La recensione

“Vite di traverso” di Gianluca Liguori: sogni, amori e morti tra le vie di San Lorenzo

Il libro di Gianluca Liguori racconta con una partecipazione attiva e calda, divertita, ironica, la fucina creativa dei primi anni duemila

Cultura - di Ilaria Gaspari

3 Giugno 2023 alle 15:52 - Ultimo agg. 4 Giugno 2023 alle 09:53

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“Vite di traverso” di Gianluca Liguori: sogni, amori e morti tra le vie di San Lorenzo

Vite di traverso comincia con un manoscritto ritrovato – non è proprio un manoscritto, però: è una copia, in verità piuttosto logora, di Palle scassate, romanzo di culto (ma solo per pochi sparuti estimatori) di S. T., che di Vite di traverso è il protagonista.

Il libro, scovato da un critico che di cognome fa Pulcino in mezzo a una pila di classici abbandonati accanto a un bidone della carta, a p. 3 reca una dedica, di pugno dell’autore, a una certa Silvia: vive la merde! Ma il dettaglio più inquietante è che, ripiegato fra le pagine, Pulcino trova un articolo del Messaggero che riferisce la morte di un ventisettenne siciliano che è proprio lo stesso S. T. autore del volume e della dedica: si è lanciato dalla finestra della sua stanza in affitto al Prenestino. «Totalmente ignudo, sulla pancia aveva una scritta a pennarello rosso: “Spettegolate come vi pare, ‘sticazzi. E ricordate: il nemico è invisibile, è invincibile”.»

Vite di traverso inizia così, con una morte misteriosa che parte del suo mistero lo manterrà fino alla fine; perché non è un giallo, ma il ritratto in contumacia di un ragazzo che sappiamo fin dall’inizio destinato a morire giovane, non certo perché caro agli dèi. La vita di S. T. è una vita tardo-studentesca, da fuorisede fuoricorso nel livido, spassoso, turbolento quartiere di San Lorenzo, quasi una città autonoma dentro l’enorme ragnatela di Roma, raccontata con un realismo stupefacente, capace di cogliere il fermento creativo e confusionario degli anni in cui sembrava che stesse per succedere qualcosa che poi non è successo, o forse sì; e, insieme, la staticità di palude che si intuisce al di sotto del fermento.

È una vita di aspirante scrittore, che si muove fra blog e film di Godard e un grande amore che non sa tenersi, kebab e droga, nottate alcoliche, solitudine, sporcizia e aneliti di sublimazione, e una stordita tenerezza che accelera verso la fine forse tragica, forse semplicemente inevitabile.

La storia d’amore con Silvia, al centro della cesura della vita di S. T. che scollina verso la muta disgrazia di quella copia di Palle scassate con dentro dedica e necrologio, di questa tenerezza un po’ goffa è la concrezione più indimenticabile e più struggente. Liguori racconta benissimo, con gli occhi di chi l’ha esplorata dall’interno, e con una partecipazione attiva e calda, divertita, ironica, la fucina creativa dei primi anni duemila, che oggi ci appare lontanissima, e in qualche strano modo così innocente, anche se un po’ sperduta.

3 Giugno 2023

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