E i disagi restano...

Taxi, Meloni e Salvini si piegano alla lobby: accolte quasi tutte le richieste, responsabilità scaricate sui Comuni

Politica - di Carmine Di Niro

8 Agosto 2023 alle 11:34

Condividi l'articolo

Taxi, Meloni e Salvini si piegano alla lobby: accolte quasi tutte le richieste, responsabilità scaricate sui Comuni

Se fossimo in un partita di calcio di Serie A, diremmo che il risultato è un rotondo 3 a 0 per la lobby dei taxi contro quella delle banche, colpite dalla tassa sugli extraprofitti dovuti all’aumento dei tassi di interesse su mutui e prestiti. Gli autisti delle auto bianche possono infatti cantare vittoria di fronte a quanto emerso dal Consiglio dei ministri tenuto lunedì in cui dovevano essere parzialmente colpiti alcuni degli storici privilegi della categoria.

Invece la montagna ha partorito il topolino e Adolfo Urso e Matteo Salvini, rispettivamente ministro delle Imprese e dei Trasporti, hanno ceduto in blocco o quasi alle richieste della lobby.

Se infatti nelle bozze fatte circolare nei giorni precedenti al CdM che ha poi approvati i decreti “omnibus” si parlava di legge che avrebbero introdotto le “doppie licenze”, ovvero una misura che avrebbe consentito di regalare a ogni tassista una seconda licenza da rivendere sul mercato, in modo che venissero introdotte nel mercato nuove licenze facendo allo stesso tempo guadagnare ciascun tassista, nel provvedimento finale non ce n’è traccia.

I tassisti, che con i loro sindacati avevano incontrato Urso e Salvini prima del Consiglio dei ministri e che avevano minacciato uno “sciopero generale e mobilitazione” in caso di approvazione del testo, hanno infatti ottenuto lo stralcio della misura. Lo ha dovuto ammettere lo steso Urso nella conferenza stampa convocata in serata, presentando la cosa come una rinuncia della categoria più che del governo: “I tassisti ci hanno chiesto di togliere la norma sul cumulo delle licenze, un’opportunità a cui rinunciano. Era la loro principale richiesta, abbiamo tolto questa norma”, ha detto il ministro.

L’unica misura approvata nel decreto sui taxi in realtà scarica le responsabilità, anche politiche, sulle amministrazioni locali già ai ferri corti con la categoria. La norma approvata in CdM dà infatti la possibilità alle città metropolitane, ai capoluoghi di provincia e alle città in cui ha sede un aeroporto internazionale di avviare bandi per concedere nuove licenze di taxi, aumentandole fino a un massimo del 20 per cento di quelle esistenti a livello locale.

Il Consiglio dei ministri si è rivelato dunque un sostanziale successo per la lobby dei tassisti, al centro delle polemiche per l’atavica carenza di licenze che ricade poi sull’utenza finale: nelle grandi città, in particolare Milano, Roma e Napoli, la scarsità di auto bianche è evidente e peggiora solitamente nel periodo estivo con l’aumentare dei turisti.

La situazione poi andrà a peggiorare nei prossimi anni, in particolare in concomitanza con due eventi che porteranno nel Paese un grande numero di persone: il Giubileo del 2025 a Roma e le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026.

Tassisti poi sotto accusa anche per altri noti disservizi: dalle lunghe code di attesa all’uso poco trasparente del tassametro, in particolare nei confronti dei turisti stranieri, per finire col rifiuto dei pagamenti elettronici, negato spesso con la scusa del mancato funzionamento dei Pos per pagare con bancomat o carte di credito.

Nonostante i problemi dei “comuni cittadini”, il governo Meloni-Salvini ha preferito tutelare quello che, assieme ai balneari, considera un proprio bacino elettorale…

8 Agosto 2023

Condividi l'articolo