Rischio catastrofe
Gaza, Israele ammassa tank al confine per l’attacco su Rafah: l’Egitto propone il rilascio di 33 ostaggi, “unici ancora vivi”
Esteri - di Carmine Di Niro
L’offensiva israeliana su Rafah, la città della Striscia di Gaza al confine con l’Egitto dove da mesi si sono rifugiati oltre un milione di palestinesi scappati dal nord e dal centro del territorio controllato da Hamas, si fa sempre più vicina.
Nonostante l’aperta contrarietà della comunità internazionale, che teme un disastro umanitario senza precedenti, Tel Aviv ha ammassato decine di carri armati e veicoli blindati lungo il confine meridionale con Gaza, al valico israeliano di Kerem Shalom.
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Il “campo profughi” allestito da Israele
A testimoniarlo sono alcune immagini satellitari che mostrano come l’IDF da giorni stia lavorando per allestire un campo profughi per i gazawi: nei giorni scorsi il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, che ha più volte ripetuto che un attacco a Rafah è necessario, ha già annunciato l’acquisto di 40mila tende, ciascuna con una capienza di 10–12 persone.
Visti i numeri, appare dunque ovvio che al momento dal “campo profughi” resterebbero fuori almeno la metà dei civili palestinesi che in questo momento si trovano a Rafah. Le tende potrebbero dare ospitalità a circa 500mila persone, meno della metà dell’attuale popolazione di Rafah.
Struttura che dovrebbe essere allestita tra Khan Yunis, occupata per mesi dalle forze militari israeliane e ormai semidistrutta, e Al Mawasi, località che si trova sulla costa sempre all’altezza di Khan Yunis, nel centro della Striscia.
Il molo Usa per gli aiuti a Gaza
Nonostante la netta contrarietà dell’amministrazione Usa di Joe Biden, gli Stati Uniti probabilmente proprio come reazione ai propositi di attacco israeliano su Rafah stanno per avviare la costruzione di un molo galleggiante al largo di Gaza per favorire il passaggio di aiuti umanitari destinati alla popolazione della Striscia
Un piano molto complesso, come ricorda il quotidiano britannico Guardian, per questioni di sicurezza e modalità di distribuzione degli aiuti: Biden ha però ordinato ai militari di non metter piede sulla costa di Gaza.
Le truppe statunitensi attive nella costruzione del molo galleggiante, davanti alle coste di Gaza, contano di renderlo operativo entro l’inizio di maggio. Lo hanno dichiarato fonti dell’esercito israeliano, riporta l’Agi. Sarà una sorta di isola artificiale, chiamata Jlots, Joint Logistics Over the Shore, un tentativo degli Stati Uniti di contribuire maggiormente a fornire aiuti per far fronte alla grave crisi umanitaria a Gaza.
La mediazione egiziana per gli ostaggi
Se da una parte Tel Aviv sembra ormai pronta a sferrare il suo attacco da terra su Rafah, dall’altra le “diplomazie” continuano a lavorare.
Come riferito da un funzionario israeliano al Jerusalem Post, c’è una proposta che arriva dalla delegazione egiziana che ha incontrato i mediatori israeliani per discutere degli ostaggi e di un cessate il fuoco a Gaza.
“C’è un tentativo da parte del Cairo di riavviare i colloqui con una proposta egiziana che comporterebbe il rilascio di 33 ostaggi, tra donne, anziani e malati”, ha spiegato il funzionario israeliano.
Secondo il sito israeliano, i funzionari dell’intelligence israeliana ritengono che siano infatti solo 33 i rapiti ancora in vita, su un totale di 133 ancora trattenuti da Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi nella Striscia.