Il "prodigio" a Napoli
La storia del miracolo di San Gennaro a Napoli: la liquefazione, la festa e la candidatura Unesco
Il prodigio del Santo Patrono che si ripete tre volte all'anno. Un culto che ha superato i confini della città e assunto un'iconografia pop. Le ipotesi sulla liquefazione
Cultura - di Redazione Web
Non si è fatto attendere questa volta il miracolo di San Gennaro, a Napoli, dove alle 10:00 in punto di questa mattina l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, ha annunciato ai fedeli che il sangue del Santo Patrono si è sciolto. Duomo nel Centro Storico affollato, come sempre la liquefazione si è verificata prima della Celebrazione Eucaristica. Il sangue si è presentato già sciolto mentre l’ampolla veniva portata a spalla dai seminaristi fino all’altare maggiore della Cattedrale.
Presenti il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca oltre al principe Carlo di Borbone, il principe Emanuele Filiberto di Savoia e l’attrice Marisa Laurito. Il miracolo di San Gennaro si ripete tre volte all’anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre. Nel novembre 2022 al museo diocesano di Napoli le autorità politiche e religiose della città hanno candidato ufficialmente il culto del Santo a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.
Il culto ha ormai da tempo superato i confini di Napoli: il 19 settembre, per esempio, la festività viene festeggiata anche a New York, esportata dai migranti napoletani. E altre celebrazioni si tengono ogni anno in Germania, Francia, Canada, Gran Bretagna, Spagna e Brasile. Eppure, a essere formali, non si tratta in realtà di un vero e proprio miracolo: la Chiesa cattolica mantiene un atteggiamento ambiguo sul culto. Si parla di “fatto prodigioso”, la venerazione è consentita ma non è riconosciuta.
Chi era San Gennaro
San Gennaro secondo la tradizione nacque nel II secolo dopo Cristo. Fu Vescovo di Benevento in un’epoca di persecuzioni dei cristiani. Poche informazioni sulla sua vita, tra l’altro tramandate per lo più in forma orale. Le fonti fanno risalire la prima liquefazione al 1389, dopo i fatti prodigiosi che riguardarono il Vescovo. Condannato a morte per proselitismo, Gennaro venne portato secondo la tradizione nell’anfiteatro di Pozzuoli: animali feroci avrebbero dovuto sbranarlo vivo e invece questi si ammansirono e si inchinarono miracolosamente al suo cospetto. Gennaro venne giustiziato con la decapitazione e qui comincia la lunghissima e affascinante storia del suo puntuale prodigio.
Stando alla tradizione fu una donna di nome Eusebia che raccolse in alcune ampolline il sangue del Vescovo. Consegnò quei contenitori a un vescovo nel paesino di Antignano. Quel prelato portava con sé, verso Napoli, la testa del Santo prelevata dal primo luogo di sepoltura, l’Agro Marciano. Alla vicinanza con l’altra reliquia il sangue si sciolse e tornò rosso. Presso il Duomo di Napoli, nel Centro Storico della città patrimonio Unesco, venne trasportato anche il corpo decapitato, come ricostruito nel libro San Gennaro. Viaggio nell’identità napoletana. La testa e le ampolle non sono state mai divise.
Il rito del miracolo di San Gennaro
Da quando il Concilio Vaticano II ha attenuato i culti più folkloristici San Gennaro è stato rimosso dal calendario ufficiale dei Santi. Il rituale è sempre lo stesso: il sangue si trova in una grande ampolla gestita dalla Deputazione della Cappella del tesoro di San Gennaro costituita nel 1601 e formata dal sindaco di Napoli e dai discendenti di tutte le principali famiglie nobiliari napoletane. La sostanza si trova in uno dei due contenitori di vetro, solida, di un rosso molto scuro.
L’ampolla viene scossa e capovolta dall’arcivescovo di Napoli. Alla fine viene mostrata ai fedeli. La liquefazione è segno di buon auspicio per i fedeli. Al contrario è annuncio di cattivo presagio Anche i politici baciano l’ampolla. Fin dalle prime ore del mattino, appena apre la chiesa, le cosiddette “parenti” del Santo sono in prima in prima fila: si tratta di donne che secondo la tradizione sarebbero dirette discendenti di San Gennaro che con una certa familiarità chiamano il Santo “Faccia Gialla” per via del colore del busto che lo raffigura presente nella cappella omonima e che contiene il teschio attribuito. Le “parenti” pregano, spesso anche a voce alta, in alcuni casi gridano, in pratica esigono il miracolo.
Due le principali spiegazioni sul verificarsi della liquefazione: che il la sostanza contenuta nell’ampolla abbia un basso punto di fusione e che quindi si sciolga subito a un minimo aumento di temperatura, oppure che la sostanza si sciolga per via della tissotropia, la proprietà di alcune sostanze di liquefarsi appena vengono agitate. La Chiesa cattolica e la deputazione non hanno mai autorizzato esami scientifici sulla reliquia.
San Gennaro candidato all’UNESCO
Il prodigio del 16 dicembre si rifà agli eventi del 16 dicembre del 1631, quando un’eruzione del Vesuvio fermata alla sola esposizione delle reliquie di San Gennaro. Gli altri due appuntamenti si tengono il sabato precedente la prima domenica di maggio e il giorno della ricorrenza vera e propria il 19 settembre. Nei giorni della festa nei pressi del Duomo si tiene un mercatino tipico di una festa patronale.
Per l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia “nel simbolo del suo sangue i napoletani hanno visto negli anni il proprio sangue speso per una lotta di società giusta ed equa, un sangue sparso contro le barbarie e la criminalità organizzata. Per questo chi dice San Gennaro dice Napoli”. La candidatura UNESCO riporta la dicitura “Culto e devozione di San Gennaro a Napoli e nel mondo” ed è partita da curia, associazioni e comitati.