Uccisi altri 75 civili

Netanyahu isolato, scomunicato da Europa e Chiesa: “Raid di Israele su Gaza intollerabili”

Dal meeting di Rimini, Metsola accusa: “Troppe vittime innocenti, basta!”. Il patriarca di Gerusalemme Pizzaballa: “Violenze ingiustificabili, ma restiamo qui”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

27 Agosto 2025 alle 12:58

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AP Photo/Jehad Alshrafi
AP Photo/Jehad Alshrafi

Prosegue la condanna unanime della comunità internazionale alla politica di Israele nella Striscia di Gaza. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola nel corso del suo intervento al Meeting di Rimini ha detto: “Dobbiamo anche rivolgerci a un pubblico più giovane e più scettico sul ruolo dell’Europa nel tracciare una via d’uscita in Medio Oriente e a Gaza, dove la situazione resta orribile. Troppe vittime innocenti, gli ostaggi non sono ancora stati rilasciati, troppi bambini stanno pagando le conseguenze, ieri altri giornalisti sono stati uccisi. Questa situazione è intollerabile”.

Duecentonove ex ambasciatori dell’Unione europea e alti funzionari diplomatici hanno pubblicato una lettera aperta con la quale chiedono un’azione urgente in merito alla guerra in corso a Gaza e alle azioni illegali in Cisgiordania. Lo riferisce il Guardian. «Se l’Ue non agirà collettivamente, gli Stati membri dovranno adottare misure individuali o in gruppi più piccoli per sostenere i diritti umani e sostenere il diritto internazionale», si legge nella lettera, che delinea nove possibili approcci. Essi includono la sospensione delle licenze di esportazione di armi, il divieto di commercio di beni e servizi con insediamenti illegali e il divieto per i data center europei di ricevere, archiviare o elaborare dati dal governo israeliano o da fonti commerciali se si riferiscono alla «presenza e alle attività di Israele a Gaza e altrove nei territori occupati». Tra i firmatari figurano 110 ex ambasciatori, 25 ex direttori generali e due dei diplomatici più anziani dell’Ue: Alain Le Roy, ex segretario generale del Servizio europeo per gli affari esteri, e Carlo Trojan, ex segretario generale della Commissione europea.

Questa lettera è il terzo invito pubblico all’azione e il primo a chiedere alle nazioni di agire individualmente se l’Ue non dovesse intraprendere un’azione collettiva. «Non possiamo rimanere paralizzati, questo tradirebbe i nostri valori. Quindi abbiamo proposto nove azioni che possono essere intraprese a livello statale o da gruppi di stati», ha detto Kuhn von Burgsdorff, aggiungendo che «i governi europei stanno perdendo credibilità non solo nel sud del mondo, ma anche nei confronti dei nostri cittadini, in ogni Stato membro».

E intanto il patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, e il patriarca greco-ortodosso Teofilo III ribadiscono che non lasceranno Gaza. «Cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte. Per questo motivo, il clero e le suore hanno deciso di rimanere e continuare a prendersi cura di tutti coloro che saranno nei complessi». «Non abbiamo mai pensato di andarcene, anche perché la gente non saprebbe dove andare. – dice il patriarca di Gerusalemme dei Latini, intervistato dalla Provincia pavese – Per molti partire significherebbe morire: ci sono anziani, disabili, persone malnutrite. Qui si vive alla giornata».

Nel cuore del conflitto, la preoccupazione più grande è umanitaria: «I nostri riescono ancora a mangiare qualcosa, ma vitamine e proteine sono scomparse. Fare chilometri a piedi sotto il sole vuol dire morire. Resteranno lì». Il cardinale denuncia l’aggravarsi della crisi e l’inazione diplomatica: «Mi pare che manchi la fiducia da entrambe le parti. Spero che la comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti, faccia pressione per ottenere un compromesso. Una pace perfetta non esiste, ma bisogna arrivare a qualcosa di accettabile».

La protesta è anche interna a Israele. “Avremmo potuto porre fine alla guerra un anno fa e riportare indietro tutti gli ostaggi e i soldati… ma il primo ministro Netanyahu ha scelto ripetutamente di sacrificare i cittadini per il bene del suo governo”. È l’accusa lanciata da Einav Zangauker, madre di Matan, ostaggio a Gaza, aprendo le manifestazioni a Tel Aviv per la giornata di mobilitazione generale. “Abbiamo un popolo meraviglioso, ma non un governo. Il nostro popolo sta lottando per i fratelli e le sorelle che rimangono prigionieri. Lo abbiamo dimostrato la scorsa settimana e oggi continueremo a combattere”, ha aggiunto.

A Gaza si continua a morire

Almeno 75 palestinesi sono stati uccisi e 370 sono rimasti feriti nelle ultime 24 ore in seguito agli attacchi dell’Esercito israeliano (Idf): lo afferma su Telegram il ministero della Sanità della Striscia gestito da Hamas. Il bilancio include 17 persone uccise mentre aspettavano gli aiuti umanitari. Il totale sale così a 62.819 morti e 158.629 feriti dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023, si legge inoltre in un comunicato. Sempre il ministero della Salute di Gaza ha affermato che altre tre persone sono morte di malnutrizione nell’enclave nelle ultime 24 ore. Sale a 303 il numero totale di morti per fame nella Striscia, inclusi 117 bambini, secondo il ministero citato da al Jazeera. L’emittente satellitare del Qatar ha anche pubblicato la lista integrale dei nomi dei 278 giornalisti uccisi a Gaza dal 7 ottobre 2023, aggiornato a ieri. Su 278 morti ci sono 273 palestinesi, 3 libanesi e 2 israeliani.

“L’uccisione di cinque giornalisti, quattro operatori sanitari e diversi civili”, lunedì a Gaza “è del tutto inaccettabile. Civili e giornalisti devono essere protetti dalle leggi internazionali”. “Ribadiamo la richiesta a Israele di rispettare il diritto internazionale umanitario e di garantire che questi attacchi siano indagati, e prendiamo atto delle dichiarazioni delle autorità israeliane secondo cui verrà condotta un’indagine approfondita”. Così il portavoce della Commissione Ue, Anouar El Anouni, nel corso del briefing con la stampa. “La sofferenza umanitaria a Gaza ha raggiunto livelli inimmaginabili – prosegue -. È terribile quanto sta avvenendo sotto i nostri occhi”. Una cosa è certa: nessuno pagherà per quelle uccisioni. Al massimo c’è un primo ministro che si dice “rammaricato”.

27 Agosto 2025

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