Alla Federico II

Ricercatori in allarme: taglio improvviso di 700 euro ai medici a Napoli, e poi straparliamo di fuga dei cervelli

I medici specialistici universitari impegnati anche nell'assistenza quotidiana. "Incomprensibile, visti gli incrementi retributivi alle figure apicali dell'azienda". La protesta sulla paventata riduzione salariale

News - di Antonio Lamorte

17 Aprile 2025 alle 11:06

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FOTO DA PIXABAY (tungnguyen0905)
FOTO DA PIXABAY (tungnguyen0905)

Arrivi una mattina a lavoro, una mattina come tante, e scopri che potrebbero aver tagliato 700 euro dalla tua busta paga. Arrivi una mattina a lavoro ed è una voce che piano piano diventa la foto del cedolino di qualche collega, il racconto di una riunione ai vertici e di un protocollo d’intesa, uno scenario lavorativo completamente stravolto. Sembra incredibile, e invece. Ai Ricercatori Universitari a Tempo Determinato della Federico II di Napoli, impegnati quotidianamente anche nell’assistenza, è stata paventata una riduzione salariale dai 500 ai 700 euro circa a seconda della mansione. E i più danneggiati, frustrati, scoraggiati dalla decisione sarebbero i più giovani, i più precari, spesso tornati o rimasti in Campania dopo anni di sacrifici.

A essere colpiti sarebbero ricercatori universitari a tempo determinato di Tipo A e Tipo B del II Policlinico di Napoli che oltre a ricerca e attività didattica esercitano anche attività assistenziale presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria. Ovvero: si occupano, visitano, seguono i pazienti quotidianamente. A fini di ricerca e non. Un centinaio di persone in tutto. Sono cardiologi, chirurghi, pediatri, geriatri, gastroenterologi, ortopedici, neurologi, ginecologi, psichiatri, immunologi, infettivologi, pneumologi e altri specialisti. Tutti sorpresi da una decisione che sarebbe stata presa a quanto ricostruito l’anno scorso, emersa soltanto nei giorni scorsi, e che potrebbe essere infine applicata unilateralmente. Il taglio riguarda l’attività assistenziale: 26 ore a settimana, cinque giorni. Ambulatori, guardie, sale operatorie. Con il taglio perderebbero circa la metà del netto.

Hanno scritto – in una lettera-appello indirizzata al Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, al Rettore Matteo Lorito, al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Universitaria della Federico II Giuseppe Longo, al Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Napoli Federico II Giovanni Esposito – che questi tagli “appaiono ancor più incomprensibili alla luce del contemporaneo incremento retributivo destinato invece alle figure apicali della nostra azienda (Direttori di Unità Operative Complesse e di Dipartimenti Assistenziali ad attività integrata)”. Ai ricercatori si taglia, lamentano, ai dirigenti si sarebbe perfino aumentata la retribuzione.

Hanno inoltre segnalato nella stessa lettera “l’evidente disparità di trattamento economico” tra i Dirigenti Medici delle Aziende Ospedaliere territoriali ASL e AORN rispetto al personale medico universitario, penalizzato a parità di mansioni assistenziali. La più colpita dalla decurtazione risulterebbe essere la componente più giovane e precaria del comparto ricercatori, già in condizioni contrattuali incerte, spesso specialisti rientrati in Campania dopo anni di studi e specializzazioni lontano, anche all’estero, o a quelli rimasti al Sud nonostante le possibilità di carriera e vita altrove. Alcuni neo-assunti hanno riferito di aver già ricevuto notizia del taglio, altri non escludono l’ipotesi di lasciare qualora lo scenario dovesse essere confermato.

Sono quelli belli da esibire nei casi di una pubblicazione importante, su una rivista di prestigio, buoni per riempirsi la bocca di eccellenze in una Sanità che al Mezzogiorno arriva in prima pagina soprattutto per episodi di lassismo, disagio, degrado, liste d’attesa infinite e aggressioni al personale. Gli stessi che arrivano a lavoro un giorno e scoprono che anni di studi e di assistenza potrebbero finire in un taglio, netto e improvviso, alla busta paga. Ecco: è anche così se altri medici, dottori, infermieri prendono e partono, vanno in Europa, nel Regno Unito, in Medio Oriente dove trovano maggiori gratificazioni, economiche oltre che personali, lasciando l’Italia a languire per una Sanità carente nell’organico e a dibattere opportunamente e opinatamente di “cervelli in fuga”.

17 Aprile 2025

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