Scende in politica?
Dinasty Berlusconi, la tentazione politica di Pier Silvio: da Mediaset all’eredità del padre da non disperdere
Politica - di Carmine Di Niro
Voglia di dinasty, e non parliamo della serie tv che Canale 5 mandava in onda negli anni ’80 tenendo incollati davanti agli schermi milioni di italiani.
La famiglia però resta quella: i Berlusconi. Pier Silvio, secondogenito del Cavaliere Silvio, il padre-padrone di Forza Italia scomparso lo scorso 12 giugno all’età di 86 anni, potrebbe infatti decidere di scendere in politica sulle orme del padre.
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Una tentazione che emergerebbe in maniera piuttosto decisa, almeno secondo un ricco retroscena firmato da Francesco Verderami sul Corriere della Sera. Pier Silvio, attualmente numero uno di Mediaset, avrebbe già sondato il terreno nei giorni scorsi.
“Mi piacerebbe, bisognerà pensarci”, avrebbe detto ad alcuni “navigati pescatori di Palazzo”. “Ci vediamo? Te ne voglio parlare”, è il ritornello del secondogenito di Silvio. Che in una lettera ‘anomala’ inviata nei giorni scorsi a Repubblica, quotidiano che di certo non è stato tenero col padre, aveva voluto sottolineare di essere “il figlio di mio padre”.
Parole che potrebbe essere interpreta come un richiamo al “debito” nei confronti del genitore. Verderami ricorda infatti come nel 2014 Pier Silvio disse ‘no’ alla richiesta-offerta del padre, costretto a stare fuori dai giochi per effetto della sentenza Mediaset e della legge Severino, di scendere in campo personalmente per le elezioni europee poi “cannibalizzate” dal Pd di Matteo Renzi col suo 40% che pescò anche tra gli elettori forzisti.
La scelta di Pier Silvio arrivò anche grazie ai soliti sondaggi, ossessione berlusconiana: l’ex premier fece testare i figli ed emerse come ‘favorito’ Pier Silvio, con un un indice di fiducia personale che oscillava tra il 25 e il 30% e una capacità di far incrementare i (pochi) voti azzurri del 3%.
All’epoca Pier Silvio rifiutò però l’offerta, mentre oggi lo scenario appare decisamente cambiato. Anche perché in gioco c’è l’esistenza stessa di Forza Italia, al cui interno non si vedono eredi politici del capofamiglia.
C’è, ovviamente, tanto su cui ragionare. Pier Silvio dovrebbe rinunciare ai suoi incarichi in Mediaset, dove da anni sta lavorando per una “internazionalizzazione” del Biscione, sempre nel mirino di gruppi esteri, in particolare di Vivendi del finanziare bretone Vincent Bolloré.
Non solo: il secondogenito del Cavaliere dovrebbe organizzare una nuova vita, dotarsi di collaboratori, frequentare nuovi ambienti in cui sarebbe un “novellino”. In caso di “discesa in campo” ci sarebbe poi una seconda questione chiave da capire: che ruolo politico per Pier Silvio? Il “nuovo” presidente di Forza Italia dovrebbe capire se correre per la leadership del centrodestra, e dunque entrare in rotta di collisione con Giorgia Meloni, o accettare il ruolo di “tessera numero uno” di Forza Italia e raccogliere l’eredità politica del padre restando però un passo indietro rispetto alla ribalta politica dei ‘big’.