La tragedia dell'indifferenza

La tragedia del Mediterraneo è un altro crimine contro l’umanità

Ecco cosa intendono davvero quando dicono che vogliono “difendere i confini”: sono pronti a fermare le partenze a tutti i costi in nome del consenso

Cronaca - di Aboubakar Soumahoro

16 Giugno 2023 alle 14:30 - Ultimo agg. 16 Giugno 2023 alle 14:33

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La tragedia del Mediterraneo è un altro crimine contro l’umanità

“Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi”, diceva Antonio Gramsci. Oggi, “quella massa” di esseri umani ha lasciato che i cosiddetti difensori dell’inesistente “razza pura”, intercettando la legittima paura della povertà materiale delle popolazioni, si erigessero a sentinelle delle frontiere, ovvero delle linee geografiche arbitrariamente e virtualmente disegnate dall’uomo. Purtroppo, in questo paradigma, la difesa delle frontiere ha la supremazia sul salvataggio delle vite umane.

Il drammatico naufragio al largo di Pylos, a 45 km dalle coste della Grecia, è l’emblema di questo paradigma disumano. Il peschereccio che trasportava circa 750 tra bambini, donne e uomini si è rovesciato nel Peloponneso sotto gli occhi di Frontex e in assenza totale di soccorsi. Questo è un crimine contro l’umanità. La Storia annoterà nei suoi annali che si è deliberatamente scelto di difendere le frontiere della “Fortezza Europa” invece di salvare la vita dei bambini, delle donne e degli uomini naufraghi che scappano dalla propria terra in cerca di una speranza e di una vita migliore.

Il disumano paradigma securitario, che esalta la difesa delle frontiere sulla vita umana, ha generato campagne infuocate e feroci di propaganda ideologica mirate a criminalizzare chi scappa e a fermare i processi migratori, a tutti i costi. Questo paradigma – che si limita ad amministrare illusoriamente e in modo emergenziale i complessi processi migratori invece di ambire a governarli in modo strutturale e con lungimiranza – ha contribuito ad assuefare e a normalizzare per la coscienza collettiva le morti in mare. Come del resto il linguaggio da piromani di certa classe politica ha sdoganato i peggiori istinti verso il “diverso”. Vale a dire il viandante che scappa da fame, guerre, crisi climatica, ecc…

Purtroppo, questo paradigma securitario si è pericolosamente sovrapposto alla crescente dipendenza dal consenso, che ha irrimediabilmente permeato l’umanità della nostra comunità. Quest’ultima dipendenza costringe gli esseri umani a piegare i propri valori all’approvazione degli altri. Questa tendenza spinge ad abdicare al dovere di Resistenza per timore della disapprovazione sociale. La nostra statura morale si deve misurare sulla capacità di sfidare il giudizio per il bene supremo che è quello della tutela e della salvaguardia della vita umana.

È partendo da questa convinzione e consapevolezza che ho depositato in Parlamento la mia proposta di legge in materia di governo dei processi migratori. Una proposta che nasce dal confronto e dall’ascolto dei protagonisti dei processi migratori. Cioè di chi scappa e di chi dimostra che un paradigma alternativo è possibile. Perciò, riusciremo ad impattare sul mondo e a stare dalla parte giusta della Storia se saremo in grado, anche per quanto attiene i processi migratori, di non “lasciare fare, lasciare aggruppare i nodi”, come disse Antonio Gramsci.

*Deputato, scrittore e attivista per i diritti socio lavorativi

16 Giugno 2023

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