La trattativa con Il Cairo
Soldi e caccia ai migranti, cosa c’è dietro la grazia a Patrick Zaki
L’autocrate egiziano ha concesso la grazia al ricercatore dietro precise garanzie: chiede all’Ue 6 miliardi per fare il gendarme del Mediterraneo
Cronaca - di Umberto De Giovannangeli
L’aria limpida e salubre della libertà ritrovata. E l’olezzo nauseabondo dell’autocrate “magnanimo” che si appresta a passare all’incasso, già domenica prossima quando Abdel Fattah al-Sisi sarà a Roma per la Conferenza sul Mediterraneo fortemente voluta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Un grazie a Bologna, un grazie all’Università, al rettore, a chiunque lì, alla mia gente a Bologna. Sono parte della comunità di Bologna, appartengo a loro, sicuramente”, dice ai giornalisti Patrick Zaki subito dopo essere stato rilasciato. “Sono veramente contento per quello che hanno fatto per me da anni”, ha aggiunto.
“Hanno dimostrato un vero impegno nei confronti del mio caso e adesso sono libero”, ha detto ancora Patrick, che si è lasciato andare ad un lungo abbraccio con la madre dopo l’uscita dalla struttura penitenziaria. Ma nessuno, al Cairo come a Roma, fuori dalle dichiarazioni ufficiali e dalle veline di palazzo, crede che l’autocrate egiziano abbia concesso la grazia, per un reato inesistente, senza contropartite. “Nessun baratto, nessuna trattativa sottobanco. Il governo è stato in grado di far tornare in Italia un giovane ricercatore che rischiava di stare ancora un po’ di tempo in carcere. Noi siamo riusciti a ottenere questo risultato. Poi si può dire ciò che si vuole. Siamo persone serie, non facciamo baratti di questo tipo”, assicura il ministro degli Esteri Antonio Tajani a Radio 24 su un presunto baratto tra la liberazione di Patrick Zaki e il caso Regeni.
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“La grazia a Patrick Zaki è una bella notizia. In tante e tanti ci siamo mobilitati in questi anni per la sua libertà. Speriamo di riabbracciarlo presto e continueremo a lottare anche per le altre persone ingiustamente imprigionate e la piena verità e giustizia per Giulio Regeni”, dice la Segretaria del Pd, Elly Schlein. Una linea condivisa da tutte le forze di opposizione. Ma se non è questo il “baratto”, smentito a l’Unità da autorevoli fonti diplomatiche, in cosa consisterebbe il do ut des tra Roma, sostenuta da Bruxelles (Ue) e Il Cairo? La moltiplicazione dei memorandum “modello Turchia” e ora anche Tunisia. Ed Egitto. Per fare il “gendarme del Mediterraneo”, al Sisi chiede soldi, tanti (non meno di quelli, 6 miliardi di euro, che l’Europa ha garantito ad Erdogan), via libera totale alla vendita di armamenti, soprattutto navi e aerei da combattimento, e il riconoscimento palese, formale, del suo ruolo di player stabilizzatore del Mediterraneo.
Tutto questo gli è già stato riconosciuto da Giorgia Meloni. Con l’Egitto si replica il “modello tunisino”. Al-Sisi come Kais Saied.
“Non c’è nulla di reale nelle dichiarazioni di rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e della dignità delle persone, contenute nelle poche pagine del Memorandum of Understanding siglato il 16 luglio scorso tra l’UE e la Tunisia di Kais Saied”, denuncia in una nota congiunta il Tavolo Asilo e Immigrazione, che unisce le più importanti Ong, associazioni, sindacati italiani.
“Così come è già successo con la Turchia di Erdogan e con la Libia delle milizie, l’UE, per cercare di contenere gli arrivi sulle coste italiane e d’Europa, finanzia un regime che ha cancellato le garanzie democratiche al proprio interno. E lo fa senza porre alcuna concreta condizionalità sul rispetto dei diritti umani fondamentali, al di là della consueta formula nel testo che ormai risuona più come un vuota clausola stilistica, quando il quadro in cui si opera ha recentemente visto il presidente Saied sciogliere il Parlamento tunisino, scatenare una vera e propria caccia allo straniero nei confronti dei migranti sub-sahariani, e infine deportare illegalmente ai confini con la Libia e con l’Algeria centinaia di persone in transito verso l’Europa, causando la morte di molte di loro, incluse donne e bambini, e violando quel diritto internazionale che lo stesso Memorandum richiama. Niente di tutto ciò sembra essere stato preso in considerazione dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen […]. Questo accordo rappresenta un colpo durissimo al futuro dell’UE, ai diritti di migliaia di persone che fuggono da guerre, violenze, cambiamenti climatici e insicurezza alimentare, alla solidarietà e alla civiltà del diritto. Per questo chiediamo al Parlamento italiano e a quello europeo di condannarlo con fermezza”. Cosa che di certo non avverrà nella Conferenza di Roma. Tappeti rossi per il “magnanimo” autocrate egiziano. Anche per lui è pronto un memorandum miliardario.