L'analisi della segretaria Dem
Schlein guarda ai ballottaggi e agli elettori di Terzo polo e 5 Stelle: appello agli elettori più che agli alleati
Politica - di Giulio Seminara
Avremo finalmente la prima vera sfida fra governo e opposizione. Si battaglierà a Vicenza, Ancona, Siena, Pisa, Massa, Brindisi, e in tante altre città chiamate al voto in occasione dei ballottaggi del 28 e 29 maggio. Sarà il primo duello politico italiano tra due donne: la presidente del consiglio e la segretaria, Giorgia Meloni ed Elly Schlein. La premier ha forse frettolosamente salutato l’esito del primo turno come un chiaro successo della coalizione di centrodestra e un passe-partout concesso al governo per proseguire la sua agenda e “fare le riforme istituzionali”, sebbene non si sia capito ancora bene quali. Ma la leader del Pd non ci sta al racconto molto diffuso di un centrodestra padrone indisturbato del consenso: “Siamo molto soddisfatti dell’esito di questo primo turno, quella di Brescia ad esempio è una vittoria importantissima. Il Pd è stato il partito più votato in quasi tutti i comuni”.
E nella sua conferenza stampa di ieri al Nazareno Schlein ha rovesciato il paradigma della solita “analisi del voto” di sinistra un po’ cupa dove l’automortificazione si alternava alle coltellate interne, e ha mandato in scena l’orgoglio di un partito più unito di come dicono e decisamente combattivo. Soprattutto la segretaria ha lanciato il guanto di sfida alla premier, ingaggiando un corpo a corpo politico-elettorale che tramite il ballottaggio di fine mese intende dare un’autentica spallata all’esecutivo. Sarebbe la prima da inizio legislatura. Schlein non ci gira intorno e trasforma di fatto il voto nei capoluoghi in una sorta di piccolo referendum sul governo, un’assunzione di responsabilità e chiarezza politica rispetto all’ipocrisia di chi derubrica le elezioni locali come dinamiche piccole e totalmente sconnesse dall’operato del governo e dell’opposizione. La segretaria usa parole nette: “L’Italia è in una situazione difficile anche a causa delle scelte sbagliate di questo governo e noi ci rivolgiamo a tutte le persone che non le condividono”.
Schlein nutre “speranza” per il ballottaggio, dice che il “Pd può vincere e convincere”, nell’affermazione di battaglie politiche ben definite come quella per “la scuola e la sanità pubblica”, “il clima”, “l’energia”, “la casa” e “il Pnrr su cui il governo sta avendo difficoltà.” Sono le parole chiave di un’agenda politica nazionale e di un’opposizione all’attacco, altro che sfide locali. L’ampio spazio concesso in conferenza stampa al responsabile enti locali Davide Baruffi, storico braccio destro del presidente dell’Emilia Romagna e del Pd Stefano Bonaccini, suggerisce l’idea di un partito compatto in questa sfida, nonostante il quotidiano leggere del disagio esistenziale di cattolici politicamente turbati e qualche addio recente a nuova segreteria ancora calda.
La sfida nella sfida è l’organizzazione di una coalizione ampia e alternativa al governo. Schlein lo sa e preferisce glissare sulla riluttanza di Giuseppe Conte e Carlo Calenda a sedersi allo stesso tavolo, rivendicando invece il buon esito di “due coalizioni diverse che hanno vinto parlando la stessa lingua”, cioè la vittoria di Laura Castelletti a Brescia, sostenuta dal fu Terzo Polo, e quella di Gianguido D’Alberto a Teramo, con l’apporto del Movimento. Sia il modello Brescia sia il modello Teramo in prospettiva da soli non bastano a battere il centrodestra ma sono due tracce che la segretaria fino all’ultimo proverà a incrociare, sulla base di un programma comune sulle “cose da fare”, sui “temi”, nel tentativo necessario in ottica Pd “di un’alternativa a questo governo”.
Intanto, la segretaria ha chiesto il voto al ballottaggio per i suoi candidati sindaci agli elettori moderati e del Movimento 5 stelle, anche sei i grillini hanno toccato il minimo storico. Al Nazareno intendono il secondo round di queste amministrative come il primo lasciapassare incerto per questo governo dopo la vittoria alle regionali in Lazio e Lombardia e quindi servono i voti di chi al primo turno ha votato per i candidati di Giuseppe Conte o di Carlo Calenda, anche senza il “permesso” dei leader di riferimento. I quali nella conferenza stampa non sono stati citati, anche perché Schlein si rivolge direttamente alle “persone”, “ai loro bisogni”, insistendo sulle parole chiave della sua agenda. L’appello è fatto agli elettori più che agli alleati. Anche questo un elemento di novità rispetto alla storica seduta in politichese da “analisi della sconfitta”.
Ieri al Nazareno al contrario c’era l’entusiasmo quasi arrogante di chi sfida l’avversario puntando alla vittoria. Il pensiero è a Vicenza, roccaforte del centrodestra adesso alla portata del giovane candidato democratico Giacomo Possamai che sogna di emulare Damiano Tommasi a Verona, ma anche a Brindisi, Ancona, Pisa, Siena e Massa. In particolare riconquistare i capoluoghi storicamente rossi della Toscana per il Pd equivarrebbe a una piccola pacificazione con la propria storia e a un grande ribaltone elettorale da proporre come spallata al governo. Giorgia Meloni è avvisata, c’è ufficialmente in giro una leader che vuole davvero rovinarle la luna di miele.