Polemica sulla cantante
Arisa rinuncia al Gay Pride, “solo insulti” dalla comunità LGBTQ+ dopo i complimenti a Meloni
La cantante è stata anche madrina. Gli insulti dopo le dichiarazioni a favore della premier. Una "mamma molto severa e spaventata" l'aveva descritta a proposito delle sue posizioni. Non l'hanno presa benissimo
News - di Antonio Lamorte
A Arisa hanno consigliato di non partecipare ai prossimi Gay Pride. Oggi il suo manager, ma nei giorni scorsi erano già stati in tantissimi, sui social. Non sempre in termini civili. Cosa si aspettasse la cantante, in questi tempi tesi e sempre sull’orlo di una crisi di nervi o di un trauma, alle sue dichiarazioni di apprezzamento alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni non è proprio chiarissimo, anzi non lo è per niente. Sincerità aveva scelto l’artista. E libertà: quella libertà che ha avuto, che nessuno le ha negato e che nessuno le negherà ora. Nessuna indulgenza per chi le ha rivolto insulti come per chi non ha permesso alla ministra Roccella di presentare il suo libro al SalTo 2023. Se però si definisce “una mamma molto severa e spaventata” la politica che secondo una comunità che hai rappresentato da madrina al Pride, una minoranza con le sue battaglie, nega e calpesta proprio quei diritti civili e sociali per i quali è scesa in piazza: ecco, qualcosa in questo ragionamento – in tutta sincerità – non torna.
Ebbene Arisa la sua decisione l’ha comunicata con un post su Instagram, realizzando che al momento qualsiasi dialogo è impossibile. “Per adesso sono solo insulti pesantissimi da parte di alcuni di voi che non so come decifrare”. Ecco, l’ha ammesso pure lei che tutto questo non le è così chiaro, non ha capito. Piccolo recap: ospite alla trasmissione tv La Confessione la cantante ha elogiato la “cazzimma” della prima premier della Repubblica Italiana e rivelato come gli amici suoi le avessero sconsigliato di dire la sua su Meloni. Chi te lo fa fare, ti massacreranno, ti daranno della fascista. E fino a qui poco male, anzi pure giusto. La parte delicata era un’altra, quella proprio a proposito della comunità LGBTQUIA+.
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“Le sue non sono posizioni aperte, però secondo me lei si comporta come una mamma molto severa e spaventata. Una madre che non è solo madre di un figlio, ma ne ha quattro e allora sembra che lei faccia cose che vadano bene per tutti e quattro i figli, magari penalizzandone uno. Secondo me ci vuole tempo e da parte nostra un cambio di atteggiamento, non sempre in lotta ma in dialogo”. Come dire a chi protesta, a chi reclama diritti, a chi vorrebbe adottare un bambino o riconoscere quello che sta crescendo, a chi è spaventato per come questo governo sta rimettendo in discussione il diritto all’aborto: Raga un momento, capitela, quella mamma già è severa, ora è pure spaventata. Portate pazienza. Grottesco il passaggio su uno dei quattro figli “penalizzato”: ma in che senso, per non urtare la sensibilità di altri e tenerli buoni, anche se per loro non cambierebbe nulla, sacrifichiamo la serenità di uno?
Da quell’intervista è stata polemica e anche insulti gratuiti e vergognosi contro l’artista. Al manager hanno consigliato di non far presentare Arisa al Pride di Milano “a causa dell’ipotesi che alcuni membri della comunità possano in qualche modo mettermi in imbarazzo”. E allora lei ha messo in discussione la sua partecipazione anche a quello di Roma. Ha salutato con affetto, auguri e aperture al dialogo, non prima però di un’ultima cosa: “La diversità è fatta di opinioni, di esperienze e di modi di vedere la vita. La diversità è ricchezza. Me l’avevate insegnato voi. Non condannate la gente perché non la pensa esattamente come voi, magari quella gente lì vi ama lo stesso, ma voi pensate di no. I tempi cambiano, le mamme imbiancano, i fiori sbocciano e poi appassiscono, e poi rinascono. Bisogna lavorarci e crederci sempre. Se vi giocherete la carta dell’amore vincerete sempre”.
LOVE LOVE LOVE insomma come diceva Ruggero in Un Sacco Bello mentre il padre Mario Brega non lo riconosceva più e imprecava. Non si capisce da questo passaggio se ad amare pur non pensandola uguale sia la mamma “severa e spaventata” o la stessa cantante. Anche questo è da decifrare. Alcuni hanno rinfacciato ad Arisa di parlare dal punto di vista della privilegiata, di chi quelle lotte non le vive sulla propria vita. Non è detto però che le daranno della fascista, sicuro la arruoleranno come nuova vittima e icona della lotta per la libertà di espressione assaltata dai sinistri e dalle zecche comuniste.
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