Il Pd si ricompatta
La riscossa di Elly Schlein: contro De Luca lancia la campagna contro le destre
Schlein riunisce la segreteria a Ventotene, culla dell’Ue, per sfidare l’internazionale sovranista in vista delle Europee. Alta tensione col governatore: la manifestazione anti-autonomia del 14 luglio è confermata
Politica - di David Romoli
Elly conferma: l’iniziativa contro l’autonomia differenziata organizzata dal responsabile del Sud, Marco Sarracino, si terrà il 14 e 15 luglio a Napoli. È un rischio. Dopo l’attacco anche personale a testa bassa del governatore De Luca, che l’ha definita “una cacicca ante litteram” il rischio di fallimento nel Pd è temuto davvero. Si sa che il governatore ha definito la manifestazione “una piccola mattinata propagandistica per dire ‘ci siamo’ che non serve a nulla”.
Sarebbe intenzionato a disertarla e forse anche a dimostrare nei fatti cosa intende quando dice: “Io i voti ce l’ho. A Roma non ha neanche il voto della madre”. Ma tornare indietro, spostare l’appuntamento in altra e più sicura Regione del sud non si poteva. Qualcuno lo ha proposto ma sarebbe stata una rovinosa resa in termini di immagine. La manifestazione è confermata e alla Schlein è arrivato un aiuto prezioso dai 4 membri della commissione per la definizione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, che si sono dimessi ieri. Sono nomi pesanti, Amato, Bassanini, Gallo e Pajno. Il loro passo indietro è un vero e proprio atto d’accusa contro l’autonomia differenziata di Calderoli e il Pd non perde l’occasione per martellare.
“Le dimissioni sono un colpo durissimo per l’autonomia. Il governo non ha nulla da dire?”, twitta velocissimo Misiani. La campagna contro la riforma che spaccherebbe il Paese in un nord di serie A e un sud di serie B per Schlein è fondamentale. Qui, ancor più che sul salario minimo, è possibile compattare quasi tutta l’opposizione in una campagna di gran presa su parte dell’elettorato. Ed è su questi pilastri che la segretaria mira a imbastire non solo la “mobilitazione estiva” ma una campagna di lungo periodo. Di qui alla data fatidica delle elezioni europee.
Il gusto di Elly Schlein e della sua squadra ristretta per la simbologia declinata in tutte le salse può essere discutibile, anche se si tratta senza dubbio di un elemento fortemente generazionale e pertanto di una rottura col passato meno superficiale e risibile di quanto possa apparire a prima vista. Comunque non bisogna fermarsi alle apparenze. La scelta di convocare la segreteria nell’isola di Ventotene, culla del sogno europeo, è anche un segnale preciso: campagna elettorale per le europee del 9 giugno è cominciata. “Investire con ancora più convinzione nel progetto federalista per dare risposta ai bisogni dei cittadini”, scrive dall’isola la capogruppo Chiara Braga, fedelissima della leader, dopo aver reso il doveroso omaggio ad Altiero Spinelli.
Sembra retorica e in buona parte naturalmente lo è. Però è anche la scelta di fare delle europee del 2024 la disfida tra due concezioni opposte dell’Unione europea: l’Europa federalista, che è ben lungi dall’essersi realizzata ma resta l’orizzonte ideale verso il quale muove l’Unione, oppure l’Europa delle nazioni verso la quale puntano movimenti sempre più forti nel continente e al governo in Paesi come l’Italia, la Polonia, l’Ungheria e la Finlandia. Per marcare la differenza, Elly vorrebbe che per le Europee ci fossero in testa alle liste solo donne, inclusi nomi esterni come Cecilia Strada e Laura Boldrini. Farla digerire ai maschi democratici non sarà facile.
Uno scontro in campo aperto tra due concezioni antitetiche, lanciato con tanto anticipo rispetto alla data delle elezioni, significa anche imporre una tregua nel partito. Le critiche ci sono e rimangono. I dubbi sulla linea imboccata dalla segretaria saranno pure inconfessati, o confessati solo in modo piuttosto ellittico e a bassa voce, ma ci sono tutti. Di qui alle europee resteranno però in sordina, ancor più di quanto non sia stato fatto sinora. Bonaccini sembra aver rinunciato al suo “correntone”. Le accuse di trasformare il Pd da forza di governo a partito di protesta vengono espressi solo in separata sede senza megafono.
Nelle europee la segretaria si gioca tutto ma la posta è quasi altrettanto alta per il partito intero, minoranza inclusa. Dunque, di qui al prossimo giugno e salvo possibili incidenti di percorso imprevisti, Elly avrà modo di dispiegare la sua linea senza troppi intralci. I conti, casomai, si faranno a urne chiuse. Negli equilibri interni la proposta di salario minimo ha funzionato meglio che all’esterno. I sondaggi non registrano impennate da quando la prima proposta comune di tutta l’opposizione, Renzi escluso, è in campo. Al contrario il responso unanime parla di flessione, contenuta secondo Swg, secondo cui il partito di Elly sarebbe comunque ancora sopra il 20% sia pure di un solo decimale, più marcata secondo Ipsos, che vede il Pd sotto il 20%.
All’interno però è stato il segnale che la segretaria intende davvero provare a lanciare un’offensiva a tutto campo e le correnti non possono non rispondere all’appello. Con i “cacicchi”, in particolare col potente De Luca, le cose stanno diversamente. La minaccia è proprio quella di far mancare i fondamentali voti della Campania nel giugno prossimo. Se De Luca voglia e possa portare la sfida sino a questo punto lo si capirà il 14 luglio a Napoli.