A 31 anni da via D'Amelio

Messina Denaro condannato all’ergastolo in appello per le stragi del ’92 a 31 anni da via D’Amelio: “Era tra i mandanti”

Cronaca - di Redazione

19 Luglio 2023 alle 16:41 - Ultimo agg. 19 Luglio 2023 alle 17:08

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Messina Denaro condannato all’ergastolo in appello per le stragi del ’92 a 31 anni da via D’Amelio: “Era tra i mandanti”

Nel giorno in cui l’Italia ricorda Paolo Borsellino, il giudice ucciso nella strage di via D’Amelio assieme ai cinque agenti della sua scorta, il boss Matteo Messina Denaro, il capomafia di Castelvetrano arrestato il 16 gennaio 2023 dopo quasi trent’anni di latitanza, viene condannato all’ergastolo.

La corte d’assise d’appello di Caltanissetta presieduta dal giudice Maria Carmela Giannazzo, dopo circa sei ore di camera di consiglio, ha confermato la sentenza di primo grado emessa il 21 ottobre 2020, quando Messina Denaro era ancora latitante, accogliendo così la richiesta avanzata dal procuratore generale Antonino Patti al termine della sua requisitoria.

“U Siccu”, detenuto nel supercarcere di L’Aquila, anche questa volta ha deciso di rinunciare ad essere presente all’udienza in videocollegamento: in aula oltre al pg Patti erano presenti i sostituti procuratori Fabiola Furnari e Gaetano Bono, oltre che il legale d’ufficio del boss, l’avvocato Adriana Vella, che per il suo assistito aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso i fatti.

Il procuratore generale nella sua requisitoria aveva ribadito che l’accusa nei confronti del capomafia di Castelvetrano “è di aver deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore”. Ha poi aggiunto che “la cosiddetta missione romana risale alla fine del febbraio del ’92, quando Totò Riina inviò nella capitale un ristretto gruppo di uomini d’onore guidato da Messina Denaro e Giuseppe Graviano: erano i componenti della cosiddetta Supercosa, la risposta del boss corleonese alla Superprocura, cioé la Direzione nazionale antimafia che era stata inventata da Falcone“.

Il magistrato poi ucciso a Capaci era l’obiettivo della missione romana, insieme a Maurizio Costanzo. “Riina a Roma aveva mandato le persone più importanti, come Giuseppe Graviano, che è un capomandamento, così come Matteo Messina Denaro – ha detto Patti -. Non è affatto vero, poi, che nel sestetto romano c’era gente che non sapeva mettere mano sugli esplosivi. Riina a Falcone lo avrebbe ucciso ovunque, anche sulla Luna. Lo dice lui stesso in un’intercettazione“. Nell’arco di pochi giorni Totò Riina cambiò idea e ordinò improvvisamente ai suoi di rientrare in Sicilia dove avevano trovato “cose più grosse

Di parere opposto l’avvocata Adriana Vella, legale nominato dal boss soltanto nella scorsa udienza del 23 marzo dopo che l’altro legale d’ufficio, l’avvocato Calogero Montante aveva presentato un certificato di malattia, mentre in precedenza aveva rinunciato anche un altro legale, la nipote del boss mafioso, Lorenza Guttadauro.

Secondo Vella Messina Denaro ”non era ai vertici di Cosa nostra” del trapanese, quando fu deliberata la stagione stragista del 1992 e quindi il boss “non ha partecipato alle riunioni deliberative delle stragi”. Dunque “non c’è prova” che Messina Denaro abbia dato “la sua adesione al piano stragista” e “non ha avuto alcun ruolo nelle stragi, non ha messo a disposizione auto, armi o esplosivo”.

La Corte invece, nel giorno del 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, ha accolto la richiesta avanzata dal procuratore generale Antonino Patti confermando l’ergastolo.

Per l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino, “avere la conferma dell’ergastolo per l’ultimo grande stragista per noi è motivo di grande soddisfazione”, ha detto all’agenzia AdnKronos. “Ancora una volta lo Stato italiano ha esercitato la sua potestà punitiva e noi non possiamo che essere soddisfatti del risultato. Con la sentenza di oggi, benché ancora non definitiva ma è un tassello importantissimo, la stagione corleonese può dirsi chiusa“, ha aggiunto l’avvocato.

Messina Denaro è già stato condannato per le stragi del ‘Continente’ del 1993, ritenuto uno dei mandanti degli attentati in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli otto agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Emanuela Loi e Eddie Walter Cosina.

di: Redazione - 19 Luglio 2023

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