La polemica

Carol Maltesi, il giudice che non ha ‘concesso’ l’ergastolo: “30 anni non sono pochi, se fosse stata una suora avrei usato le stesse parole”

Cronaca - di Redazione

14 Luglio 2023 alle 11:19 - Ultimo agg. 14 Luglio 2023 alle 16:58

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Davide Fontana e Carol Maltesi
Davide Fontana e Carol Maltesi

Dice di sentirsi come un pediatra ai tempi di Erode: “Sono convinto di non aver mancato di rispetto a nessuno. E non sarebbe stato diverso se la ragazza avesse fatto la suora anziché l’attrice. Se non si capisce ciò che abbiamo scritto, è senz’altro un problema mio. Ma anche chi legittimamente critica le motivazioni dovrebbe prima leggerle nella loro concatenazione su concetti giuridici che hanno significato diverso rispetto alla Treccani”.

Parla così Giuseppe Fazio, presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, che ha scritto la sentenza insieme alla giudice a latere e ai sei popolari (tra cui tre donne) che ha condannato a 30 anni Davide Fontana, il bancario che uccise la 26enne Carol Maltesi, per poi farla a pezzi e disperderne i resti tra le montagne di Borno (Brescia).

I giudici avevano escluso le aggravanti della premeditazione, crudeltà e motivi abietti e futili condannando così Fontana a 30 anni di reclusione e non all’ergastolo, come era stato chiesto dall’accusa. Motivazioni che, una volta depositate, hanno fatto discutere: secondo i giudici “Fontana si è reso conto che la giovane e disinibita Carol Maltesi si era in qualche misura servita di lui per meglio cercare i propri interessi personali e professionali, e ciò ha scatenato l’azione omicida“. E ciò, insieme alla “consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dal senso di crescente frustrazione per essere stato da lei usato e messo da parte“, ne aveva scatenato la furia omicida.

Di fronte alle polemiche, anche politiche, Fazio difende il proprio lavoro e dei dei suoi colleghi: citando le opinioni dei consulenti psichiatrici, il presidente della Corte d’Assise sottolinea in una intervista al Corriere della Sera che “probabilmente a spingerlo ad uccidere non fu la gelosia adombrata dal pm, ma la consapevolezza di aver perso la donna amata, accompagnata dalla frustrazione per essere stato messo da parte da lei”. Secondo il giudice questo prova che il motivo dell’omicidio non è abietto o motivato da futili motivi.

Fazio torna infatti anche sulle scelte che hanno spinto ad escludere l’aggravante della crudeltà. Il presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio ricorda infatti che l’aggravante non è una una mera quota di violenza inserita in un delitto. “Per la giurisprudenza deve essere l’infliggere un male gratuitamente. E qui per noi non c’era. Non si può fare l’errore di desumere l’aggravante dallo scempio del cadavere”, ricorda Fazio.

Di fronte al “populismo penale”, arriva quindi una lezione per coloro che auspicano l’ergastolo di fronte a qualsiasi omicidio. “Non è che ogni processo per un grave delitto debba finire con un ergastolo. Qui abbiano fissato la pena base nel massimo dell’omicidio semplice, 24 anni. E aggiunto il massimo della pena per lo scempio del cadavere, 7 anni più 3 di continuazione. Fanno 34 anni, ma il tetto massimo di legge è 30. Però faccia fare a me ora una domanda: con quale spirito tra pochi giorni la mia Corte d’Assise affronterà un altro processo per un fatto altrettanto cruento? Il giudice non è qui apposta per valutare le circostanze? Se no, ci dicano che possono fare a meno del giudice. E, al suo posto, metterci un juke-box”, è il commento di Fazio.

Carol lavorava come commessa in un negozio di profumi, poi si era avvicinata al mondo del porno a pagamento attraverso il sito ‘Onlyfans‘ col nome ‘Charlotte Angie’.

Dopo l’arresto Fontana confessò di aver ucciso la ragazza colpendola alla testa con un martello e tagliandole la gola mentre giravano un filmino hard nella sua casa di Rescaldina (Milano). Fontana dopo aver smembrato il corpo della vittima e aver tentato invano anche di dargli fuoco in un braciere, tenne i resti in un freezer a pozzetto acquistato su Amazon per alcuni giorni, per poi abbandonare i resti tra le montagne di Borno (Brescia) dove sono stati ritrovati in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.

Per più di due mesi dal telefonino della ragazza Fontana aveva risposto ai messaggi “nel tentativo di far credere che fosse viva” ad amici e familiari. Agli altri attori e agli amici che la cercavano aveva raccontato che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno”. Tutte bugie ripetute fino all’interrogatorio della confessione. Una perizia psichiatrica ha accertato che era capace di intendere e di volere, “lucido e sano di mente”.

di: Redazione - 14 Luglio 2023

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