Il raid israeliano

Ancora una strage di giornalisti, così muore la voce di Gaza: l’attacco all’ospedale Nasser

Tra le almeno 20 vittime dell’attacco, ci sono collaboratori di Reuters, NBC, Al Jazeera e Associated Press. E il bilancio sale a 244 giornalisti e operatori dei media uccisi da Israele

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

26 Agosto 2025 alle 09:00

Condividi l'articolo

AP Photo/Jehad Alshrafi
AP Photo/Jehad Alshrafi

Radono al suolo gli ospedali. Eliminano i testimoni scomodi. E la chiamano guerra di difesa. È di almeno 20 morti il bilancio del raid aereo israeliano contro l’ospedale Nasser di Khan Younis, il più grande nel sud della Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti dell’ospedale. Tra le vittime, ci sono cinque giornalisti. Tra i giornalisti uccisi di Khan Younis, ci sono un fotografo dell’agenzia di stampa Reuters e un reporter dell’emittente statunitense NBC. Il fotoreporter della Reuters, riferisce al Jazeera, era Hossam al-Masri.

 “Siamo sconvolti nell’apprendere della morte del collaboratore di Reuters, Hussam al-Masri, e del ferimento di un altro dei nostri collaboratori, Hatem Khaled, negli attacchi israeliani all’ospedale Nasser di Gaza di oggi”. Lo ha dichiarato Reuters in una nota riportata sul suo sito web. «Stiamo cercando urgentemente maggiori informazioni e abbiamo chiesto alle autorità di Gaza e di Israele di aiutarci a ottenere assistenza medica urgente per Hatem», si legge nella nota. «L’Associated Press è scioccata e rattristata nell’apprendere della morte della giornalista Mariam Dagga, insieme a diversi altri giornalisti, presso l’ospedale Nassar di Khan Younis, a Gaza». Lo si legge in un comunicato dell’Associated Press rilanciato da Reuters sul suo sito web. «Mariam si recava regolarmente in ospedale per la copertura mediatica. Il suo lavoro recente includeva storie toccanti di bambini affamati e malnutriti a Gaza. Ha lavorato come freelance per l’Associated Press e altre testate giornalistiche. Stiamo facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza dei nostri giornalisti a Gaza».

In uno degli ultimi post sui social di Dagga, che risale a domenica, la giornalista ha pubblicato un selfie in cui appariva appoggiata a un muro. Hossam al-Masri stava riprendendo l’attacco dell’esercito israeliano sull’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, per l’agenzia di stampa Reuters quando il video in diretta si è improvvisamente interrotto. Insieme a lui hanno perso la vita altri tre giornalisti palestinesi: il reporter Moaz Abu Taha, il fotoreporter di al Jazeera Mohammed Salama e Mariam Abu Daqa, che collaborava con diversi media, tra cui l’Independent Arabic e l’Associated Press. I loro nomi si aggiungono agli oltre 244 giornalisti e operatori dei media morti durante i raid israeliani nel tentativo di far conoscere al mondo quello che stava succedendo in un posto in cui, ancora oggi, ai giornalisti internazionali non è permesso entrare.

Al Jazeera ha confermato che anche il suo giornalista Mohammed Salam era tra le vittime dell’attacco a Nasser.  Mariam Abu Dagga aveva 33 anni. Sui suoi canali social non ha mai smesso di raccontare la guerra, attraverso foto, video e interviste. Lavorava con diverse testate, tra cui l’agenzia di stampa Associated Press. Dagga, che ha un figlio di 12 anni evacuato da Gaza all’inizio della guerra, ha spesso lavorato a Nasser e recentemente ha riferito delle difficoltà dei medici dell’ospedale nel salvare i bambini dalla fame. Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha affermato che l’esercito israeliano (Idf) ha commesso ieri “un nuovo terribile massacro contro la stampa palestinese, che si aggiunge al suo curriculum criminale”. Nel raid sono stati feriti anche diversi “colleghi giornalisti, tra cui il fotografo Hatem Omar (che lavora per la Reuters e diversi altri media) e il fotografo Jamal Badah, che lavora per il canale televisivo Palestine Today”.

“In un nuovo crimine che si aggiunge al sanguinoso curriculum dell’occupazione israeliana, che incarna il suo chiaro intento di colpire la voce libera, la telecamera testimone e i cavalieri della parola, l’esercito dell’occupazione ha commesso un terribile massacro contro le troupe giornalistiche palestinesi, causando la morte di quattro colleghi giornalisti che sono stati uccisi mentre svolgevano il loro dovere professionale di coprire la continua aggressione contro la Striscia di Gaza”, afferma il sindacato. “Stanno facendo tutto il possibile per mettere a tacere le voci indipendenti che cercano di riferire su Gaza”, ha detto il direttore generale della Ong internazionale con sede a Parigi Reporter senza frontiere (Rsf), Thibaut Bruttin, riferendosi al duplice attacco lanciato oggi dall’Esercito israeliano sull’ospedale Nasser di Khan Younis. Lo riporta Nbc. I sostenitori della libertà di stampa non avevano mai assistito a un regresso così grave per la sicurezza dei giornalisti, ha aggiunto Bruttin, sottolineando che i giornalisti sono stati uccisi sia in attacchi indiscriminati sia in attacchi mirati che l’esercito israeliano ha ammesso di aver compiuto.

L’Associazione giornalisti del Mediterraneo denuncia in un comunicato «i crimini contro l’umanità e la libertà di stampa». «Il massacro nella Striscia di Gaza non conosce tregua. Da mesi, civili innocenti vengono colpiti e uccisi quotidianamente in una tragedia che rappresenta una ferita aperta alla coscienza dell’umanità. Ancora più grave e allarmante è il fatto che giornalisti, fotoreporter e operatori dei media, coloro che hanno il compito di documentare la realtà e dare voce alle vittime, siano divenuti bersagli deliberati. Colpirli significa attentare direttamente alla libertà di informazione e al diritto universale alla verità: un crimine che si aggiunge al dramma della popolazione civile, trasformando la guerra in una sistematica soppressione della verità stessa», si legge nel comunicato. L’Associazione giornalisti del Mediterraneo, attraverso la voce del suo presidente Dundar Kesapli, condanna «con assoluta fermezza» queste azioni, definite come una «flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e dei principi democratici più elementari». Kesapli sottolinea come restare in silenzio davanti a tale brutalità equivalga a essere complici: «È inaccettabile che molti Paesi membri dell’Unione europea e della comunità internazionale continuino a limitarsi a osservare, senza assumere posizioni forti, chiare e inequivocabili. La tiepidezza delle reazioni istituzionali non è più sostenibile. Di fronte a un massacro, l’indifferenza diventa corresponsabilità». «Il mondo ha bisogno di giustizia, non di silenzi; di azione, non di complicità. Gaza è un grido che non può essere soffocato», ha concluso il presidente Kesapli.

“Gaza: altri giornalisti uccisi oggi. Si mettono a tacere le ultime voci rimaste che denunciano la morte silenziosa dei bambini durante la carestia. L’indifferenza e l’inazione del mondo sono scioccanti”. Lo scrive su X il capo dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi Unrwa, Philippe Lazzarini, commentando i raid israeliani sull’ospedale Nasser che hanno ucciso cinque reporter. «L’uccisione di giornalisti a Gaza dovrebbe sconvolgere il mondo, non spingendolo a un silenzio attonito, ma ad agire, chiedendo responsabilità e giustizia», ha dichiarato la portavoce dell’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani, Ravina Shamdasani, in una nota, insistendo: «I giornalisti non sono un bersaglio. Gli ospedali non sono un bersaglio».

«Mentre la popolazione di Gaza soffre la fame, il suo già limitato accesso all’assistenza sanitaria viene ulteriormente paralizzato dai ripetuti attacchi. Non possiamo dirlo abbastanza forte: STOP agli attacchi all’assistenza sanitaria. Cessate il fuoco ora!». Lo ha scritto su X il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, chiedendo la fine degli attacchi alle strutture mediche e sollecitando le parti a raggiungere un cessate il fuoco, in seguito agli attacchi israeliani all’ospedale Nasser. Un medico dell’ospedale Nasser di Khan Younis, Saber al-Asmar, ha affermato che i pazienti stanno “scappando” dalla struttura “per paura” di un altro attacco israeliano, riporta al Jazeera. “Eravamo come tutti gli altri all’interno dell’ospedale, facevamo semplicemente il nostro lavoro con una grave carenza di attrezzature, strumenti e farmaci. E mentre tutti stavano facendo il proprio lavoro, è arrivato questo massiccio attacco”, ha detto al-Asmar, aggiungendo che il raid è avvenuto mentre nell’ospedale c’erano studenti, medici e giornalisti. “La sala operatoria, soprattutto al mattino, è piena di studenti di medicina, pazienti, medici e infermieri…stavano seguendo le lezioni, mentre i giornalisti si preparavano a riferire su ciò che sta accadendo negli ospedali di Gaza”, ha sottolineato.

Nella soluzione finale, la fame è diventata un’arma di guerra. La direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite, Cindy McCain, ha descritto la situazione alimentare nella Striscia di Gaza come «catastrofica». «C’è una malnutrizione molto grave. Avete visto persone morire di fame lì», ha dichiarato la funzionaria in un’intervista al canale televisivo giapponese Nhk. Secondo McCain, il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite è «il più grande, il migliore e l’unico in grado di fornire il tipo di approvvigionamento alimentare su larga scala di cui Gaza ha bisogno», ma le attività umanitarie sono ostacolate dalle azioni dei militari israeliani. «È molto difficile quando ci puntano contro le armi, i carri armati o qualsiasi altra cosa», ha sottolineato McCain. «Restiamo allibiti di fronte a quello che sta succedendo a Gaza, nonostante ci sia la condanna del mondo intero. È proprio un non-senso». Il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, commenta così il raid sul Nasser Hospital di Gaza: «Sembra che non ci siano spiragli di soluzione e sembra che la situazione diventi sempre di più complicata e sempre più precaria dal punto di vista umanitario, con tutte le conseguenze che vediamo quotidianamente», aggiunge Parolin, parlando con i giornalisti a Napoli, a margine delle celebrazioni per la 75esima Settimana liturgica nazionale. Gaza, fino a quando?

26 Agosto 2025

Condividi l'articolo