Il nuovo rialzo

Tassi di interesse, Lagarde prepara il colpo di grazia per l’Europa

Le nuove stime della Ue lasciano l’Italia in una situazione non solo difficile ma piena di incognite

Economia - di David Romoli

12 Settembre 2023 alle 13:00

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Tassi di interesse, Lagarde prepara il colpo di grazia per l’Europa

L’Italia arranca ma non più degli altri principali Paesi europei, anzi forse un po’ meno. Parola del commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni che, nel presentare le nuove stime della Ue sulle 6 economie più importanti dell’Unione, si sottrae alle polemiche innescate su di lui dal governo italiano. Si mostra anzi particolarmente conciliante. Premier e vicepremier lo tartassano con cadenza quotidiana. Lui serafico, spiega di non voler partecipare a polemiche che danneggiano l’Italia: “Ci tengo al mio Paese e per questo non voglio alimentare e non alimenterò polemiche”.

Solo sull’ultimo casus belli, la sua presunta ignavia nello spingere la Commissione ad approvare l’accordo Ita-Lufthansa, si allarga un po’. Quel tanto da sottolineare che la questione non è di sua pertinenza ma che comunque si adopererà. Se Gentiloni adopera toni critici non è a proposito del governo italiano ma della Bce. Su questo punto, in realtà, Roma e Bruxelles la pensano allo stesso modo. La presidente Lagarde sta sbagliando, la stretta è eccessiva, il continuo rialzo dei tassi mette a rischio l’economia del continente e ha già determinato la recessione nel Paese guida, la Germania, passata dalla previsione di crescita dello 0,2% della primavera a un -0,4% quest’anno e dall’1,4% all’1,1% il prossimo. E’ il solo paese in recessione e quello con i dati peggiori di tutti, anche se il passo indietro si registra per tutto il continente, sia per quest’anno che per il prossimo, nella misura di tre decimali in meno. Dall’1,1% previsto in primavera allo 0,8% quest’anno, dall’1,6 all’1,3% nel 2024.

In questo panorama coperto da nuvole scure l’Italia non se la cava malissimo. Passa dalle previsioni di crescita dell’1,2% allo 0,9% e per l’anno prossimo dall’1,1% allo 0,8%. Non è una flessione da stracciarsi le vesti, o non lo sarebbe se non ci fosse il sospetto di un esagerato ottimismo, soprattutto per l’anno prossimo, e se non si dovesse tener conto dell’insidia rappresentata dal ritorno del Patto di Stabilità l’anno prossimo. L’eliminazione o il ridimensionamento dei bonus varati durante la pandemia, in particolare del superbonus, incide fortemente sul deficit. Dovrebbe passare dallo stratosferico 8% al 3,7%. Probabilmente i conti saranno leggermente più negativi, con un deficit del 4% tondo: il problema è che dal primo gennaio tornerà in vigore comunque, sia con un nuovo Patto che col vecchio se non si troverà l’accordo, il parametro del 3% e la Germania insiste perché in caso di sforamento ci siano interventi automatici e obbligatori.

La cancellazione dei bonus, inoltre, ha il suo lato oscuro: la contrazione della domanda interna che porta al calo delle previsioni sulla crescita: contenute rispetto a quelle europee della primavera ma in compenso molto significative rispetto ai calcoli dell’Italia. Il Def di aprile contava infatti sull’1% quest’anno, e qui lo scarto è sostenibile, ma sull’1,5% l’anno prossimo e una differenza di 7 decimali è invece destinata a impattare fortemente sulle possibilità dell’Italia e lo si capirà probabilmente già dalla Nadef, il prossimo 27 aprile. La via d’uscita sarebbe una ripartenza a tutto gas del Pnrr, ma quella resta una delle tante incognite che pensano sul futuro del Paese.

Un dato positivo però lo si può registrare: ieri i direttori del Tesoro di Ecofin hanno dato il semaforo verde definitivo allo sblocco della terza rata del Recovery Fund, portata su richiesta del governo italiano da 19 a 18,5 mld. Attesi sin dalla fine di febbraio, quei miliardi dovrebbero entrare in cassa entro settembre. Le nuove stime della Ue lasciano l’Italia in una situazione non solo difficile ma piena di incognite. Fra 3 giorni la Bce deciderà se procedere a un nuovo rialzo dei tassi o no e praticamente in tutta Europa si stanno facendo gli scongiuri. Per quest’anno la Ue stima un’inflazione al 5,6% con tre decimali in più in Italia, per il prossimo la previsione è del 2,9% in tutta l’eurozona Italia inclusa. La strategia drastica anti-inflazione di Lagarde, però, rischia di colpire e affondare l’economia europea.

La settimana prossima, al vertice informale Ecofin di Santiago di Compostela, inizierà a capirsi se ci sono spiragli per la richiesta italiana di scorporare le spese verdi, digitali e per la difesa dal deficit e in autunno l’Italia saprà se la sua proposta di rivedere radicalmente il Pnrr sarà accolta, in tutto o in parte. Anche senza contare la guerra in Ucraina, che è forse l’incognita più decisiva di tutte, le carte coperte sul tavolo di Giorgetti sono moltissime. Una certezza però c’è: di soldi a disposizione il governo Meloni ne avrà pochissimi e non solo per la manovra di quest’anno. Quelle dei prossimi potrebbero dover essere persino più austere.

12 Settembre 2023

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