Addio garanzie processuali
Le polemiche su Portanova, sindacato e politica contro la Reggiana che ingaggia il calciatore condannato per stupro
Giustizia - di Redazione
Abolire le garanzie processuali per una condanna in primo grado per un reato, anche se odioso come lo stupro, è possibile? È quanto sta accadendo a Reggio Emilia, dove una “shitstorm” si sta riversando sulla Reggiana: il club, che dalla prossima stagione militerà in Serie B, è finito nel mirino di politica, sindacati e parte della tifoseria per la decisione di ingaggiare in prestito per un anno dal Genoa il centrocampista Manolo Portanova.
Il 23enne ha ottenuto negli scorsi mesi gli ‘onori’ della cronaca per la vicenda processuale che lo vede protagonista: è stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza che all’epoca dei fatti (2021) era ventiduenne, al termine di un processo con rito abbreviato che vedeva sul banco degli imputati anche lo zio, condannato a sua volta a sei anni di reclusione. Entrambi hanno presentato ricorso e il processo d’appello è previsto entro l’anno.
Dal momento delle indagini e del relativo processo, Portanova aveva smesso di giocare col Genoa con l’ultima partita disputata il 4 dicembre scorso, pur non venendo messo “fuori rosa”, e già all’epoca vi erano state polemiche: proteste che avevano bloccato anche il suo trasferimento nel gennaio scorso al Bari, col club che aveva interrotto le trattative.
La Reggiana è invece andata fino in fondo, annunciando sul sito del club di “raggiunto l’accordo per il trasferimento a titolo temporaneo dal Genoa FC” di Portanova che “in attesa del perfezionamento dello stesso, verrà aggregato al club granata con nulla-osta da parte del club ligure”.
Una situazione che ha fatto insorgere politica locale, nazionale e sindacato. La sezione locale della Cgil, decidendo arbitrariamente che la sentenza di condanna in primo grado basta e avanza, dimenticando i principi dello Stato di diritto, si è scagliata contro la scelta della società calcistica: “Ci chiediamo se la scelta di portare a Reggio un giocatore condannato per stupro di gruppo a sei anni con rito abbreviato, seppur in attesa di giudizio definitivo, sia opportuna per la squadra di calcio della nostra città e non sollevi invece interrogativi di merito sul messaggio che rischia di passare”.
Una nota di ‘Reggio Emilia in Comune’ invece sottolineano che “avremo come portatore dei valori della Reggiana un uomo che, come scrive nella sentenza la giudice Ilaria Cornetti, ha abusato di una donna il cui “dissenso è stato sin da subito, e per tutta la durata del rapporto sessuale di gruppo, evidente e manifesto””.
Stessa posizione espressa anche dalla parlamentare Pd Ilenia Malavasi, secondo cui sebbene “una condanna in primo grado per stupro di gruppo non è una sentenza definitiva“, sarebbe stato necessario “porre la massima attenzione“, dato il reato contestato al calciatore e i particolari “raccapriccianti” emersi nel corso del dibattimento.
A ricordare che le garanzie processuali valgono per tutti, anche per Portanova, sono stati due assessori del Comune, Raffaella Curioni e Annalisa Rabitti, sostenendo che “le garanzie processuali impongono di tenere conto degli altri due gradi di giudizio, fino a quando non si avrà una sentenza definitiva”.
La vicenda di Manolo Portanova esplode nuovamente proprio mentre un caso simile si è chiuso in Inghilterra. L’ormai ex difensore del Manchester City Benjamin Mendy, anche campione del Mondo nel 2018 con la Francia, è stato assolto nei giorni scorsi da tutte le otto accuse di stupro e tentato stupro che gli erano state rivolte a partire dal 2021. Mendy era stato arrestato e poi liberato su cauzione e in questi anni si era sempre professato innocente, sostenendo che i rapporti fossero consensuali: proprio oggi il Lorient, club francese di Ligue1, ha ufficializzato il suo ingaggio.