Dall'archivio de L'Unità
Gianni Minà racconta Massimo Troisi: “Amava donne e sport, era lieve e stonato nella stagione dei comici ‘di sinistra’”
L'articolo del giornalista all'indomani della morte dell'attore napoletano, il 4 giugno del 1994. "Per Edoardo De Filippo era un comico di domani con le radici nel passato. Ci mancherai tanto, Massimo"
Spettacoli - di Redazione Web
Massimo Troisi “amava le donne e lo sport e voleva aver tempo per queste due passioni”. E poi era un “essere umano leggero, lieve, forse stonato in un’epoca e in una società dello spettacolo dove imporre la propria presenza, essere arroganti, è il comportamento di moda”. Lo ricordava così Gianni Minà, giornalista e amico, all’indomani del 4 giugno 1994, il giorno della morte dell’attore napoletano. Lo ricordava sulle pagine de L’Unità – il titolo: “Morto Troisi, viva Troisi” – così dopo averlo conosciuto da vicino, dopo pure quello storico sketch al programma “Alta Classe” sull’agendina del giornalista – “Fratelli Taviani, Little Tony, Toquinho, Troisi. E mi ha trovato” – con Pino Daniele rimasto negli annali. Minà scrisse che Edoardo Filippo gli disse che Massimo Troisi era “un comico di domani con le radici nel passato”.
Nel suo articolo ricordava gli esordi dell’attore di San Giorgio a Cremano, il trio comico “La Smorfia” con Lello Arena ed Enzo De Caro, il successo con la trasmissione Rai “No Stop” di Bruno Voglino, la rivelazione al cinema con Ricomincio da tre nel 1981, il secondo Scusate il ritardo, l’intervista dopo il primo Scudetto del Napoli in cui faceva finta di essere l’unico napoletano a non sapere della vittoria, le partecipazioni al programma “Blitz” dello stesso Minà con Roberto Benigni.
La stagione dei comici “di sinistra”
“Fu la stagione oltre che di Troisi, di Benigni, di Verdone, di Grillo. Sono passati soltanto 15 anni e sembra un’eternità. La tv schiava dell’audience, la tv commerciale ha disintegrato anche la capacità di far ridere intelligentemente. E non dico questo perché Troisi, come gli altri che ho citato, erano indicati come ‘comici di sinistra’, cosa che oggi apparirebbe un peccato. ‘Scusa, ma da che parte potevo stare? – mi disse una volta Troisi sorridendo – Songo nato a San Giorgio a Cremano e al pizzicagnolo io dicevo sempre di aver fede, perché ai poveri ci pensa Dio. Pover’omme. Un giorno stanco di segnare nel quaderno dei crediti mi disse ‘non sarebbe meglio, aspettando Dio, che a saldare il conto passasse tuo padre?”.
Gli ultimi giorni e l’ultimo ciak de “Il Postino”
Un racconto che arriva fino agli ultimi giorni: al trapianto al cuore rimandato pur di terminare Il Postino, il film che aveva voluto assolutamente fare comprando i diritti del romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta e affidandone la regia a Michael Radford, che venne candidato a cinque Premi Oscar e che lui non riuscì mai a vedere, stroncato nel sonno a casa della sorella a dodici ore dall’ultimo ciak.
“Sotto la sua pigrizia nascondeva però talvolta una volontà di ferro – continuava – Il film terminato sabato scorso con Philippe Noiret, lo aveva inseguito per anni, dopo aver scoperto il libro di Skármeta, un autore cileno del quale mi aveva chiesto ogni dettaglio. Forse per una volta ha voluto controllare il suo cuore per riuscire a portare a termine un progetto amato. Se la storia è andata così, è stata una delle poche volte che ha permesso al suo raziocinio di prevalere sulle sue passioni. Ci mancherai tanto, Massimo”.
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