La faida tra le ndrine

Caso Antonio Strangio: fine della tregua nelle guerre di ‘ndrangheta, lo Stato assente premia la mafia nella Locride

Il fuoristrada di Antonio Strangio è stato trovato bruciato poco fuori San Luca. Dopo 15 anni si torna ad uccidere, nel deserto delle istituzioni

Cronaca - di Ilario Ammendolia

1 Dicembre 2024 alle 07:00

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Caso Antonio Strangio: fine della tregua nelle guerre di ‘ndrangheta, lo Stato assente premia la mafia nella Locride

Aldilà della leggenda, San Luca (RC) sta alla ‘ndrangheta come il Vaticano sta ai cattolici. La Madonna della montagna che tutto sa e tutto comprende, senza fare domande, è la protettrice di tutti. Nessuno escluso.

Qualche giorno fa Antonio Strangio, 42 anni, figlio di padre con tanto di griffe di ‘ndrangheta, è sparito. Il suo fuoristrada è stato trovato bruciato ai confini del Comune di San Luca (e questo potrebbe voler dire qualcosa) e si ipotizza che i resti trovati all’interno del mezzo appartengano alla persona scomparsa. Le guerre in corso ci hanno abituato a centinaia di migliaia di innocenti uccisi e ad un uso irrazionale e disumano della violenza. Per quanto incredibile possa sembrare, le “famiglie pesanti” della ‘ndrangheta hanno la stessa folle logica degli Stati in guerra e se dopo 15 anni a San Luca si torna ad uccidere potrebbe voler dire che qualcuno ha rotto i patti siglati col sangue dopo una lunga guerra tra le cosche “santulucote” culminata nella strage di Duisburg, avvenuta in Germania nel 2007.

Sembra che un vero trattato di pace non sia mai stato firmato ma si sarebbe arrivati ad un armistizio garantito delle “grandi famiglie” della Locride. Oggi, qualcuno all’interno della ‘ndrangheta si sente così forte da mettere in discussione l’armistizio. Sarà guerra? Quello che è certo è che la ‘ndrangheta è intatta, anzi molto più forte, ricca e armata rispetto agli anni scorsi. Pronta a far muovere l’ala militare e scatenare una nuova guerra di mafia che verosimilmente andrebbe ben oltre San Luca. A meno che la diplomazia mafiosa, che in queste stesse ore si starà muovendo, non abbia successo. Se questi sono i fatti la questione diventa squisitamente politica perché, significa che lo Stato non ha voluto vincere la ndrangheta, malgrado abbia speso in repressione in Calabria molto più che nella sanità e nella scuola messe insieme. E malgrado abbia messo in campo i principali strateghi e teorici della lotta alla ndrangheta.

Quelli che in televisione sanno perfettamente tutto ma non sanno spiegare – e tantomeno accettano domande – sul perché hanno perso sul campo di battaglia. A meno che il loro compito fosse quello di condurre la “lotta” alla ‘ndrangheta creando “ammuinu” e questo compito l’hanno svolto egregiamente. Negli ultimi anni il Comune di San Luca è stato quasi sempre retto da commissari straordinari antimafia, la democrazia è stata sistematicamente osteggiata e sospesa, e la gente comune spinta a rinchiudersi nella proprie case. La solitudine del cittadino è condizione necessaria affinché la mafia vinca e, in Calabria, ognuno è realmente solo a meno che non ricorra alla mafia o allo scadente surrogato della “politica” che detiene il potere e lo amministra con le stesse regole della ndrangheta.

Durante l’ultima guerra tra le cosche è emersa la figura del vescovo di Locri, Carlo Maria Bregantini che a rischio della propria vita, si è aggirato tra i paesi e nelle case della Locride nel tentativo di salvare vite umane. Bregantini sapeva perfettamente che la ‘ndrangheta si vince facendo rifiorire le vallate, attraverso il lavoro, con una sanità decente, con scuole moderne, con carceri umane e, soprattutto, coinvolgendo la gente. Forse proprio per questo la sua macchina è stata imbottita di cimici e lui è stato costretto a lasciare la Calabria per non essere arrestato. La Calabria oggi è lontana come non mai e… Senza speranza. Nell’Aspromonte la gente si affida alla Madonna di Polsi.

1 Dicembre 2024

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