L'inchiesta sulla strage
Strage di Casteldaccia, gli operai non dovevano scendere nella vasca: non era previsto dall’appalto
I cinque operai morti nella strage di Casteldaccia (Palermo), dopo essersi calati in un tombino dell’impianto fognario per finire soffocati dall’idrogeno solforato inalato, non avrebbero dovuto scendere nella cisterna interrata dell’impianto di sollevamento delle acque reflue.
Per questo nessuno degli operai morti lunedì non indossava alcuna mascherina protettiva, che probabilmente avrebbero salvato loro la vita, così come non avevano portato nei locali sotterranei in cui sono morti il “gas alert”, dispositivo che misura le concentrazioni di gas.
L’indagine sulla strage di Casteldaccia
Il contratto d’appalto sottoscritto dalla ditta non lo prevedeva, come riferisce l’Ansa: i lavori di spurgo a cui la squadra lavorava dovevano essere svolti in superficie. Proprio su questo punto si concentreranno le indagini della Procura di Palermo, che ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di omicidio colposo: per capire se tale comportamento era avvenuto già altre volte. Inchiesta che dovrà fare luce sui motivi per cui la squadra della società privata Quadrifoglio Group e i due operai interinali dell’Amap, l’azienda acquedotti di Palermo, siano scesi nella struttura.
Sede della Quadrifoglio Group che oggi è stata sottoposta a sequestro: l’ingresso dell’azienda di Partinico è presidiato da una pattuglia della polizia mentre ieri, subito dopo la strage avvenuta intorno alle 13, la polizia si era già recata nella sede della ditta prendendo documenti, contratti di appalto e le schede degli operai che lavoravano per conto dell’impresa a Casteldaccia.
La testimonianza del sopravvissuto
Paolo Sciortino, uno degli operai scampato alla strage di Casteldaccia, ricostruendo la dinamica dell’incidente costato la vita a cinque suoi colleghi racconta all’Ansa quanto accaduto lunedì, in particolare sottolineando il comportamento tenuto da Epifanio Alsazia, il 71enne contitolare della ditta che faceva i lavori di manutenzione delle fogne.
“Ha detto che voleva andare lui. È stato il primo a scendere nell’impianto. Si poteva godere la pensione e invece era sempre il primo a intervenire”, le parole di Sciortino, 36 anni.
Non vedendolo risalire, gli altri colleghi sono scesi l’uno dopo l’altro in soccorso del capo della Quadrifoglio Group srl, trovando a loro volta la morte nell’impianto.
“Ho sentito una voce che gridava ‘aiuto, aiuto. Venite qua, venite qua’, e mi sono avvicinato. Di solito è un intervento che si fa con la mascherina”, aggiunge Sciortino, che si è salvato perché è stato l’ultimo a entrare nell’impianto e si è fermato in tempo.
L’operaio è ora ricoverato in ospedale, a Termini Imerese. È invece in gravissime condizioni il 62enne Domenico Viola, in terapia intensiva al Policlinico di Palermo. “Non era la prima volta che intervenivamo, già in altre due occasioni abbiamo lavorato lì e non c’era questa situazione, stavolta è accaduto qualcosa”, il suo racconto.