L'allenatore della Nazionale
Spalletti: “Vialli grande persona e grande giocatore, nessun popolo felice e malinconico come quello di Napoli”
Rivelazioni e sassolini fuori dalle scarpe nel libro in cui ha raccontato la sua vita. L'Italia attesa alle qualificazioni dopo le clamorose assenze agli ultimi due Mondiali
Sport - di Redazione Web

Luciano Spalletti dice di non aver dato spazio ad acidità e cattiverie nel libro che ha scritto sulla sua vita e la sua carriera: Il paradiso esiste … ma quanta fatica, scritto con Giancarlo Dotto ed edito da Rizzoli. Parabola ascendente dai campi di provincia e dalle serie minori fino a piazze importanti come Roma e Inter, sublimata dalla vittoria del terzo Scudetto nella storia del Napoli e consacrata dall’arrivo sulla panchina della Nazionale. “È stata una salita lunga, per arrivare fino alla Nazionale. Quando parti da laggiù, dai campi di terra battuta, non dalle squadre blasonate, senza avere la struttura, senza conoscenze di un mondo che vedevi lontano, gli scalini sono sempre alti e scoscesi”.
Del suo libro ha parlato in un’intervista al Corriere della Sera. Ha cominciato a giocare nei bambini dell’Avane, è stato bocciato dalla Fiorentina. Ha giocato nella Volterrana, nel Castelfiorentino, nella Cuoiopelli, nell’Entella Chiavari, nel Viareggio, nell’Empoli. Non ha mai giocato in Serie A, al massimo in serie C1. Il padre che ha fatto mille lavori, la madre in azienda. Il fratello Marcello quello che secondo lui era davvero bravo a giocare a calcio, morto a causa di un tumore nel maggio del 2019.
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“Ho girato moltissime società, moltissime città, ma non ho mai visto, in molti anni, un popolo che sappia essere così felice e così malinconico come quello napoletano. Io per questo sarò sempre grato al presidente De Laurentiis per avermi fatto fare quella esperienza. Poi è finita male e mi dispiace. Ho sofferto perché dopo lo scudetto il presidente non ha telefonato a nessuno di noi, non ci ha fatto gioire su un pullman scoperto insieme a quel meraviglioso popolo. Io amo Napoli e il Napoli. E ora spero che la città possa essere ancora molte volte felice”.
Se non acidità e cattiverie, non è passata a vuoto l’occasione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe che già ha fatto parecchio discutere. Come per esempio per i fischi dell’Olimpico di Roma nel giorno dell’addio al calcio di Francesco Totti, dopo che l’allenatore venne descritto come il principale nemico del capitano romanista. “Lui è il calcio, per me. Istinto, classe, intelligenza pura. Quando lo allenavo, mi rassicurava pensare che il mio futuro dipendesse proprio da quei piedi lì. E mi piacerebbe, ora che tra noi tutto è chiarito, che pensassimo a qualche esperienza professionale, anche fuori dal calcio, da fare insieme”.
L’Italia è attesa alle qualificazioni per i Mondiali del 2026, dopo le brucianti delusioni per la mancata partecipazione ai Mondiali in Russia e in Qatar. Spalletti ha riconosciuto di aver caricato di troppe responsabilità i calciatori nel deludente Europeo dell’anno scorso, un gruppo comunque notevolmente meno dotato e talentuoso rispetto a una tradizione che vanta quattro Coppe del Mondo in palmarés. E ha ricordato Gianluca Vialli: “Grande giocatore e grande persona. Basta vedere come ha affrontato il male. Ci ho giocato contro solo una volta, in un Sampdoria -Spezia. Era forte. Mi diede due brandate pesanti, ma poi mi aiutò subito a rialzarmi. Ecco, il suo modo di vivere, e di morire, ci aiuta a rialzarci, sempre”.