Insorgono le correnti
Sirianni, il magistrato bocciato dal Csm: “colpevole” di essere amico di Mimmo Lucano
Il plenum si spacca e valuta negativamente Emilio Sirianni. Insorgono le correnti di sinistra: “Macché mancanza di equilibrio e indipendenza. È la conseguenza del suo rapporto con l’ex sindaco di Riace...”
Giustizia - di Angela Stella
Il caso Emilio Sirianni spacca letteralmente il Csm. Due giorni fa, dopo ben 3 votazioni, infatti con 15 voti a favore, 14 contrari e due astenuti, il plenum – presieduto da Fabio Pinelli – ha deliberato il mancato superamento, per valutazione negativa, da parte del magistrato della sezione lavoro della Corte di Appello di Catanzaro, della VII valutazione di professionalità.
A favore della valutazione positiva hanno votato i sei togati progressisti di Area, Miele di Md, gli indipendenti Fontana e Mirenda, i quattro di Unicost e Romboli, laico in quota Pd.
Contrari MI, centrodestra e Ernesto Carbone, con Scaletta che, dopo l’astensione nelle prime due votazioni, alla terza votazione si è associato ai suoi di MI.
La motivazione della bocciatura la spiega un comunicato di Md, il gruppo associativo guidato da Stefano Musolino: “I motivi della decisione risiedono nella (ritenuta) mancanza delle indispensabili ‘doti di equilibrio e indipendenza che dovrebbero costantemente connotare la condotta del magistrato’. Le (pretese) ragioni sono note: Emilio Sirianni ‘paga’ le conseguenze del suo rapporto amicale con Domenico Lucano (condannato in primo grado nel 2021 a 13 anni e due mesi per una serie di reati legati agli aiuti forniti ai migranti, ma assolto due anni dopo in Appello, ndr), il suo offrire all’amico Lucano consigli per la sua attività a supporto dei migranti, il suo conforto morale, la sua promessa di impegnarsi per promuovere un movimento di opinione a suo favore. Il tutto è emerso grazie ad attività di intercettazione telefonica – cui era sottoposto Lucano – nel corso delle quali Sirianni ha anche avuto il torto di esprimere commenti molto aspri, propri di una conversazione privata tra amici, sulla professionalità di un magistrato (Gratteri, ndr)”.
“Si tratta – conclude la nota di Md – di una valutazione di professionalità che omette di valutare il lavoro giudiziario, per concentrarsi sulla vita privata del magistrato”.
È “un precedente pericoloso per tutti i magistrati italiani, che rischiano di essere bloccati nelle progressioni di carriera per le loro scelte di vita privata e non per il vaglio negativo dell’attività che svolgono nell’aula”.
A sostegno di Sirianni anche un comunicato del coordinamento nazionale di AreaDg: “La professionalità del magistrato è il fondamento della sua legittimazione. Riteniamo che il circuito del governo autonomo debba monitorarla in ogni fase della vita lavorativa del magistrato. Debba individuarne le eventuali criticità per aiutare il magistrato a superarle. Debba accertarne le carenze per adottare i provvedimenti di legge”.
Ma “questa regola vale per i fatti commessi nell’esercizio della giurisdizione o comunque connessi ad essa. Non può valere per i fatti della vita privata, già ritenuti non illeciti in sede penale e disciplinare (come avvenuto per Sirianni, ndr). Non è accettabile che si valuti la professionalità di un magistrato sulla base di parole dette e cose fatte al di fuori della giurisdizione. Questo è quello che accaduto ad Emilio Sirianni. Certo ha usato parole forti ed urticanti ma quelle parole e quei fatti erano già stati ritenuti non illeciti”.
“Il rischio – proseguono le toghe guidate da Ciccio Zaccaro – è che la valutazione di professionalità non guardi più a come si fa il magistrato ma divenga il modo per conformare i magistrati italiani, per promuovere un modello di magistrato silente ed indifferente, per punire chi si impiccia di cose che non lo riguardano”.