Guerra e nonviolenza
Elly Schlein segna la svolta antimilitarista del Pd nel giorno di Martin Luther King
Bisogna camminare parecchio per tornare a Luther King. La scelta antimilitarista della Schlein è un passo su quella strada
Editoriali - di Piero Sansonetti
L’altro giorno Elly Schlein aveva assestato un colpo serio al cosiddetto “Minnitismo”. Cioè alla linea di contrasto all’immigrazione costruita – dall’ex ministro dem Marco Minniti – sull’idea secondo la quale pagando alcuni regimi tirannici del Nordafrica, e non opponendosi ai loro lager, diventa possibile ridurre il numero degli sbarchi.
La segretaria del Pd, in un post polemico con Giorgia Meloni, aveva dato un taglio netto a questo atteggiamento dei dem, e si era schierata in modo evidente con la linea dell’accoglienza: quella del papa, per capirci, che venerdì è stata a sorpresa sposata anche dal Presidente della Repubblica. Accoglienza sì, muri e respingimenti no. Ieri un’altra svolta importantissima. Antimilitarista: interrogata sulla decisione dei socialdemocratici tedeschi di respingere la direttiva Nato che impone l’aumento delle spese militari fino al 2 per cento del Pil, e richiesta se fosse d’accordo col cancelliere Scholz, Elly Schlein ha risposto pronunciando solo due lettere: si.
Alle volte essere concisi ed evitare discorsi lunghi è un pregio. Con questa dichiarazione della sua segreteria, il Pd molla gli ormeggi e si distacca finalmente dalla linea militarista dei precedenti gruppi dirigenti che era stata la spina dorsale dei governi Conte e Draghi. Aveva portato all’aumento delle spese militari quasi del 20 per cento, decisa dai governi a guida Cinque Stelle, e a una linea sull’Ucraina appiattita sulle direttive americane. Oggi l’Italia, tra i paesi europei, è quella con la maggiore spesa militare in rapporto al Pil. Più di 27 miliardi. Se davvero dovesse adeguarsi alla direttiva della Nato e arrivare al 2 per cento del Pil dovrebbe destinare alla Difesa altri 13 o 14 miliardi.
Circa 3 o 4 volte più dei soldi tolti via ai poveri che usufruivano del reddito di cittadinanza. Dove potrebbero essere presi questi soldi? Dalla sanità, dalla scuola e tagliando i finanziamenti ai Comuni. Ieri Schlein anche sull’Ucraina ha usato toni diversi da quelli del passato. Ha criticato il fatto che da un anno e mezzo, e cioè dal momento dell’aggressione russa, il dibattito in Italia è stato schiacciato sul versante militare e militarista, e i temi della pace e della lotta per la pace sono stati messi in un cantuccio. Lasciati al Vaticano.
Non credo che Elly Schlein si sia lasciata sfuggire queste dichiarazioni. Mi sembra una persona che medita molto prima di parlare. E allora, sebbene l’episodio del quale vi ho riferito abbia avuto scarsa eco, ieri, sui giornali online, ci troviamo di fronte a una vera e propria svolta che può cambiare il volto del Pd e della sinistra. Il pacifismo è stato sempre, fino a una ventina d’anni fa, uno dei filoni ideologici più forti e ampi della sinistra italiana.
Già dai tempi del Pci. Con le battaglie antinucleariste – all’epoca di Oppenheimer e al fianco di Russell, Einstein, Curie, Capitini e Danilo Dolci – e poi con la lotta al riarmo, con l’opposizione al colonialismo, all’invasione del Vietnam e dopo ancora. A quelle lotte spesso era mancato un elemento: l’opposizione all’imperialismo sovietico, che era meno invadente di quello americano, ma altrettanto feroce. Oggi la sinistra ha la possibilità di completare il suo percorso pacifista. E non violento. Ripartendo dalle tradizioni cristiane e da quelle socialiste e del Pci, ma anche dal pensiero dei grandi leader internazionali.
Domani cade il sessantesimo anniversario del discorso di Martin Luther King a Washington, che scosse il kennedismo e lo spinse a sinistra, e cambiò la faccia degli Stati Uniti. Ne abbiamo parlato ieri di quel discorso che univa diritti civili e sociali, che smontava il razzismo e denunciava il volto arido e ingiusto del capitalismo. Bisogna camminare parecchio per tornare a Luther King. La scelta antimilitarista della Schlein è un passo su quella strada.