Libertà di stampa?
Giornalista condannato a 8 mesi di carcere per aver fatto il suo lavoro, la sentenza contro Pasquale Napolitano
Il collega, 42enne cronista politico originario della Campania, dovrà - secondo la decisione di un giudice monocratico - oltre che scontare otto mesi di detenzione, pagare anche 6.500€ di multa. Il caso ha riguardato un articolo sull'Ordine degli Avvocati di Nola. La solidarietà dell'Ordine dei Giornalisti
Giustizia - di Andrea Aversa
Lo scorso 7 maggio è arrivata la doccia fredda. Un fulmine a ciel sereno ha colpito, non solo il giornalista Pasquale Napolitano ma l’intera categoria di cui lui fa parte. Martedì scorso, infatti, un giudice monocratico ha condannato il collega a 8 mesi di carcere e a sborsare 6.500 € totali, tra sanzioni e risarcimento. Pena poi sospesa perché il condannato è incensurato. Il motivo? Napolitano, collaboratore de Il Giornale e della trasmissione Mediaset Quarta Repubblica condotta da Nicola Porro – secondo la sentenza – avrebbe diffamato l’allora Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola Domenico Visone e alcuni consiglieri. L’episodio è del 2020, quando il giornalista ha scritto sul giornale online Anteprima24 un articolo che denunciava lo stallo dell’Ordine di Nola, vittima dello scontro tra le correnti interne all’ente.
La denuncia di Napolitano
Quali fatti aveva denunciato Napolitano? Secondo il giornalista, il presidente Visone – nonostante non avesse più una maggioranza in Consiglio (solo 6 consiglieri su 21) e ci fosse una sentenza del Tar che offriva la possibilità ai consiglieri di sfiduciarlo – restava caparbiamente in carica, senza convocare il Consiglio stesso, per evitare la sua sostituzione. In pratica, la diffamazione contestata al giornalista è stata quella di affermare che Visone, a causa del suo presunto ‘amore per la poltrona‘, avrebbe tenuto in ‘ostaggio‘ l’intero Ordine. Diffamazione che sarebbe poi stata aggravata dal fatto che il collega ha poi pubblicato tale articolo sul web e sui propri profili social. Un passaggio ovviamente normale e scontato per chi fa questo mestiere per testate giornalistiche online.
Pasquale Napolitano e l’Ordine degli Avvocati di Nola
Tuttavia, Napolitano nei suoi articoli ha poi anche dato spazio di replica alla parte che si era sentita diffamata. Il giorno dopo la pubblicazione del pezzo incriminato, infatti, il giornalista ha pubblicato la replica dei consiglieri ancora legati al Presidente Visone. E quando quest’ultimo si è poi dimesso, ne ha pubblicato anche le motivazioni. Ora Napolitano continuerà a difendersi nei gradi di giudizio che restano, con i mezzi consentiti dalla legge. Entro 90 giorni il Tribunale dovrà rendere pubbliche le motivazioni della sentenza. Ma è lecito chiedersi che peso ha oggi una vicenda del genere. In un periodo storico nel quale si parla di libertà di stampa ed espressione, ci troviamo ad esprimere la nostra più forte e sincera solidarietà nei confronti di un valido cronista, ‘colpevole‘ solo di aver svolto il suo lavoro. E che sta vedendo, non solo da professionista ma anche da padre, crollarsi il mondo addosso per un pezzo di 12 righe.
La solidarietà dell’Ordine dei Giornalisti della Campania
“L’Ordine dei Giornalisti della Campania e la Commissione Legalità dell’Ordine regionale, dinanzi alla condanna in primo grado del collega Pasquale Napolitano esprimono piena e forte solidarietà . I fatti – denunciano- rappresentano un inaccettabile attacco alla libertà di informazione. Non comprendiamo come si possa essere arrivati ad una condanna ad 8 mesi di carcere per un articolo sull’ordine degli avvocati di Nola che non aveva – a nostro parere- elementi di diffamazione e che ha assicurato diritto di replica. Napolitano, cronista 42enne, ha semplicemente svolto il proprio lavoro e la condanna al carcere, seppur con pena sospesa, è una grave ferita che non puo’ passare inosservata.
Questo tipo di sentenza mette a rischio l’autonomia dei giornalisti. È incomprensibile, inoltre, che la condivisione sui social dell’articolo firmato da Napolitano sia stata ritenuta un’ aggravante e ancora non chiaro è come sia possibile che la sentenza in questione, su un diritto costituzionale, sia stata emessa da un Got. Ci auguriamo che il caso venga assolutamente rivisto in appello, sarebbe un grave precedente. La Corte Costituzionale con la sentenza n.150 del 2021, ha infatti riconosciuto il ruolo dell’Ordine dei giornalisti a difesa degli interessi diffusi e ha modificato le attuali norme restringendo le ipotesi di carcere per i giornalisti“.
Il post di Giuseppe Conte
“Pasquale Napolitano è un giornalista de ‘Il Giornale’ che ho avuto modo di conoscere per i suoi retroscena mai teneri con il Movimento 5 Stelle e anche per il suo lavoro giornalistico fra territorio e siti di informazione online. Mi preoccupa fortemente apprendere oggi di una condanna addirittura al carcere per la vicenda collegata a un suo articolo su un sito online. Gli esprimo la mia solidarietà. Non ho letto l’articolo in questione, ma non è questo il punto. Ritengo il carcere per i giornalisti qualcosa di totalmente inaccettabile. Per questo contrastiamo le proposte di parlamentari di maggioranza e non solo che continuano ad andare in questa direzione“.
Lupi, Ronzulli e Cantalamessa
“Solidarietà al giornalista Pasquale Napolitano, condannato a otto mesi di carcere per un articolo pubblicato su un sito on line. Una condanna che desta più di qualche perplessità. La questione del carcere per i giornalisti va risolta perché i professionisti dell’informazione non possono svolgere il proprio lavoro con una spada di Damocle sulla testa“. Lo afferma il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi. “Esprimo massima solidarietà a Pasquale Napolitano, giornalista de Il Giornale, per la sentenza emessa nei suoi confronti per un articolo pubblicato su un sito online. Una condanna sicuramente spropositata, a otto mesi di carcere, che lascia perplessi“. Così in una nota il senatore campano della Lega Gianluca Cantalamessa. “Esprimere la convinta solidarietà al cronista Pasquale Napolitano, non è sufficiente. Ad essere ingiusto, oltre alla condanna ad otto mesi, è il fatto che nel nostro Paese sia ancora previsto per la diffamazione il carcere per i giornalisti. Non a caso, Forza Italia è in prima linea per eliminare una misura che rappresenta una spada di Damocle sulla testa dei cronisti, in grado di condizionare la libertà di stampa“. Così, la senatrice di Forza Italia e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.