Scontro tra Nabu e sicurezza
Ucraina, altro scandalo corruzione scuote il Parlamento: deputati incriminati per aver venduto i voti
Una nuova indagine sulla corruzione che va a colpire il cuore del potere politico ucraino, il Parlamento e alcuni suoi deputati. Dopo Midas, l’inchiesta sul giro milionario di tangenti nel settore energetico ucraino, coinvolgendo in particolare il principale fornitore di energia nucleare del Paese, Energoatom, e che ha portato nelle scorse settimane alle dimissioni dei ministri della Giustizia Herman Halushchenko e dell’Energia Svitlana Hrynchuk, oltre al capo dell’Ufficio presidenziale Andriy Yermak, sono questa volta i deputati della Verchovna Rada, il Parlamento di Kiev, nel mirino.
A “puntarli” è ancora una volta la Nabu, l’Ufficio nazionale anticorruzione ucraino: l’agenzia ha incriminato diversi deputati di aver venduto i loro voti alla Verkhovna Rada, disponendo per questo perquisizioni di uffici dei gruppi parlamentari che sono state in un primo momento bloccate dalle forze di sicurezza dello Stato.
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Secondo l’accusa la nuova indagine ha portato alla luce “un gruppo della criminalità organizzata di cui fanno parte anche alcuni deputati” che “hanno sistematicamente ricevuto vantaggi illeciti per votare alla Rada”.
La Nabu non ha rivelato l’identità dei parlamentari sotto inchiesta: questi avrebbero ricevuto pagamenti illeciti in cambio di voti a favore di determinate decisioni parlamentari.
Indagini sulla corruzione che arrivano a pochi mesi dal clamoroso scontro istituzionale tra il presidente Volodymyr Zelensky e la stessa Nabu e Sapo, l’Ufficio del procuratore speciale anti-corruzione, che il leader ucraino voleva porre sotto il diretto controllo della presidenza della Repubblica (tramite il procuratore generale, nominato da Zelensky) limitando così la sua indipendenza. Un progetto che, dopo clamorose proteste di piazza e le pressioni internazionali dei partner di Kiev, a partire dall’Unione Europea in cui il Paese auspica l’ingresso nel futuro prossimo, è saltato con la firma di un decreto lo scorso agosto da parte di Zelensky che annullava le precedenti disposizioni.