La storia di Beatrice

Allieva si uccide nella Scuola Carabinieri di Firenze, lettera-denuncia dei genitori: “Sistema costituito da gerarchi”

Cronaca - di Redazione

15 Maggio 2024 alle 11:15

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Allieva si uccide nella Scuola Carabinieri di Firenze, lettera-denuncia dei genitori: “Sistema costituito da gerarchi”

Beatrice Belcuore frequentava il secondo dei tre anni previsti dalla formazione della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri di Firenze: lo scorso 22 aprile si è tolta la vita con la sua pistola d’ordinanza all’interno della Scuola.

Una vicenda diventata di pubblico dominio con la lettera della famiglia della 25enne, pubblicata sul sito del sindacato dai carabinieri Unarma. La lettera dei genitori di Beatrice evidenzia una serie di problematiche fatte presenti dalla figlia, in particolare le rigide regole imposte agli allievi che erano diventate nel corso degli anni fonti di disagio per la 25enne.

In particolare nei giorni precedenti la morte della giovane carabiniera, Beatrice mostrava “sintomi attribuibili a una condizione di forte stress psicofisico”. Un esempio era la perdita di capelli di cui aveva parlato con la madre: “Doveva necessariamente tenere i capelli raccolti, tirati al punto che li stava perdendo, anche per andare in piscina”.

Le regole imposte dalla Scuola Carabinieri

C’era poi la questione delle regole della scuola imposte su ogni aspetto della quotidianità, comprese le scarpe da poter indossare. In uno dei messaggi Beatrice scrivere ai genitori: “Le ragazze NON possono indossare stivaletti tipo Dottor Martens [sic] o Timberland durante le libere uscite”, spingendosi a dire che frequentare la Scuola dei Carabinieri di Firenze le stesse “rovinando la vita”.

Quindi la questione del Covid, di cui Beatrice si era ammalata nell’ottobre dello scorso anno. Nonostante febbre e altri sintomi, la ragazza era stata costretta a partecipare all’adunata mattutina delle 6:15. Il padre di Beatrice aveva telefonato per chiedere spiegazioni in merito all’ufficiale comandante di plotone della figlia, che si era risentito e aveva detto ai propri superiori di essere stato importunato e aggredito dal genitore.

I genitori raccontano anche che “nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso anche se era da sempre stato il suo sogno. Aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e totalitario. Successivamente si era convinta che il regime così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo iniziale per testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli. Purtroppo questo non corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati“.

Per questo nella lettera i genitori manifestano “la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani“.

I rapporti con la Scuola e il precedente

Quindi il comportamento tenuto dalla Scuola nel comunicare il tragico decesso della 25enne. Nella lettera i genitori di Beatrice raccontano che la morte della figlia gli è stata comunicata al telefono, mentre “si trovava in auto”, con gli ufficiali della Scuola che non hanno avuto “la capacità di manifestare empatia nei confronti della famiglia”.

Beatrice non ha lasciato alcuna lettera o messaggi prima di togliersi la vita.  comando generale dei Carabinieri non ha risposto alla lettera. Il comandante della Scuola Marescialli e Brigadieri, il generale Pietro Oresta, ha solo parlato di “profonda disperazione per la morte di questa giovane carabiniera”, riporta il Corriere Fiorentino.

La vicenda di Beatrice non è un unicum: già nel 2017 un allievo della Scuola, di 22 anni, si uccise sparandosi alla testa.  Per questo il sindacato Unarma, nel diffondere la lettera della famiglia, ha sottolineato di voler favorire l’adozione di “misure efficaci volte a garantire il benessere psicologico e la salute mentale di tutti i suoi membri”.

di: Redazione - 15 Maggio 2024

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