Romanzo felino
“Alla Gola” di Henry Hoke: il puma e la Piccola Principessa, il graffiante poema in prosa su ferocia e ambientalismo
Portato in Italia dalla casa editrice Mercurio, il romanzo dell'autore statunitense è un'opera fresca e spietata con il leone di montagna che si aggira sulla collina di Hollywood e che attraversa un mondo in fiamme
Ambiente - di Antonio Lamorte
Non ci aveva mai pensato, poi quel giorno è arrivato. “Non ho mai mangiato una persona ma oggi potrei farlo”. Il puma si aggira sulla gigante scritta Hollywood, sente la terra sotto i suoi artigli che trema e che si sbriciola, si aggira tra una tana e un accampamento, si sfama dopo aver catturato un topolino o un pipistrello, soprattutto osserva e ascolta gli umani che si avvicinano e non lo vedono e maneggiano fruste e smartphone. Alla gola è il suo verbale di tutto quello che passa, astratto e intimo, costretto alla pagina nel poema in prosa dello statunitense Henry Hoke, tradotto da Valentina Maini e pubblicato in Italia da Mercurio. Un libro fulgido e graffiante.
Un’epopea animalesca – dove belve selvatiche sono anche gli animali – sulla violenza, la sopravvivenza, un mondo che è una casa in fiamme – il felino cita Eraclito: “L’unico futuro è il fuoco” – come l’ha definito Greta Thunberg, la magia dell’incontro, la possibilità di un nuovo inizio, l’inevitabilità dell’istinto. Questo protagonista e narratore è ispirato a P22, il puma immortalato in una celebre foto di National Geographic, che si aggirava nei pressi degli Studios losangelini. Dopo un viaggio di circa 20 miglia era entrato nel Griffin Park, prima di essere investito. Alla fine era stato soppresso: troppo gravi le ferite riportate nell’incidente. Gli scienziati lo seguivano e lo osservavano da una decina d’anni: è diventato un simbolo tra magliette, l’istituzione del P22 Day, il progetto della California di dotarsi di corridoi sicuri per la sua fauna selvatica.
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Il suo alter ego letterario osserva tutto e su tutto riflette. “Ho tanto linguaggio nel cervello e non so dove metterlo”. Riconosce la minaccia, ricorda il trauma, sente la paura, metabolizza una decisione – per fortuna Hoke riesce a non antropomorfizzarlo per intero: il felino sente sempre voglia di sangue. La storia è prima completamente carbonizzata da un incendio e quindi totalmente allagata da un diluvio. È dopo queste piaghe purificatrici che il protagonista e voce narrante della storia trova la sua Piccola Principessa. A casa degli Slaughter – che in inglese vuol dire massacro, macello. È con lei che il felino diventa – “se ti senti solo al mondo, trova qualcuno che ti adori” – una divinità: Ecatè, dea greca dalle tre teste o dai corpi, divinità della magia e degli incroci, signora dell’oscurità, dominatrice di demoni malvagi, notte, luna, fantasmi, morti.
Una ragazzina forse rappresentante delle nuove generazioni dei Fridays for Future, di Ultima Generazione che protestano e percepiscono gli esseri umani alla loro last dance per fare il possibile per il pianeta – ammesso che gli umani debbano per i secoli dei secoli per forza rimanerci su questo pianeta. E allora questo leone di montagna curioso e solitario attraversa il suo mondo in fiamme, salta alla gola e lo dissangua con il suo potente morso alla base del cranio, si volta a guardare come Orfeo negli Inferi verso la sua Euridice. “Questo è l’aspetto di una dea”. Ci ricorda che gli esseri umani non sono mai soltanto una cosa sola. E che la natura non è rassicurante, che non è buona. Un’uscita graffiante per Mercurio, casa editrice che ha esordito lo scorso maggio al Salone del Libro di Torino.
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