La telefonata tra il negoziatore Usa e il Cremlino
Quello che non va nel piano per l’Ucraina, il negoziatore di Trump divide gli USA: “Witkoff deve lasciare”
Consigli allo zar su come compiacere Trump e naturalmente business as usual: l’immobiliarista prestato alla politica nel mirino dei repubblicani
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Se deve essere la “pace degli affari”, allora non c’è di meglio che affidare la trattativa ad uno che di affari se ne intende: il fido amico miliardario immobiliarista, al secolo Steve Witkoff. «Deve vendere il piano all’Ucraina, deve venderlo alla Russia. È quello che fa un dealmaker». Così Donald Trump difende l’arte di fare gli affari, e gli accordi, di Steve Witkoff, liquidando come «negoziati standard» le rivelazioni sui consigli che il suo amico e inviato speciale ha dato al Cremlino per corteggiare la Casa Bianca, e in particolare il presidente.
Le dichiarazioni di Trump ai giornalisti a bordo di Air Force One sono arrivate dopo che i media americani hanno dato ampio spazio alle trascrizioni, riportate da Bloomberg, di una telefonata che ad ottobre Witkoff ha avuto con Yuri Ushakov, consigliere di politica estera di Vladimir Putin, durante la quale l’immobiliarista newyorkese, diventato il negoziatore plenipotenziario di Trump, proponeva di lavorare insieme a un piano per l’Ucraina. E suggeriva anche il modo in cui Putin avrebbe dovuto proporre la cosa a Trump «ribadendo che vi congratulate con il presidente per il successo» a Gaza, «che lo sostenete e lo rispettate come uomo di pace». Non solo, nella telefonata, Witkoff a Ushakov, che lo chiamava «amico mio», affermava di «sapere quello che serve per chiudere un accordo, il Donetsk e forse uno scambio di terre da qualche parte».
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Lo scoop di Bloomberg sulla telefonata tra Witkoff e Ushakov ha suscitato irritazione tra alcuni deputati repubblicani, già in polemica con Donald Trump per una linea sull’Ucraina considerata troppo filo-russa. Witkoff «dovrebbe essere licenziato», ha dichiarato senza giri di Don Bacon. «Per quanti si oppongono all’invasione russa e vogliono vedere l’Ucraina prevalere come Paese sovrano e democratico, è chiaro che Witkoff è pienamente a favore dei russi. Non ci si può fidare di lui per guidare questi negoziati. Un agente russo pagato farebbe forse meno di lui?», si è chiesto su X. Dello stesso tenore l’affondo di Brian Fitzpatrick. «Questo è un problema serio. E uno dei tanti motivi per cui questi ridicoli spettacoli collaterali e queste riunioni segrete devono finire», ha spiegato sempre su X. «Permettete al segretario di Stato Marco Rubio di fare il suo lavoro in modo equo e obiettivo», ha chiesto.
Da Washington a Mosca
Le richieste in atto negli Stati Uniti per le dimissioni dell’inviato speciale della Casa Bianca Steve Witkoff, dopo il `leak´ della sua chiamata con il Consigliere per la politica estera del Cremlino, Yuri Ushakov, «deragliano il fragile processo per un accordo di pace in Ucraina», ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Quanto al contenuto della telefonata trascritto su Bloomberg, «non c’è nulla di allarmante», che sia vero o falso. «Le richieste di dimissioni hanno come obiettivo principale quello di sabotare gli sforzi in corso per una soluzione di pace. In molti non si fermeranno di fronte a nulla per distruggere questo processo», ha aggiunto.
Fonti di Kiev hanno confermato alla Cnn che si è effettivamente raggiunto un «consenso» sulla maggior parte dei punti esposti nelle 28 proposte di pace degli Stati Uniti ma, allo stesso tempo, le aree su cui si è ancora in disaccordo non sono affatto «minori». Ci sarebbero infatti almeno tre punti cruciali su cui permangono differenze «significative» che potrebbero decretare il successo o il fallimento degli sforzi per negoziare la fine del conflitto. In primo luogo, la delicata questione se l’Ucraina avrebbe ceduto territori chiave nella regione del Donbass, nell’Ucraina orientale, annessi ma non ancora conquistati dalla Russia, tra cui la «cintura di fortezze» di città e paesi fortemente difesi, considerati vitali per la sicurezza ucraina. In secondo luogo, è ancora in discussione la controversa proposta statunitense di limitare le dimensioni delle forze armate ucraine a 600mila unità. Infine, per quanto riguarda la rinuncia dell’Ucraina alla sua ambizione di diventare membro della Nato, la fonte ha dichiarato alla Cnn che tale richiesta rimane inaccettabile in quanto una simile concessione creerebbe un «brutto precedente».
Da una rivelazione all’altra
Il piano di pace in 28 punti sostenuto dagli Stati Uniti per porre fine alla guerra in Ucraina, reso pubblico la scorsa settimana, trae spunto da un documento russo presentato all’amministrazione Trump a ottobre, secondo fonti a conoscenza della questione citate dalla Reuters sul suo sito. Secondo le fonti, i russi hanno condiviso il documento, che delineava le condizioni di Mosca per porre fine alla guerra, con alti funzionari statunitensi a metà ottobre, dopo un incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Washington. “Raggiungere una soluzione pacifica in Ucraina è ora di primaria importanza. Questo importante processo è già in corso con la partecipazione degli Stati Uniti”, ha dichiarato il portavoce presidenziale russo Dmitriy Peskov al giornalista di VGTRK Pavel Zarubin. «È in corso un processo. Un processo serio», ha descritto la situazione il portavoce del Cremlino. «Al momento, probabilmente non c’è nulla di più importante di questo».
È possibile che la guerra in Ucraina finisca entro l’anno. Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Mark Rutte, in un’intervista rilasciata a El Pais e al gruppo tedesco Rnd. Alla domanda se sia possibile che la guerra finisca entro l’anno ha risposto: «Certo. Preghiamo tutti che questa guerra finisca il prima possibile. Voglio fare tutto il possibile per contribuire a realizzare la visione del presidente Trump. Condivido pienamente la visione di Trump: questa carneficina deve finire». “Ci piacerebbe”: così il consigliere presidenziale russo per la politica estera Ushakov ha risposto a una domanda della televisione di Stato sulla possibilità che il conflitto in Ucraina finisca entro il 2025, come ritenuto possibile dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, nell’intervista al Pais. Lo riferisce l’agenzia Interfax. C’è da capire come dovrebbe finire. E non è un dettaglio.