A 61 anni
È morto Matteo Messina Denaro, l’ultimo boss stragista di Cosa Nostra
Dopo giorni di agonia, in coma irreversibile, è morto all'ospedale San Salvatore dell'Aquila, otto mesi dopo l'arresto. "Non voglio fare il superuomo e nemmeno l'arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia"
News - di Redazione Web
È morto il boss mafioso Matteo Messina Denaro. Aveva 61 anni, da giorni in agonia: venerdì scorso era stata diffusa la notizia che il capo della mafia siciliana si trovava in coma irreversibile. Era detenuto presso il carcere dell’Aquila. È morto nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Da tempo era malato di cancro al colon. Dopo l’arresto lo scorso gennaio, il super boss di Cosa Nostra non aveva mai collaborato con la Giustizia.
“Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia”, aveva detto ai magistrati di Palermo in un interrogatorio. Soffriva di una grave forma di tumore al colon in stadio avanzato. Il suo arresto, lo scorso 16 gennaio del 2023, era avvenuto proprio alla clinica La Maddalena di Palermo, dopo una latitanza lunga trent’anni, dove si stava curando. Era sparito il 2 giugno 1993, l’ultimo avvistamento risaliva al 14 settembre del 1993.
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Messina Denaro, originario di Castelvetrano, figlio di Francesco che guidava il mandamento di quella zona in provincia di Trapani, si era reso irreperibile subito dopo la cattura di Totò Riina, avvenuta il 15 gennaio 1993. Le prime indagini su di lui erano partite a fine anni Ottanta, quando gestiva il racket delle estorsioni, lo smaltimento illegale di rifiuti, il ricilaggio di denaro e il traffico di droga per la mafia siciliana. Divenne il capo di Cosa Nostra nel 2006, dopo l’arresto di Bernardo Provenzano.
Il boss è stato condannato a più di dieci ergastoli: per le stragi di Capaci e di via d’Amelio, gli attentati di Firenze, Roma e Milano del 1993, per l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo e per quello di Giuseppe Montalto, guardia carceria in servizio al carcere Ucciardone di Palermo, per la partecipazione a oltre cento omicidi commessi durante la guerra di mafia dei primi anni Novanta nel trapanese.
Le condizioni di Messina Denaro erano peggiorate un mese fa, dopo due interventi, ed era stato ricoverato presso il reparto detenuti del nosocomio. Il boss negli ultimi tempi era stato prima sottoposto alla terapia del dolore e quindi sedato. Le visite dei familiari ammessi erano state sospese nelle ultime settimane. Ad assisterlo, nelle ultime ore, la figlia Lorenza Alagna, che aveva avuto durante la latitanza e cui aveva dato il suo cognome. Non gli era mai stato permesso di incontrare Rosalia, sua sorella, arrestata negli scorsi mesi per mafia.
Il boss era stato seguito da un’equipe di oncologi e infermieri del nosocomio abruzzese. Messina Denaro ha rifiutato l’accanimento terapeurico. Da venerdì gli era stata interrotta l’alimentazione ed era stato dichiarato in coma irreversibile. La Direzione sanitaria della Asl dell’Aquila nei giorni scorsi aveva cominciato a organizzare le fasi successive alla morte e relative alla riconsegna della salma alla famiglia.