Bombe a grappolo all’Ucraina, Biden sfida Onu e alleati: via libera alla fornitura delle armi vietate da una convenzione firmata da 120 Paesi

Esteri - di Redazione

7 Luglio 2023 alle 17:29

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Bombe a grappolo all’Ucraina, Biden sfida Onu e alleati: via libera alla fornitura delle armi vietate da una convenzione firmata da 120 Paesi

Una scelta che, sono i rumours dalle più importanti cancellerie occidentali, ha fatto storcere il naso. Eppure la Casa Bianca ha deciso di tirare dritto: gli Stati Uniti hanno approvato la controversa fornitura di munizioni a grappolo all’esercito ucraino.

L’annuncio è atteso per la giornata odierna dal Pentagono ma è stato ampiamente anticipato dai principali media statunitensi, sollevando un vespaio di polemiche.

Come noto infatti, più di 120 nazioni hanno aderito alla convenzione che vieta lecluster munitions‘, le munizioni a grappolo che rilasciano sotto-munizioni più piccole che possono rimanere inesplose e mettere in pericolo i civili anni dopo la fine di un conflitto. Paradossalmente proprio le tre principali parti in causa nel conflitto ucraino, ovvero la stessa Ucraina, la Russia e gli Stati Uniti principali alleati del governo di Volodymyr Zelensky, non fanno parte della convenzione.

Le cluster munitions fanno parte di un pacchetto di aiuti militari dal valore di circa 800 milioni di dollari. Di fronte alle polemiche innescate già nei giorni scorsi dalle anticipazione di stampa, un portavoce del Pentagono,  il generale Patrick Ryder, ha preannunciato che gli Stati Uniti “selezioneranno attentamente” le munizioni a grappolo per l’Ucraina in modo che abbiano un tasso di errore del 2,35% o inferiore, riferendosi alla percentuale di sotto-munizioni trasportate da ogni proiettile che rimarrebbero inesplose. La decisione presa da Joe Biden aggira infatti una legge statunitense che proibisce la produzione, l’uso o il trasferimento di munizioni a grappolo con un tasso di fallimento superiore all’1%

Una ‘precauzione’ che non basta alle associazioni umanitarie. Marta Hurtado, parlando a nome dell’Ufficio diritti umani dell’Onu, ha sottolineato  che “l’uso di questo tipo di munizioni dovrebbe essere fermato immediatamente” e ha chiesto a Russia e Ucraina di unirsi alla convenzione degli oltre 120 Paesi che ha messo al bando questi ordigni.

Il riferimento è alla convenzione di Oslo, l’accordo internazionale entrato in vigore nel 2010 che vieta l’uso delle bombe a grappolo.  Il testo vieta l’uso, la produzione, il trasferimento, nonché lo stoccaggio di queste armi “che causano danni inaccettabili ai civili“. Inoltre, le parti della convenzione sono invitate a non assistere, incoraggiare o incitare all’uso di submunizioni.

Un totale di 123 Paesi ha approvato la convenzione. Di questi, 108 Stati l’hanno firmata mentre 111 Stati l’hanno ratificata, e sono quindi legalmente obbligati a rispettarla. Ucraina, Russia e Stati Uniti non la hanno firmata. La maggior parte dei Paesi membri della Nato ha firmato e ratificato la convenzione, ad eccezione di Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Polonia, Romania e Turchia, oltre agli Stati Uniti. I maggiori detentori e produttori di munizioni a grappolo si rifiutano di aderire alla convenzione: questi includono India, Israele, Pakistan, Cina e Corea del Sud.

Fino a poche settimane fa erano gli stessi vertici militare e politici ucraini a protestare e denunciare l’uso di munizioni a grappolo da parte dell’esercito russo. Lo Stato Maggiore di Kiev, dopo una serie di attacchi russi su Mykolaiv, spiegò che questi erano stati sferrati “con le munizioni a grappolo vietate dalla convenzione di Oslo. La commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denysova aveva denunciato come il regime di Mosca “ha violato tutte le quattro convenzioni di Ginevra del 1949, in particolare quella sul genocidio. Le truppe russe hanno utilizzato armi non convenzionali come le munizioni termobariche, le bombe a grappolo, al fosforo, hanno disseminato mine nelle nostre città“. Ora, con l’ok americano, sono gli stessi ucraini a chiedere le armi responsabili del “genocidio”.

di: Redazione - 7 Luglio 2023

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