L'ennesima strage di migranti

Ostacolare i soccorsi in mare è disumano

Ma davvero non possiamo fare niente o va bene quel poco o tanto che facciamo per queste povere vittime di un sogno?

Editoriali - di Renata Polverini

16 Giugno 2023 alle 17:00

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Ostacolare i soccorsi in mare è disumano

Occorre risalire al 19 aprile del 2015, alla strage del Canale di Sicilia dove trovarono la morte oltre 800 naufraghi, per trovare una dimensione così drammatica come quella che si annuncia per le vittime dell’ennesima tragedia del mare avvenuta, ieri l’altro, difronte alle coste della Grecia. Escludo che il premier Mitsotakis senta il bisogno di dare una degna sepoltura alle vittime come fece, all’epoca, Renzi, e che ingaggi una lotta contro il mare per recuperare le salme ed il relitto dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano, nascosti nella stiva, tra gli altri, oltre cento bambini.

La “Fossa ellenica”, il tratto di mare che ha inghiottito la nave, infatti, è profondo non meno di quattro chilometri; un abisso insondabile come le anime di chi prova, anche questa volta, ad attribuire la responsabilità di quanto accaduto all’incoscienza di chi si era messo in viaggio sfidando il proprio destino. Un destino che si vorrebbe già scritto ma che madri e padri vorrebbero diverso per se è per i propri figli destinati a morte certa per le persecuzioni o semplicemente per le insopportabili condizioni di povertà cui sono costretti in patria.

Il Mare Nostrum è ormai il più grande cimitero del mondo ma la notizia di questa ennesima tragedia, a scorrere le pagine online dei principali quotidiani italiani, sembra scuotere esclusivamente le coscienze del Santo Padre, di questo quotidiano e poco più. “Non c’è posto per tutti”, dicono con cinico realismo quanti lavano la propria coscienza con l’acqua salata del Mediterraneo che tutto inghiotte e nasconde ai nostri occhi.

Ma davvero non possiamo fare niente o va bene quel poco o tanto che facciamo per queste povere vittime di un sogno? Dopo Cutro il Governo italiano, fatta la tara sui primi inciampi, ha un po’ cambiato “spartito” con Giorgia Meloni che ha provato a mettere in campo il cosiddetto “piano Mattei” al quale, con alti e bassi, sta provando a dare una qualche consistenza pur dovendosi confrontare con governi che non sono tali, vedi la Libia, o che sono rappresentati da aspiranti dittatori alla caccia di risorse economiche per sostenersi, vedi la Tunisia.

Ma la strategia non può limitarsi ad una improbabile gestione delle “frontiere”, di mare o di terra che siano, perché il problema è più vasto e profondo e va affrontato da noi – che siamo gli eredi di una tradizione millenaria di inclusione – come dall’Europa che rappresenta il vero punto di approdo di chi la vede come un luogo di libertà e benessere. In tutti gli “accordi” che si concludono a Bruxelles su questo argomento, anche i più recenti, si guarda solo agli “effetti” dell’emigrazione e mai alle “cause”.

Ma se non interveniamo su queste ultime, qualsiasi ne sia l’origine, non ci saranno “muri” o morti a fermare l’insopprimibile necessità del genere umano di vivere la propria vita in modo dignitoso e libero; se una madre è disposta a mettere a rischio la vita dei propri figli vuol dire che le altre opzioni sono tutte esaurite. Certamente il lavoro da fare è ancora lungo e contempla scelte difficili anche per il nostro stile di vita.

Nel frattempo, però, non dobbiamo girare lo sguardo da un’altra parte o, peggio, molto peggio, giocare d’astuzia con chi almeno salva i naufraghi – come ci ha ricordato appena ieri la Commissaria europea agli affari sociali, Johansson – costringendo le navi delle ONG ad approdi sempre più lontani dai luoghi di soccorso; perché farlo é come sparare sulla Croce Rossa, una cosa proverbialmente riprovevole e disumana che non vorremmo far leggere sui libri di storia dei nostri nipoti.

*Già deputata di Forza Italia

16 Giugno 2023

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