Dramma in Abruzzo
Esplosione in fabbrica a Casalbordino, tre operai morti: nel 2020 altre tre vittime per un incidente con la polvere da sparo
Cronaca - di Redazione
Una fortissima deflagrazione si è verificata intorno alle 12:30 di mercoledì 13 settembre alla “Sabino Esplodenti” di Casalbordino, in provincia di Chieti, Abruzzo. I morti sarebbero tre, secondo quanto riferito dai soccorritori, provocati dall’esplosione nella fabbrica che si occupa di smaltimento e recupero di polvere da sparo da bonifiche.
Dei 3 morti per il momento accertati nell’esplosione avvenuta nell’azienda Sabino Esplodenti di Casalbordino “uno è del posto, gli altri due di fuori“. A riferirlo all’agenzia LaPresse è il sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci. “Siamo vicini ai lavoratori – ha dichiarato il primo cittadino – L’ho detto anche 3 anni fa e ripeto oggi che, nonostante le norme di sicurezza e le procedure, purtroppo quando si maneggiano esplosivi l’incidente è sempre dietro l’angolo“. Il sindaco Marinucci ha ricordato che questa è l’unica fabbrica presente nell’area che dà lavoro a 60 famiglie.
“Sabino Esplodenti” che era già stata protagonista di un episodio simile il 21 dicembre di tre anni fa, incidente in cui persero la vita tre operai: Carlo Spinelli di 54 anni, Paolo Pepe, 45 e Nicola Colameo, 46.
La tragedia, come ricorda l’Ansa, avvenne nel primo pomeriggio, durante lo smaltimento di diversi materiali, in particolare miscela incendiaria, povere pirica, polvere nera, razzi di segnalazione, legna impregnata di Tnt, dotazioni nautiche, simulatori di colpo tipo kanonslag, nel locale – forno statico, dove erano stati destinati i tre lavoratori, che morirono sul colpo a causa causa dell’esplosione. Sottoposta a sequestro, la fabbrica rimase ferma per sette mesi, anche per la ferma posizione della procura guidata da Giampiero Di Flioro sulle condizioni di sicurezza sul lavoro. A luglio 2021, ottenuto il dissequestro con il via libera del giudice, le attività erano riprese.
Dall’indagine aperta dopo la tragedia del 2020, riferisce il Corriere della Sera, era emerso che negli anni dal 2012 al 2017 si era sfiorata la tragedia altre cinque volte, in episodi classificati dalla stessa azienda come “quasi incidenti“. Dieci gli indagati, compresa la società, accusati tra l’altro di omicidio colposo plurimo aggravato, in quanto “commesso con la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”, e disastro colposo. L’udienza preliminare per gli indagati, il legale rappresentante e presidente del Cda della Esplodenti Sabino spa, quattro consiglieri di amministrazione, il direttore dello stabilimento, il responsabile del servizio protezione e prevenzione, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, il capo reparto, era fissata per domani, giovedì 14 settembre.
“Io non ho parole, sono sconvolto perché ho già vissuto questa bruttissima esperienza, che comunque ti segna, tre anni fa. Oggi devo prendere atto che a distanza di anni, ci troviamo di fronte ancora a lavoratori che hanno perso la vita: non è accettabile, non è più accettabile, perché si va al lavoro per riportare la pagnotta e non per tornare dentro la bara”, le parole di sdegno all’Ansa di Emilio Di Cola, segretario provinciale della Filctem Cgil Chieti. “È inaccettabile che ancora nel 2023, soprattutto in un’azienda dove già tre anni fa c’è stato un incidente, si continui a parlare di morti”, conclude Di Cola.
Sulla stessa linea il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio: “Lascia sgomenti il precedente di soli tre anni fa, di fronte al quale non possiamo esimerci dal riflettere e chiederci se non siano state adottate tutte le misure previste in un’attività classificata ad alto rischio come questa fabbrica. La risposta, ovviamente, non può che venire dalla magistratura e dall’inchiesta che dovrà appurare le cause, ma comprendo i sentimenti di rabbia, oltre che di dolore, dei lavoratori esposti in tre anni a due tragedie mortali di questa dimensione. Dobbiamo tenere sempre alto il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro per evitare che continuino a verificarsi simili incidenti”.