Mattanza senza fine
Suicidi in carcere nel 2024: ad oggi sono 35 i detenuti che si sono tolti la vita
È il 35esimo detenuto che si è tolto la vita dall'inizio dell'anno. A darne l'annuncio il Garante per i diritti dei reclusi della città siciliana Giovanni Villari
Giustizia - di Redazione Web
Ancora un suicidio in carcere. Il 35esimo dall’inizio dell’anno se consideriamo il giovane che si è tolto la vita nel Cpr di Roma. Una mattanza di Stato che continua, senza fine. Una strage che prosegue nell’indifferenza della politica. Questa volta, si è tolto la vita – impiccandosi – un 32enne affetto da disturbi psichici. Si è impiccato in cella, gli restava poco tempo da scontare dietro le sbarre. Il dramma è avvenuto a Siracusa. A dare la triste notizia è stato il Garante per i diritti dei detenuti della città siciliana, Giovanni Villari. Riportiamo qui, per intero, il suo post scritto e pubblicato su Facebook:
Quanti suicidi in carcere nel 2024
“Purtroppo stavolta è un giovane di 32 anni, affetto da disturbi psichiatrici colui che si è tolto la vita nella casa circondariale di Siracusa. La patologia documentata di quest’uomo, legata al suo insano gesto, non rappresenta ahimè, una rarità. Oggi pomeriggio alle ore 15.50 circa, P. G. nato a Lentini (SR), si è impiccato utilizzando il lenzuolo del suo letto mentre si trovava nella sua camera detentiva. Immediatamente soccorso da medici e infermieri che hanno tentato di rianimarlo per quasi un’ora, è stato successivamente trasportato al pronto soccorso tramite ambulanza. Sebbene mantenesse ancora una certa attività cardiaca, era già in uno stato comatoso. È angosciante sottolineare che, in ogni caso, questa giovane persona, stava per concludere il suo periodo detentivo, previsto per il prossimo mese di settembre. Questo fatto conferma una tragica statistica che indica come periodo di maggiore criticità per i suicidi in carcere quello dei primi 5-6 mesi dall’ingresso in istituto e gli ultimi sei mesi prima dalla data di fine pena.
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Suicidio nel carcere di Siracusa
Le autorità carcerarie stanno affrontando una sfida sempre più urgente nel prevenire i tragici atti di autolesionismo tra i detenuti. È essenziale implementare programmi di supporto psicologico e morale all’interno delle strutture detentive al fine di offrire un aiuto concreto a coloro che si trovano in situazioni di disagio estremo. Inoltre, è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di sostenere i detenuti in difficoltà e di promuovere una cultura di solidarietà e comprensione. Solo attraverso un impegno collettivo possiamo sperare di ridurre il numero di suicidi in carcere e garantire un ambiente più sicuro e umano per tutti. Dato che gli individui coinvolti, nonostante abbiano commesso errori che hanno arrecato disturbi e danni alla società, mantengono diritti fondamentali che devono essere protetti e rispettati, è essenziale concentrarsi sul recupero e sulla rieducazione al fine di non lasciare nessuno indietro. Il sistema penitenziario italiano presenta diverse criticità che ne compromettono il corretto funzionamento e mettono a rischio i diritti e le condizioni dei detenuti.
Chi è il detenuto che si è tolto la vita nel carcere di Siracusa
Uno dei principali problemi (ma non l’unico) riguarda il sovraffollamento delle carceri, con una popolazione detenuta che supera spesso la capacità massima prevista dalle strutture. Attualmente l’aggiornamento al 31 marzo riporta una presenza totale di 61.050 detenuti, di cui 2.620 donne, per una capienza complessiva nei 189 istituti di pena, di 51.180 detenuti. Questo porta a una carenza di spazio, vitale per i detenuti, e crea tensioni all’interno degli istituti penitenziari. Inoltre, le condizioni igienico-sanitarie all’interno delle carceri sono spesso oggetto di forte critica, per problemi di pulizia e scarsa accessibilità a servizi sanitari adeguati. La mancanza di personale penitenziario sufficiente è un’altra criticità importante, che influisce sulla sicurezza e sul benessere dei detenuti. Il sistema penitenziario italiano si trova dunque di fronte a sfide significanti che richiedono interventi urgenti per migliorare al più presto la situazione.
Perché tutti questi suicidi in carcere e cosa si può fare
L’impatto delle azioni dei garanti territoriali si è esteso oltre le mura delle carceri: sono state organizzate campagne di sensibilizzazione nella comunità locale in tanti comuni italiani per promuovere una maggiore comprensione e accettazione delle persone detenute e per contrastare lo stigma associato al carcere. Anche a Siracusa il 18 aprile u.s. presso l’Urban Center si è svolta una conferenza sul tema dei suicidi in carcere: “Diamo voce a chi non può farsi ascoltare”. L’evento, è stato organizzato dall’ufficio del Garante per la tutela dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Sociali, con l’obiettivo di richiamare l’attenzione di tutto il mondo istituzionale presente sul territorio siracusano e sensibilizzarlo sull’impellenza d’interventi urgenti in merito alla gravità del fenomeno dell’aumento dei suicidi e del pericoloso sovraffollamento carcerario, di cui verosimilmente il dramma dei suicidi ne è in parte conseguenza.
Le parole del Garante Villari
Tutti noi garanti territoriali stiamo tentando in vari modi di veicolare più informazioni possibili che riguardano le pericolose criticità che aggravano il traballante quadro generale del sistema penitenziario italiano già in crisi per il sovraffollamento che non accenna a diminuire e a cui la politica non da ancora risposte certe. Parlano, cianciano di realtà che in fondo non conoscono e vogliono sembrare professionisti e risolutori di cause che non rientrano nelle loro mire politiche. Tanto quelli sono soltanto detenuti non persone e liberi cittadini“.