto. Certo manca la tassa sul celibato, ma c’è tempo… La terza misura centrale del dl approvato ieri è quella che dovrebbe salvare 50mila piccoli esercizi a rischio di sospensione della licenza per irregolarità sugli scontrini, le fatture o le ricevute fiscali. Si salveranno grazie al “ravvedimento operoso”.
Le violazioni del primo semestre, e che potranno essere constatate fino al prossimo 31 ottobre, potranno essere sanate saldandole secondo criteri da concordare entro il prossimo 15 dicembre. Le misure di sostegno da pochi spicci approvate ieri lasciano intuire cosa sarà la Nadef che il governo dovrebbe varare nel cdm di mercoledì, ma non è detto che non slitti, e poi la legge di bilancio vera e propria, da presentare a Bruxelles entro il 15 ottobre. La coperta non è corta: è poprio inesistente e per la legge di bilancio bisognerà coprirsi con il lenzuolo. L’unica cosa certa è che verrà prorogato, non si sa se per sei mesi o per tutto il 2024, il taglio del cuneo fiscale di 7 punti perché arrendersi su quel fronte, il solo intervento reale che il governo possa vantare, implicherebbe un danno d’immagine non recuperabile.
Il problema è che tra le spese militari, di cui non si parla mai per pudore ma che sono esose, le spese indifferibili, tra le quali dovrebbe figurare il rinnovo del contratto della Pa ma non ci sperano in molti, e il taglio del cuneo non resterà praticamente nulla da spendere. La scelta che dovrà fare il cdm giovedì, riguarderà essenzialmente il deficit. Certamente quello fissato al 3,7% non sarà sufficiente ma l’austero Giorgetti e la rigorista Meloni non vorrebbero andare oltre il 4%, un aumento abbanstanza lieve per poter essere accettato a Bruxelles. Insufficiente però per qualsiasi intervento significativo, a partire da quello, indifferibile stando alla gravità della situazione, per la Sanità.