L'approvazione di Tel-Aviv
Israele senza pietà, lancia nuova controffensiva su Rafah
Bimbi soli, edifici completamente distrutti: Khan Younis, che un tempo ospitava 200mila persone, è diventato un paese fantasma. Save the children: “Scioccati da tanta distruzione”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
I preparativi sul terreno sono ultimati. Tutto è pronto, manca solo il via libera del Primo ministro. Che non tarderà ad arrivare. Questione di ore. Il gabinetto di guerra di Israele ieri è stato in riunione permanente al quartier generale militare di Kirya a Tel Aviv.
Si preannuncia il peggio. Una mattanza immane. Cosa sia oggi Rafah lo testimoniano gli operatori di Save the Children che sono tornati nella città per la prima volta dopo l’inizio del conflitto, oltre sei mesi fa.
Così un report dell’Organizzazione umanitaria: “I bambini vivono tra le macerie nelle strade completamente devastate di Khan Younis, la seconda città più grande di Gaza, Prima degli attacchi del 7 ottobre e della guerra a Gaza, la città nella parte meridionale della Striscia aveva una popolazione di oltre 200.000 persone, tra cui circa 100.000 bambini. Ora Khan Younis è una città fantasma, con persone che tentano gradualmente di tornare per proteggere ciò che resta delle loro proprietà o per recuperare gli effetti personali, mentre i bambini soli vagano per le strade in cerca di acqua e di altri rifornimenti. I media hanno recentemente riferito che le immagini satellitari mostrano file di tende in un sito a ovest di Khan Younis”.
Sacha Myers, portavoce di Save the Children – è un’operatrice umanitaria da oltre 14 anni – ha lavorato in decine di disastri, tra cui le il ciclone Idai in Mozambico e la riconquista di Mosul in Iraq – e ha descritto scene apocalittiche: “Mi sono sentita fisicamente male, il mio corpo ha reagito nel vedere questa brutalità assoluta, questo totale disprezzo per la vita umana. Sono stata in molte zone di guerra e disastri, ma non mi sono mai trovata in una situazione in cui, a perdita d’occhio, ogni edificio è in macerie. In alcuni conflitti si vede la devastazione, ma ci sono aree risparmiate, edifici ancora in piedi. Qui, a 360 gradi, ogni singolo edificio è gravemente danneggiato o in macerie. E non solo in una o due strade, ma in decine di strade. La distruzione è ovunque.”
“Mi ha colpito anche il numero di bambini soli. Si attraversa una strada che sembra vuota e all’improvviso si vedono bambini che escono dalle macerie. Erano tanti, trasportavano contenitori, credo d’acqua e non so da quanto tempo sono da soli, nelle strade distrutte. Si vedeva che i contenitori erano pesanti e difficili da trasportare per loro. È stato terribile vedere così tanti bambini senza nessuno, sapendo quanto sia pericoloso stare in quegli edifici crollati o semi-distrutti”.
“Siamo tutti completamente sotto shock per il livello di devastazione. E al contempo c’è una rabbia crescente in noi per quello che è successo e per l’entità dei danni”, ha commentato Karyn Beattie, team leader di Save the Children a Gaza. “Come è possibile radere al suolo una città come questa? E vedere le scuole completamente distrutte – con i murales colorati sui lati – e sapere che i bambini sono stati uccisi all’interno. Come si può accettare tutto questo?”
“Questi edifici sono la linfa vitale di una società. Sono le fondamenta di una comunità e di un Paese e parlano del suo futuro. I soldi e il tempo che ci vorranno per ricostruire… se le bombe smetteranno di cadere… saranno enormi. Una generazione di bambini, se sopravvive, non avrà dove imparare e dove andare”, conclude Karun Beattie.
I recenti tentativi delle famiglie di rientrare nelle loro case a Khan Younis e più a nord di Gaza testimoniano le terribili condizioni in cui versano le famiglie in tutta la Striscia. Queste sono le aree più colpite dagli attacchi aerei, dove gli aiuti sono più limitati e i servizi di base inesistenti. Le parti in conflitto hanno l’obbligo legale di proteggere i civili, ovunque si trovino a Gaza.
Save the Children sta valutando la fattibilità di istituire una clinica per l’assistenza sanitaria primaria a Deir Al Balah, nella zona centrale di Gaza e nelle zone costiere, preparandosi a qualsiasi potenziale spostamento di persone più a nord in futuro.
Nonostante le sfide significative, Save the Children rimane operativa nel nord di Gaza attraverso un partner locale che svolge attività ricreative con i bambini in 13 rifugi e ha condotto una campagna di sensibilizzazione sulle misure di protezione per i bambini non accompagnati e separati.
La mattanza continua. Le forze israeliane hanno ucciso un operatore umanitario belga e suo figlio di sette anni in un attacco a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Lo ha affermato la ministra della Cooperazione allo sviluppo e delle politiche urbane belga Caroline Gennez.
«È con grande tristezza che sono stata informata che la scorsa notte uno dei nostri dipendenti è stato ucciso da un bombardamento israeliano», ha scritto Gennez sul social X, «Abdallah Nabhan e suo figlio Jamal di 7 anni sono stati uccisi in un attacco a Rafah». Secondo al-Jazeera, almeno sette persone sono state uccise dall’attacco israeliano contro un edificio che ospitava circa 25 persone, tra cui palestinesi sfollati provenienti da altre parti della Striscia di Gaza.