La morte del capomafia
Come è morto Matteo Messina Denaro, la malattia e il rifiuto delle cure
Il capomafia si è spento nel reparto detentivo dell’ospedale dell’Aquila, stroncato dal tumore al colon. Era in coma irreversibile da tre giorni, aveva rifiutato l’accanimento terapeutico. Il questore di Trapani vieterà le esequie pubbliche, al cimitero solo i familiari
Giustizia - di Angela Stella
Dopo Provenzano e Riina a morire dietro le sbarre è toccato ieri notte a Matteo Messina Denaro, nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Il capomafia era da tre giorni in coma irreversibile per le conseguenze del tumore al colon al quarto stadio. Assistito fino all’ultimo dagli specialisti della terapia del dolore che lo hanno preso in carico dopo la sospensione di qualsiasi terapia oncologica. È stato lo stesso boss, arrestato lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza, a chiedere di evitare l’accanimento terapeutico. Ecco perché è stata sospesa nella notte l’alimentazione parenterale per endovena.
“Quello con Matteo Messina Denaro, è stato un rapporto normalissimo, tra medico e paziente, è stato interessato e partecipe, sereno come può esserlo un malato incurabile, ha sempre accettato la malattia con dignità” ha detto Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia presso l’ospedale San Salvatore de L’Aquila. Al capezzale dello stragista anche sua figlia, Lorenza Alagna, che nei mesi scorsi ha chiesto e ottenuto il riconoscimento del cognome del padre, una delle sorelle, Giovanna, oltre a sua nipote Lorenza Guttadauro che da giorni sta curando la burocrazia per il ritorno del boss in Sicilia. La procura dell’Aquila ha deciso di effettuare l’autopsia sul corpo del boss, poi la salma verrà restituita alla famiglia e trasferita, sotto scorta, a Castelvetrano per la tumulazione nella tomba di famiglia. Il questore di Trapani vieterà i funerali pubblici, al cimitero saranno presenti solo i familiari.
“Condoglianze alla famiglia”, “Riposi in pace e tranquillità”, “Che il Signore lo tenga in gloria e lo perdoni, pace all’anima sua”. Non c’è da meravigliarsi che siano decine i messaggi shock di questo tenore comparsi su Facebook sotto un articolo che racconta della morte di Matteo Messina Denaro. “Per me è un amico d’infanzia poi ognuno di noi fa le sue scelte di vita, comunque non sta a noi giudicare”, scrive Gaspare. “Condoglianze alla famiglia, a me dispiace tanto perché io non giudico nessuno se non vedo – dice Gessica -. A me dispiace tanto sia che è stato preso sia che è morto. Riposa in pace zio Matteo, tranquillo che quasi tutto Castelvetrano è dispiaciuta per la tua morte perché il bene c’è sempre e la morte non si augura a nessuno”. Diverse le reazioni dal mondo della politica.
“È morto Matteo Messina Denaro. Davanti alla morte è giusto mantenersi umani, sempre. Ma non provo commozione”. Lo ha scritto Matteo Renzi in un post su Twitter in cui aggiunge: “Ho nel cuore le immagini dei Georgofili, le storie di due bambine che si chiamavano Nadia e Caterina, gli uomini e la donna della scorta di quei martiri della Patria che sono stati Falcone e Borsellino, il piccolo Giuseppe Di Matteo e tante vittime innocenti della mattanza mafiosa. Conservo per loro il ricordo più doloroso e più bello”. “La preghiera non si nega a nessuno. Ma non riesco a dire che mi dispiace” ha scritto invece su Instagram il vicepremier e ministro Matteo Salvini.
“Ancora devo metabolizzare la notizia. Con sé si porta dietro tanti segreti. Ero certo che non avrebbe collaborato”. A dirlo all’Adnkronos è Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell’acido, su ordine, tra gli altri, di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato, e Matteo Messina Denaro, nel giorno della morte dell’ex primula rossa, per la cui morte il boss si è proclamato però innocente.
“Cosa Nostra tende a ricostruire i suoi vertici. Adesso dovrà sostituire Matteo Messina Denaro come punto di riferimento per i grandi affari. C’è già chi è pronto a prendere il suo posto’’. Era il 16 gennaio scorso, quando il Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, pronunciò queste parole. Poche ore prima era stato arrestato il boss mafioso più ricercato al mondo, Matteo Messina Denaro. Ora la ricerca del successore continua.