Altro che movente...
Fucile AR-15 e Rifle Association: l’attentato a Trump perché gli USA sono una santabarbara
I giornali americani si interrogano stupiti sul movente e sull’ideologia: possibile che non vedano che il movente è quello: l’amore per i fucili! Ce ne sono in giro 390 milioni. Tenuti in cucina
Editoriali - di Piero Sansonetti
Si chiama AR-15. È un fucile di precisione che negli Stati Uniti è diventato un mito. È l’arma più desiderata. Ne circolano 40 milioni. Vuol dire che quasi un terzo delle famiglie americane ne possiede uno. È un’arma da guerra. Molto pericolosa. Secondo le leggi americane chiunque la può comprare. Anche un ragazzino. E infatti l’ha comprata Thomas Crooks, un ragazzino, e poi è salito sul tetto e ha sparato a Donald Trump mancando l’obiettivo (la testa) per un centimetro. Nemmeno due anni fa il presidente Biden aveva cercato di far passare una legge che proibiva il commercio di quell’orrendo arnese. I Repubblicani si opposero. Si richiamarono al secondo emendamento della Costituzione americana (approvato alla fine del ‘700) che garantisce a tutti i cittadini americani il diritto a possedere un’arma. Un’arma da fuoco. Qualsiasi arma. Se fosse passata la proposta di Biden, Crooks non avrebbe potuto comprare il suo AR-15. Prima di Biden anche Clinton aveva tentato di frenare il mercato delle armi. Anche lì: muro repubblicano. In America c’è una associazione di produttori d’armi, la Rifle Association, il cui potere è praticamente assoluto. Il partito repubblicano ne è succube. E anche una parte del partito democratico.
Ieri i giornali americani, quasi tutti i più importanti, si chiedevano angosciati quali fossero le ragioni che hanno spinto il giovane Thomas Crooks a sparare contro Donald Trump. Il New York Times, con un titolo in prima a tutta pagina, poneva la questione del movente sul quale sta indagando l’Fbi. Il Washington Post invece si domandava quale potesse essere la sua ideologia. In realtà la risposta alle due domande è molto semplice. Il movente è l’amore per le armi. L’ideologia è l’amore per le armi. Tutto qui. Amore che si è realizzato facilmente in un paese nel quale se un ragazzo vuole comprare una birra gli dicono che è proibito, se vuole una mitragliatrice basta che esibisca la carta di credito. È successo così all’attentatore. Non aveva ancora 21 anni Thomas, e se avesse voluto bere un alcolico, anche a gradazione bassissima, avrebbe dovuto farsi accompagnare dalla mamma. Ma lui voleva solo un fucile di precisione. Il mitico AR-15, desiderio di tutti gli americani timorati di Dio.
- Attentato a Trump: il fallimento della sicurezza, le teorie complottiste, l’operazione “false flag”, il Deep State
- Vincent Fusca: chi è l’uomo ritenuto al centro delle teorie del complotto sull’attentato a Donald Trump
- Chi ha sparato a Trump: il sospetto attentatore Thomas Matthew Crooks, il 20enne eliminato dai cecchini
- Non solo Donald Trump: da Lincoln ai fratelli Kennedy la storia degli attentati ai presidenti USA
AR-15, IL FUCILE DELL’ATTENTATO A TRUMP
Thomas Crooks ha sparato perché possedeva quel fucile. Aveva messo da parte qualche dollaro e l’aveva comprato. In America sono stati venduti negli ultimi tempi circa 40 milioni di Ar-15. Nelle ultime dieci o quindici stragi compiute negli Stati uniti in questi anni, quasi sempre l’AR-15 è stato il protagonista. A occhio e croce circa nel 10 per cento delle case americane esiste un AR-15. Due anni fa il presidente Biden cercò di imporre una legge che vietasse il commercio dell’AR-15. I repubblicani dissero di no, perché ritenevano che in quel modo si violasse il secondo emendamento della Costituzione. È l’emendamento approvato alla fine del ‘700 dal Congresso e dagli Stati e garantisce a tutti i cittadini il diritto di possedere un’arma da fuoco. Su questo emendamento si è costruita la fortuna della colossale industria delle armi americana, rappresentata in politica dalla Rifle Association, una lobby potentissima che è sempre intervenuta in modo pesante nelle campagne presidenziali, assicurandosi sempre la vittoria di un candidato che si era piegato ai loro diktat. La Rifle Association ha sempre vinto le sue battaglie. Vinse e stravinse a metà degli anni Novanta, contro Clinton che tentò di varare una legge che limitasse il commercio delle armi. Fu travolto Clinton, la legge non passò e lui perse le elezioni di mezzo. Allora provò almeno a stabilire una norma che proibisse l’ingresso delle armi nelle scuole. Altra batosta. La Corte Suprema stabilì che quella era una materia che dovevano regolare i singoli Stati. Fuori dai piedi la Casa Bianca e il Congresso. E la Rifle Association brindò, brindò, brindò. Come sempre.
COSA È LA RIFLE ASSOCIATION, LA POTENTISSIMA LOBBY DELLE ARMI
La Rifle Association ha un grande potere anche sui giornali. Non è spiegabile in altro modo il fatto che oggi non sia partita una campagna di stampa contro la libertà di armarsi. E nessun giornale fa notare che se fosse stata approvata la legge proposta da Biden contro l’AR-15, due anni fa, ragionevolmente Thomas Crooks non avrebbe potuto comprare il fucile. Volete il movente e l’ideologia e non vedete che sono lì, chiarissimi, davanti agli occhi. L’amore per le armi è un movente. Chi le ama ama usarle. Ed è un’ideologia. Rappresenta un modo di concepire i rapporti di forza tra gli esseri umani, un modo di concepire la libertà, un modo di concepire la proprietà privata. Curioso l’accostamento, ma non è così tanto paradossale. L’ideologia americana delle armi corrisponde a un vecchio detto di Mao Tse Tung: “Il potere nasce dalla canna del fucile”.
QUANTE ARMI GIRANO NEGLI USA: 390 MILIONI DI CUI 40 DI AR-15
Negli Stati Uniti, secondo le ultime statistiche, circolano 390 milioni di armi da fuoco. Cioè un numero di armi superiore al numero dei cittadini. 40 milioni di queste armi sono i famigerati fucili AR-15 con uno dei quali è stato colpito Trump. Per capire la follia di questi numeri basta dire che in Italia sono in mano ai privati circa quattro milioni di armi da fuoco. Tenuto conto del fatto che la popolazione americana è un po’ più di 5 volte più numerosa di quella italiana, possiamo (con larghezza) moltiplicare per sei e conteggiare i quattro milioni di armi italiane come 24 milioni (tenendo anche conto che da noi sono quasi tutte pistole, in America primeggiano i fucili da guerra). Ecco la distanza è questa: da 24 a 390. Oltre 15 volte di più. Naturalmente il fatto che circolano più armi si traduce in un numero maggiore di morti colpiti da armi da fuoco. Negli Stati Uniti, nel 2022, i morti in una sparatoria realizzata con armi private sono stati circa 15.000. In Italia meno di 200. In Giappone circa 50. Anche qui vale la regola del “6” per portare il numero degli assassinati in proporzione alla popolazione. I nostri 200, moltiplicati per sei, fanno circa 1.200. Negli Stati Uniti sono circa 13 volte di più.
COSA SUCCEDE SE CI SONO PIÙ ARMI IN CIRCOLAZIONE
Come vedete ci sono due linee parallele che segnano il grafico delle armi in casa e il grafico degli omicidi. C’è proporzionalità. Salgono le armi, salgono i morti quasi in egual misura. E infatti c’è uno studio molto dettagliato della Boston University che ci dice che negli ultimi anni l’aumento dell’1 per cento nella vendita delle armi ha portato a un aumento dello 0,9 per cento nel numero dei morti. L’idea che le armi in casa possano funzionare come deterrente è assolutamente e scientificamente infondata. Più armi e più morti. Dopodiché è giusto interrogarsi sulla falla dei sistemi di sicurezza che non ha impedito a un ragazzo di arrampicarsi sul tetto di un edificio a poche decine di metri dal palco di Trump. Certo che non dovrebbe succedere. È anche vero che i servizi di sicurezza americani hanno ben poche possibilità di fronteggiare un esercito di persone armate che probabilmente è di circa duecento milioni di effettivi (considerando che parecchi maniaci dell’arma da fuoco tengono in cucina più di un fucile). Su duecento milioni vuoi che non ci siano almeno alcune centinaia di squilibrati? E voi intanto cercate il movente: a me sembrate pazzi.