Il voto
José Kast presidente, estrema destra al potere anche in Cile: eletto il nostalgico del regime di Pinochet
Scenario inedito per Santiago, Kast ha sempre sostenuto la dittatura militare anche dopo il ritorno alla democrazia nel 1990. È stata la prima elezione con il voto obbligatorio
Esteri - di Redazione Web
Come annunciato dai risultati del primo turno di presidenziali, sarà José Antonio Kast il Presidente del Cile. Nel continente di Javier Milei in Argentina, del Brasile che era stato di Jair Bolsonaro, del centrista Rodrigo Paz appena eletto in Bolivia, un altro presidente di estrema destra al potere, questa volta nel Cile che era stato per decenni sotto la dittatura di Augusto Pinochet dopo il golpe ai danni di Salvador Allende. Nessun intoppo nei flussi di voti tra destra e centro che si sono sommati contro la comunista Jeannette Jara.
Kast ha ottenuto circa il 58% delle preferenze contro il 42% di Jara. È stata la prima elezione con il voto obbligatorio. Il Presidente si insedierà il prossimo 11 marzo. È uno scenario inedito per Santiago, che nel 1990 era tornato alla democrazia dopo anni di regime: Kast è un convinto sostenitore della dittatura militare di Pinochet, il primo presidente dal ritorno della democrazia ad aver votato a favore di Pinochet nello storico plebiscito nel 1988, che impedì al dittatore cileno di perpetuarsi al potere.
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Quello di Jara è il peggior risultato del movimento progressista dal ritorno della democrazia. “La democrazia ha parlato forte e chiaro. Ho appena contattato il presidente eletto José Antonio Kast per augurargli successo per il bene del Cile”, ha scritto Jara su X. “A coloro che ci hanno sostenuto e hanno aderito alla nostra candidatura, sia chiaro che continueremo a lavorare per migliorare la vita nel nostro Paese. Insieme e a testa alta, come abbiamo sempre fatto”.
Kast ha 59 anni, avvocato, del Partito Repubblicano, era al suo terzo tentativo di diventare presidente. Aveva improntato la sua campagna elettorale sui temi della sicurezza e dell’immigrazione: nell’ultimo dibattito televisivo aveva promesso la chiusura delle frontiere e aveva concesso 92 giorni di tempo ai residenti illegali per lasciare il Paese. Centinaia di migranti, dopo le sue dichiarazioni, si erano riversati al confine settentrionale con il Perù. Aveva promesso tagli alla spesa pubblica di 6,5 miliardi di dollari. Contrario all’aborto, al ministero delle donne, al matrimonio tra omosessuali, molto vicino al presidente di El Salvador Nayib Bukele. È un dichiarato sostenitore delle politiche di Donald Trump e di Viktor Orban.
Kast non ha comunque ottenuto la maggioranza al Congresso, per il quale si era votato al primo turno di domenica 16 novembre. Jara, in un ultimo e disperato tentativo di recuperare terreno, aveva preso le distanze dal presidente uscente di sinistra Gabriel Boric, proiettato alla presidenza dalle enormi proteste che avevano riempito le piazze nel 2019. “Posso rispondere solo per il mio operato come ministra del Lavoro, posso parlare della riforma della previdenza sociale, della riduzione della giornata lavorativa a 40 ore settimanali, della ripresa dell’occupazione con 580.000 posti di lavoro e dell’aumento del salario minimo”.