Il rapporto Oxfam

Sfamare i gattini ci costa più degli aiuti all’Africa…

Gli aiuti ai paesi poveri per riparare i danni ambientali provocati dai cambiamenti climatici sono pochi spiccioli, e perdi più vengono concessi in prestito.

Editoriali - di Umberto De Giovannangeli

6 Giugno 2023 alle 12:30 - Ultimo agg. 6 Giugno 2023 alle 17:55

Condividi l'articolo

Sfamare i gattini ci costa più degli aiuti all’Africa…

E poi parlano di “nuovo Piano Marshall” o, nell’italica declinazione, tanto cara alla presidente Meloni, di “Piano Mattei per l’Africa”. Intanto impestano il mondo. Affamano l’Africa. Riarmano i peggiori regimi del pianeta. Evadono gli impegni che si erano assunti. E, come se non bastasse in negativo, la metà dei finanziamenti ai Paesi più poveri, quelli che subiscono le più apocalittiche conseguenze dei cambiamenti climatici, viene erogata sotto forma di prestiti. Non vi basta? Non se ne vogliano gli animalisti. Ma fa pensare che per sfamare cani e gatti negli Stati Uniti si spende quattro volte più di quanto stanziato per l’adattamento dei Paesi poveri alla crisi climatica.

Mentre le emissioni globali di gas serra continuano ad aumentare, i Paesi più ricchi e inquinanti sono indietro di tre anni nel rispetto dell’impegno di stanziare 100 miliardi all’anno in aiuti ai Paesi a basso e medio reddito che sono gli ultimi responsabili e le prime vittime del caos climatico in atto. Le cifre annunciate sugli aiuti erogati sono inoltre di gran lunga superiori rispetto a quelle reali. A denunciarlo è il nuovo rapporto, lanciato ieri da Oxfam, in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente e del vertice sul clima dell’Unfccc, in programma a Bonn fino al 15 giugno.

Il dossier offre dati e cifre che lasciano esterrefatti: nonostante i Paesi donatori affermino di aver stanziato 83,3 miliardi di dollari in aiuti nel 2020, di fatto ne hanno stanziati soltanto tra i 21 e i 24,5. Ciò perché in molti dei progetti finanziati è stato sopravvalutata l’effettiva portata nel contrastare la crisi climatica o perché sono stati erogati sotto forma di prestiti al loro valore nominale, aggravando il peso del debito estero di economie già fragilissime e fortemente indebitate, ancor di più in un periodo in cui i tassi di interesse stanno schizzando alle stelle.

Più della metà di tutti i finanziamenti per l’adattamento ai cambiamenti climatici ai Paesi più poveri viene attualmente erogata sotto forma di prestiti: la Francia eroga ben il 92% degli aiuti bilaterali sul clima in questa forma, l’Austria i 72%, il Giappone 90%, la Spagna l’89%. Nel 2019-20, il 90% di tutti i finanziamenti per il clima forniti dalle banche multilaterali di sviluppo, come la Banca Mondiale, è stato erogato secondo queste modalità. “Tutto questo è profondamente ingiusto – rimarca Nafkote Dabi, policy advisor di Oxfam sulla crisi climatica – I Paesi ricchi trattano con disprezzo i Paesi più poveri e rendono inefficaci i negoziati sul clima, facendo un gioco pericoloso in cui saremo tutti perdenti”.

Oxfam stima inoltre che nel 2020 solo tra i 9,5 e gli 11,5 miliardi di dollari siano stati destinati a sostenere la capacità di adattamento dei Paesi a basso e medio reddito. Basti pensare che negli ultimi tre anni in India, Pakistan e America centro-meridionale si sono verificate ondate di calore record, seguite da inondazioni che solo in Pakistan hanno colpito oltre 33 milioni di persone, e i paesi dell’Africa orientale stanno affrontando la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, che rischia di uccidere per fame in media 1 persona ogni 28 secondi nei prossimi mesi.

“11,5 miliardi all’anno sono del tutto insufficienti in Paesi a basso e medio reddito dove si devono affrontare inondazioni, uragani, incendi, siccità – continua Dabi – Basti pensare che negli Stati Uniti si spende quattro volte di più, ogni anno, per nutrire gli animali domestici. Nel frattempo, nonostante la loro estrema vulnerabilità, i Paesi più poveri del mondo sono spinti paradossalmente verso un livello di indebitamento insostenibile”. D’altro canto nemmeno si è avverata la possibilità per i Paesi a basso e medio reddito di attrarre investimenti dal settore privato, raccogliendo solo 14 miliardi di dollari all’anno, principalmente per la mitigazione.

Secondo gli analisti di Oxfam è poi quasi impossibile rintracciare dettagli su come venga utilizzato questo tipo di finanziamento privato o su chi effettivamente ne benefici. Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), i finanziamenti privati per l’adattamento sono aumentati notevolmente da 1,9 miliardi di dollari nel 2018 a 4,4 miliardi di dollari nel 2020, principalmente per via di un mega progetto di energia a gas naturale in Mozambico che non prevede però eventuali attività di adattamento.

Altra fonte di preoccupazione è che i finanziamenti per “le perdite e i danni” (impatti climatici irreversibili su cui non possono più valere interventi di mitigazione o adattamento) non abbiano ancora una collocazione certa nell’architettura internazionale della finanza climatica. Le esigenze finanziarie per perdite e danni sono urgenti e le stime indicano che i Paesi a basso e medio reddito potrebbero dover sostenere costi fino a 580 miliardi di dollari all’anno entro il 2030.

È fuor di dubbio che le deliberazioni in corso a Bonn, nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) per stabilire un nuovo obiettivo globale sulla mobilitazione dei finanziamenti per il clima dal 2025 in poi, rappresentino un’opportunità per ricostruire la fiducia tra i paesi ricchi e quelli a basso e medio reddito. Ma se gli errori del passato non verranno risolti, questa iniziativa fallirà prima di iniziare. Da qui l’appello urgente di Oxfam per un aumento effettivo e consistente degli aiuti essenziali ad aiutare i Paesi più poveri a mitigare gli effetti della crisi climatica. Stanziandoli sotto forma di sovvenzioni e non come prestiti. La presidente Meloni che ne pensa?

6 Giugno 2023

Condividi l'articolo