L'ex viceministra degli esteri

“Dalla campagna elettorale emerse 2 idee di Europa e Italia, Meloni sbugiardata sulla sanità”, parla Marina Sereni

«Sono emerse due idee di Europa e anche di Italia. Noi ci battiamo per un’Europa progetto di pace, che metta al centro le persone, il lavoro, la giustizia sociale e ambientale»

Interviste - di Umberto De Giovannangeli

9 Giugno 2024 alle 09:00

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“Dalla campagna elettorale emerse 2 idee di Europa e Italia, Meloni sbugiardata sulla sanità”, parla Marina Sereni

Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria nazionale del Partito democratico, già viceministra degli Esteri: Che campagna elettorale è stata quella che ha portato al voto di sabato e domenica? Si è detto e scritto che l’Europa è stata ai margini.
La posta in gioco nel voto di questo fine settimana è davvero grande, per l’Europa e per l’Italia. Alla fine, due visioni dell’Europa mi sembra siano emerse e con esse anche due visioni dell’Italia. L’Europa è a un bivio: proseguire lungo la strada che si è aperta con Next Generation Eu, Sure, il Green Deal, la direttiva sul Salario Minino e sui lavoratori delle Piattaforme – cioè scommettere su maggiori investimenti comuni, maggiore attenzione ai diritti sociali e all’ambiente – oppure considerare quella stagione una parentesi da chiudere, tornare all’austerità e ridurre le ambizioni nella lotta alle diseguaglianze e alla crisi climatica. Noi abbiamo indicato con chiarezza che vogliamo seguire la prima strada, che ci battiamo per un’Europa progetto di pace, che metta al centro le persone, il lavoro, la giustizia sociale e ambientale. Un’Europa che non arretri sui diritti individuali, che difenda la libertà di scelta delle donne su maternità e aborto, che includa tutti e tutte, valorizzando e rispettando le differenze. Perché questo sia possibile serve una sinistra europeista forte nel prossimo Parlamento Europeo.

Un voto al Pd, un voto a sinistra. Indichi tre buone ragioni per farlo.
Prima di tutto per la nostra idea di Europa. Il Pd è in Italia la forza che rappresenta la famiglia socialista e democratica europea, l’unico vero argine alla destra estremista, nazionalista, sovranista. È una destra che mette in discussione il futuro dell’Unione Europea, che vuole svuotarla dall’interno. Chi crede nel progetto europeo, chi vuole cambiare l’Europa per farla pesare di più nel mondo, per espandere i diritti sociali e civili, per aggiornare il “modello sociale europeo” di fronte alle sfide della transizione ecologica e digitale, fa bene ad affidare la sua speranza di cambiamento al Pd. Abbiamo già dimostrato in Europa di essere un partito rispettato e ascoltato. Le idee di David Sassoli sono patrimonio e ispirazione di tutte le forze autenticamente europeiste. Abbiamo presentato liste forti, con persone preparate, portatrici di sensibilità diverse ma unite da valori forti e proposte concrete. Esponenti della società civile, amministratori, parlamentari uscenti, espressioni dei territori: le nostre liste rappresentano al meglio sia l’unità del Pd sia la sua volontà di rinnovamento e di apertura che si è accentuata con la segretaria Elly Schlein. Infine, un bel risultato del Pd rafforza la prospettiva dell’alternativa alla destra di Giorgia Meloni. Abbiamo dimostrato in tutti questi mesi di essere i più convinti sostenitori dell’unità tra tutte le forze democratiche e progressiste. Lo abbiamo fatto a partire dai temi concreti che riguardano la vita delle persone – dalla sanità al salario minimo, dalla casa al welfare. Siamo convinti che dopo le europee sarà possibile e necessario spendere ogni energia per dare vita ad un percorso condiviso in cui possano ritrovarsi tutte le forze – politiche ma anche sociali e civiche – che considerano necessario voltare pagina e dare all’Italia un governo migliore.

Che destra è, in chiave europea, quella che da quasi due anni governa l’Italia?
Fino a pochi anni fa la Presidente Meloni evocava l’uscita dall’Euro. E Salvini, che guardava a Mosca più che a Bruxelles, tace mentre un importante esponente della Lega attacca il Presidente Mattarella proprio per il suo, sacrosanto, richiamo alla sovranità europea. L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’Unione; eppure, oggi è governata da forze che non si sentono eredi di quegli straordinari giovani antifascisti che nel 1941 scrissero dal confino un testo visionario e ancora oggi attualissimo come il Manifesto di Ventotene.
Giorgia Meloni ha abbandonato i toni più euroscettici e ora usa l’espressione “Europa delle Nazioni”, ma se andiamo a vedere i fatti, questo porta ad un’Europa che non corrisponde all’interesse nazionale dell’Italia. Pensiamo al tema migrazioni. Per l’Italia sarebbe indispensabile il superamento definitivo del Trattato di Dublino e una redistribuzione degli arrivi sulla base del principio che “chi sbarca in Italia sbarca in Europa”. Ma siccome i suoi alleati nazionalisti rifiutano questa prospettiva la Presidente Meloni si inventa gli hotspot in Albania. Una spesa assurda che non risolverà il problema dei flussi di disperati che attraversano il Mediterraneo cercando di arrivare non in Italia ma appunto in Europa.

Si vota in un mondo segnato dalla guerra. Dall’Ucraina alla Palestina, Europa se ci sei batti un colpo.
L’aggressione della Russia all’Ucraina e poi la guerra tra Hamas e Israele pongono l’Unione Europea di fronte alla realtà. Mercato unico, moneta unica, libera circolazione, concorrenza, politiche comuni di sviluppo e di convergenza, diritti civili e sociali, transizione ecologica e digitale: il progetto di integrazione europea ha fatto grandi passi avanti nel corso dei decenni, spesso grazie alle crisi che abbiamo dovuto affrontare, come nel caso della pandemia. Ma se oggi in questo scenario internazionale non affrontiamo il nodo della politica estera e di sicurezza non saremo in grado di fermare queste guerre e nemmeno di influenzare le nuove regole del multilateralismo che andranno comunque riscritte quando finalmente le armi taceranno. L’Europa ha saputo reagire in modo unitario al tentativo criminale della Russia di invadere l’Ucraina. Non potevamo e non possiamo accettare che si ridefiniscano i confini attraverso l’uso della forza militare. Per questo è stato ed è giusto sostenere l’Ucraina anche nelle sue capacità di autodifesa. Ed è stato importante aprire le porte dell’Unione all’Ucraina e ad altri Paesi che vogliono entrare a far parte di questa comunità di destino. Ma tutto questo non basta. Serviva e serve una più incisiva azione politica e diplomatica per cercare la via di una pace giusta ed evitare un’escalation devastante e pericolosa. Qui vediamo la debolezza di un’Unione Europea che non sa parlare con una voce sola. E questo le impedisce di interloquire con tutti gli attori internazionali – dalla Cina al Brasile, dal Sudafrica al Messico, dai Paesi del Golfo all’India – per contrastare il tentativo della Russia di presentare la sua guerra imperialista come uno scontro dell’Occidente contro il resto del mondo. Una narrazione pericolosa che rischia però di fare breccia senza un ruolo più incisivo ed autonomo dell’Europa. Guardiamo al Medio Oriente. Mentre Stati Uniti, Egitto, Qatar cercano di mediare tra Israele e Hamas per raggiungere finalmente il cessate il fuoco, liberare gli ostaggi e fermare la strage di civili, l’Europa si divide nei voti all’Onu e la coraggiosa decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda di riconoscere lo Stato di Palestina resta una lodevole iniziativa di singoli Stati membri. Iniziativa cui peraltro chiediamo che anche l’Italia si associ proprio per mantenere aperta la prospettiva politica di “due Popoli due Stati”. Se l’Europa vuole pesare sulla scena internazionale deve superare la regola dell’unanimità in materia di politica estera e di sicurezza, che debbono procedere insieme. L’autonomia strategica dell’Unione Europea è per noi complementare all’appartenenza all’Alleanza Atlantica ma proprio le vicende drammatiche di questi anni – e la cesura che ha rappresentato nel recente passato la Presidenza Trump – ci dicono che dobbiamo accelerare.

C’è chi sostiene che il voto è una prova d’esame per Elly Schlein. Quanto può incidere il voto delle europee sulle dinamiche politiche italiane?
Dobbiamo ringraziare Elly Schlein per una campagna elettorale che l’ha vista girare tutta l’Italia, andando nei luoghi dove le persone vivono i loro problemi quotidiani, cercando davvero di far vivere ogni giorno quell’esortazione dell’ultimo comizio di Enrico Berlinguer “strada per strada, casa per casa”. Se penso a quanto si è spesa sui temi della sanità, che io seguo nell’attuale segreteria, dico anche che è riuscita a smentire le bugie della Premier e a imporre questa nostra priorità nella competizione elettorale. Il tentativo maldestro del Governo di fare un decreto “fuffa” a tre giorni dal voto è la dimostrazione plastica di tutto questo. La nostra battaglia non si fermerà, la riprenderemo in Parlamento subito dopo il voto chiedendo a tutti di approvare la Legge Schlein per portare la spesa sanitaria alla media europea del 7,5% sul Pil e per sbloccare finalmente le assunzioni nella sanità pubblica. Tornando al voto. Personalmente sono fiduciosa e penso che le elezioni europee ci consegneranno un risultato molto positivo. In ogni caso, quale che sia il risultato, sono tra quanti pensano che abbiamo eletto una Segretaria per tutta la durata di un mandato, quindi fino al 2027. Dopo le europee avremo altre sfide importanti a partire dal voto in Emilia-Romagna e Umbria. E poi dovremo dedicare ogni energia a rafforzare il Pd e a costruire l’alternativa alla destra. Serve una riflessione sull’organizzazione del partito, per rinnovare la nostra struttura e dare corpo all’idea di un “nuovo Pd” aperto e plurale, radicato nei territori e capace di parlare soprattutto alle nuove generazioni. E poi l’alleanza. Sono convinta che anche le elezioni europee dimostreranno che le attuali forze di opposizione superano numericamente quelle che governano. Ma per costruire un’alleanza non basta fare una somma algebrica. E senza il Pd non c’è nessuna possibilità di dare vita ad una proposta e ad una coalizione credibile e vincente.

9 Giugno 2024

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