Il verdetto delle regionali
Doppia festa Pd: a valanga in Campania e in Puglia, tre mazzate per Giorgia Meloni
Il centrosinistra stravince in Campania e Puglia, con Fico e Decaro oltre il 60%. E in Veneto fa il pienone la Lega con il 36%, FdI fermati al 18
Politica - di David Romoli
C’è una sola leader sconfitta ed è Giorgia Meloni. Da una parte e dall’altra tutti portano a casa un risultato soddisfacente o almeno confortante, in queste elezioni regionali che erano quasi senza storia non essendoci mai stati veri dubbi su chi sarebbe uscito vincente dalle urne. L’astensionismo è ovunque molto alto, tra il 41 e il 44%, ma c’era da aspettarselo in elezioni in cui l’assenza di suspense si sommava alla tendenza crescente a disertare il voto.
In Campania, l’unica piazza nella quale ci fosse un pur minimo margine di incertezza il candidato del centrosinistra Fico doppia il viceministro FdI Cirielli: intorno al 64% contro il 31% del tricolore. Qui il Campo largo si giocava moltissimo: la sconfitta dell’ex presidente 5S della Camera Fico lo avrebbe desertificato, un risultato troppo deludente dei 5S lo avrebbe seriamente ipotecato perché avrebbe dimostrato che persino con un proprio candidato in ballo una parte dell’elettorato 5S non è disposto a sostenere l’alleanza con il Pd. Tra la lista pentastellata e quella gemella del candidato governatore, invece, i 5S arrivano intorno al 15%, mentre il Pd si attesta al 18% ma arriva intorno al 25% con la lista di De Luca.
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I risultati di ieri sono così un via libera per il Campo largo e il successo del centrosinistra è tanto più soddisfacente perché qui il centrodestra, pur senza grandi speranze, aveva provato a combattere, a differenza della Puglia dove la partita era data dall’inizio per persa. Giorgia aveva messo in corsa un esponente di primo piano del suo partito e del governo, il viceministro degli Esteri Cirielli e la destra aveva tentato di ribaltare i pronostici con la promessa arrivata a una settimana dal voto del condono edilizio. Con la Campania, inoltre, la partita delle regionali si chiude in pareggio, tre a tre, con la differenza che le regioni conquistate dal centrosinistra sono molto più popolose. “Se contiamo i voti delle ultime regionali noi siamo il primo partito, Fdi il secondo”, canta vittoria per il Pd Igor Taruffi. Poi rigira la lama nella ferita della premier: “Il governo aveva messo in campo un viceministro: dunque ha perso il governo. La partita per le politiche è aperta”. Anche in termini di voto di lista FdI sembra segnare il passo. Nel complesso da quella che era la sola sfida considerata ancora parzialmente aperta FdI, che è come dire Giorgia, esce malissimo.
In Veneto Stefani, il candidato leghista, ha vinto con una trentina di punti di vantaggio doppiando anche lui il candidato del Pd Manildo. Qui però il risultato atteso era un altro, tutto interno alla coalizione di Giorgia Meloni: il tentativo della Lega di recuperare il nettissimo svantaggio registrato nelle elezioni politiche e in quelle europee nei confronti di FdI: missione compiuta oltre ogni aspettativa, con la Lega avviata a superare di parecchi punti il partito della premier. Salvini ce l’ha fatta e per il suo partito è un risultato di vitale importanza: in caso contrario sarebbe stata certificata la fine della centralità e della indispensabilità della Lega nel nord. Il risultato tornerà a vantaggio anche del leader ma il vincitore non è lui: è Luca Zaia, capolista in tutte le province e con Zaia di quel partito del nord che con il partito parafascista che sognano Vannacci e un po’ anche lo stesso Salvini non ha molto in comune.
Anche in Puglia sono stati rispettati i pronostici che davano l’ex sindaco di Bari, il Pd De Caro, trionfante e anche in questo caso i voti di De Caro sono il doppio di quelli del competitor Lobuono: 66% contro 33% a metà dello spoglio. La sfida qui era con l’astensionismo: è andata peggio di quello che il sindaco sperasse ma meglio di quanto paventasse. Il 40% circa di votanti non è molto ma nemmeno il temuto disastro che avrebbe azzoppato le ambizioni nazionali di Decaro. A bocca asciutta e senza alcun successo da vantare resta solo Giorgia. Con una spina nel fianco di più: la proiezione di questi risultati sulle elezioni politiche lascerebbe la destra senza neppure un collegio vincente in Campania e Puglia. La partita non sarebbe più solo aperta: sarebbe persa. Dunque Giorgia dovrà fare il possibile per cambiare la legge elettorale eliminando la quota maggioritaria. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Il Pd, risultati alla mano, ha subito chiarito che la legge va benissimo così com’è. Nella maggioranza una Lega ringalluzzita ha tutto da perdere dall’eliminazione dei collegi. L’ultima fase della legislatura per Giorgia sarà davvero tutta in salita.