Le nomine
Chi è Scott Bessent, il miliardario scelto da Trump come segretario al Tesoro: sconfitto il “candidato” di Musk
Esteri - di Carmine Di Niro
Sarà Scott Bessent il prossimo segretario al Tesoro dell’amministrazione americana. La scelta del presidente eletto Donald Trump è caduta sul noto investitore e gestore dell’hedge fund Key Square Group.
Una scelta solo in parte sorprendente: nell’ultimo anno Bessent è stato spesso descritto dai media Usa come il il principale consigliere economico.
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La sconfitta di Musk
Eppure la sua nomina, che dovrà essere ratifica dal Senato a maggioranza Repubblicana, segna anche la clamorosa sconfitta del “presidente ombra” Elon Musk. Il Ceo di Tesla e SpaceX, che fino ad oggi aveva mostrato una enorme influenza nelle scelte di Trump, a partire dalla sua partecipazione al colloquio telefonico tra il presidente eletto e il leader ucraino Volodymyr Zelensky, aveva puntato tutto sul “rivale” di Bessent, Howard Lutnick.
Nei giorni scorsi Musk aveva fatto il suo endorsement pubblico nei confronti di quest’ultimo con dichiarazioni al vetriolo contro Bessent: “Con lui sarebbe business ad usual, cioè una cosa che porta alla bancarotta”, come a sottolineare che solo la scelta di Lutnick avrebbe permesso di “terremotare” l’economia Usa, col tycoon che ha deciso di dirottarlo al Commercio.
Chi è Scott Bessent
Trump ha scelto diversamente, affidandosi al finanziere 62enne del South Carolina, molto lontano dagli ambienti finanziari di Wall Street e della politica di Washington: ha trascorso gran parte della sua vita a Charleston, ma soprattutto il suo profilo non è quello di un Repubblicano radicale.
A lungo Bessent ha lavorato col miliardario George Soros, il noto imprenditore ungherese (ma naturalizzato statunitense) da anni al centro di svariate teorie del complotto, anche antisemite essendo ebreo, per il suo ruolo di finanziatore di associazioni e movimenti liberal in diversi Paesi.
Bessent avrà a breve l’incarico di realizzare le difficili promesse elettorali di Trump: far coesistere una forte riduzione delle tasse ai più ricchi con l’imposizione di pesanti dazi, col timore degli analisti che la politica protezionistica annunciata dal nuovo presidente faccia crescere i prezzi e l’inflazione, rallentando l’economia.
D’altra parte Bessent ha conquistato Trump, di cui è stato “fundraiser” della campagna elettorale, sposando le sue teorie economiche: favorevole ai tagli al welfare, alla deregolamentazione dell’economia, all’aumento della produzione energetica nazionale e all’applicazione di dazi sulle merci straniere in vendita negli Stati Uniti.