Il conflitto in MO
Rafah, ancora attacchi israeliani sulla città: altri 20 morti dopo l’incendio nella tendopoli, Netanyahu nella bufera
Esteri - di Redazione
Quello di domenica notte sarà anche stato un “tragico incidente”, come l’ha definito il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma intanto l’IDF continua senza sosta ad attaccare la Striscia di Gaza ed in particolare la città di Rafah, al confine con l’Egitto, dove da mesi sono rifugiati almeno 800mila sfollati.
Nuovo attacco israeliano su Rafah
Dopo il bombardamento avvenuto nella notte tra domenica e lunedì, che ha causato almeno 45 vittime, in larga parte donne e bambini della tendopoli di Tel al-Sultan, nel quartiere nord-occidentale della città, questa volta l’attacco dell’esercito israeliano ha avuto luogo nella zona di al-Hashashin.
Fonti locali riferiscono di oltre 20 persone uccise e una decina rimaste ferite nel bombardamento. Un uomo palestinese che ha assistito all’attacco ha riferito ad Al Jazeera: “Era una zona sicura che si era riempita di tende e sfollati. Improvvisamente, un missile è caduto sull’edificio, che era stato costruito usando alcuni blocchi e tubi metallici. Abbiamo visto persone per strada, sfollati e cittadini. Non c’erano combattenti o altro. Era una zona sicura”.
I tank israeliani raggiungono il centro di Rafah
Non solo bombardamenti. A Rafah, come diversi giornalisti sul posto hanno potuto riferire in queste ore, l’esercito israeliano sta avanzando verso la parte centrale della città al confine con l’Egitto. In particolare l’IDF sarebbe riuscito a prendere il controllo della rotonda di al Awda, importante snodo della città dove hanno luogo banche e uffici governativi.
Le reazioni della comunità internazionale
La strage provocata da Israele a Rafah ha isolato ancora di più il governo di Netanyahu a livello internazionale. Oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato una riunione di emergenza a porte chiuse per discutere proprio dell’offensiva dell’IDF nella città della Striscia di Gaza.
E sempre nella giornata odierna Spagna, Irlanda e Norvegia, come annunciato nei giorni scorsi, riconosceranno oggi formalmente lo Stato di Palestina. “Riconoscere lo Stato di Palestina significa giustizia per il popolo palestinese”, ha detto ieri a Bruxelles il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares. È anche “la migliore garanzia di sicurezza per Israele e assolutamente essenziale per raggiungere la pace nella regione”, ha affermato insieme ai suoi colleghi irlandesi e norvegesi.
Da Tel Aviv la reazione è stata quella di richiamare gli ambasciatori e minacciare ritorsioni nei confronti dei tre Paesi. Per lo stato ebraico il riconoscimento della Palestina è infatti “un premio” per Hamas e una mossa “unilaterale”.
Tregua più lontana tra Hamas e Israele
Massacro di Rafah che allontana ancor di più la possibilità di una tregua, un cessate il fuoco, tra Hamas e Israele. Il gruppo radicale islamico lunedì ha informato i mediatori che non parteciperà ad alcun negoziato con Israele.
I negoziati si sono interrotti tre settimane fa dopo che Israele ha respinto l’ultima bozza approvata da Hamas, accusando l’Egitto di avere “unilateralmente apportato modifiche fondamentali”.