Non riconosciute 3 aggravanti
Omicidio di Carol Maltesi, 30 anni al killer Davide Fontana che la fece a pezzi: l’accusa aveva chiesto l’ergastolo
Cronaca - di Redazione
Trent’anni di carcere. È la sentenza decisa oggi dai giudici del tribunale di Busto Arsizio (Varese) nei confronti di Davide Fontana, il 44enne a processo per l’omicidio di Carol Maltesi, la 29enne uccisa nella sua casa di Rescaldina (Milano) e i cui resti furono poi dispersi, dopo esser stati fatta a pezzi, tra le montagne di Borno (Brescia).
I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione, dei motivi abbietti e le sevizie nei confronti del 44enne bancario e food blogger: una decisione arrivata dopo ben sette ore di camera di consiglio.
Accolte anche le generiche equivalenti alle residue aggravanti che i legali avevano richiesto tenendo conto delle scuse di Fontana: “So di poter sembrare parecchio distaccato e controllato, provo un’enorme sofferenza ogni giorno. Sono pentito per quello che ho fatto e non so se riuscirò mai a perdonarmi. Voglio chiedere scusa a tutti, in particolare ai familiari di Carol e a suo figlio“, aveva detto confessando il delitto.
La Procura aveva invece chiesto l’ergastolo con due anni di isolamento diurno per Fontana, che dopo l’arresto confessò di aver ucciso la ragazza colpendola alla testa con un martello e tagliandole la gola mentre giravano un filmino hard. Fontana dopo aver smembrato il corpo della vittima e aver tentato anche di dargli fuoco in un braciere, tenne i resti in un freezer a pozzetto acquistato su Amazon per alcuni giorni, per poi abbondare le spoglie tra le montagne di Borno (Brescia) dove sono stati ritrovati in quattro sacchi di plastica nel marzo del 2022.
Maltesi, madre di un figlio piccolo, lavorava come commessa in un negozio di profumi, poi si era avvicinata al mondo del porno a pagamento attraverso il sito ‘Onlyfans’ col nome ‘Charlotte Angie’.
Per più di due mesi, ricorda l’Agi, dal telefonino della ragazza Fontana aveva risposto ai messaggi “nel tentativo di far credere loro che fosse viva“. Agli altri attori e agli amici che la cercavano aveva raccontato che “voleva cambiare vita, lasciare il mondo del porno“. Tutte bugie ripetute fino all’interrogatorio della confessione.
Una perizia psichiatrica ha accertato che era capace di intendere e di volere, “lucido e sano di mente“. Gli avvocati della difesa Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri avevano chiesto l’annullamento delle aggravanti e il riconoscimento delle attenuanti generiche, con il minimo della pena per i reati contestati e non una sentenza da “giustizia da Colosseo”.
Delusione da parte dei familiari di Carol. “È una vergogna, mia nipote l’ergastolo lo ha avuto a vita, così come sua madre e il mio nipotino“, sono state le parole della zia della vittima, Anna, al termine del processo di Fontana. “Lascio tutto nelle mani di Dio, è una vergogna – ha ribadito tra le lacrime – ci aspettavamo l’ergastolo, anche se a mia sorella non interessava, perché tanto niente le riporterà Carol“. “Con tutto quello che succede – ha concluso -, tra dieci anni sarà fuori e potrà rifarsi una vita, mia nipote a 26 anni non torna più“.