Campo largo sempre più lontano
Schlein stufa dei giochetti di Conte, volano stracci: “È solo un opportunista”
Il nuovo attacco dell’avvocato del popolo, con divorzio incorporato anche in Piemonte fa infuriare il Nazareno: “Quello che non è etico è lui”
Politica - di David Romoli
Conte non molla la presa, consapevole di avere gioco facile nello sfruttare nodi davvero irrisolti nel Pd: il trasformismo e le manovre più che discutibili per rappattumare voti sono una realtà. L’ “avvocato del popolo” affonda la lama, proprio mentre ufficializza un divorzio annunciato in Piemonte mettendo ufficialmente in campo la candidata a Cinque stelle, Sarah Disabato: “Le sorti dell’area progressista dipendono anche da Schlein. Vuole rispettare gli impegni presi con la comunità che la ha investita segretaria per trasformare il Pd o finirà trasformata dal Pd?”. Raramente si era visto il leader di una forza politica entrare così a gamba tesa nelle dinamiche di un altro partito, di fatto mettendo come condizione per l’alleanza un repulisti interno. La reazione di buona parte del partitone non si fa attendere ed è furiosa.
“Ma come si permette. Ora il Pd mostri la schiena dritta”, sbotta Gori. “Prima di dare lezioni di moralità Conte valuti quanto sia etico fare e disfare accordi politici per calcolo elettorale”, duetta Serracchiani. Volano anche gli stracci. “Pensassero a De Vito”, azzanna Lia Quartapelle. “Prima di parlare informati: lo abbiamo subito messo fuori dal partito e allora Conte non era neppure il nostro leader”, replica Gubitosa. Il clima è questo. Ma la linea della segretaria è diversa. A Bari, la settimana scorsa, aveva risposto per le rime. Stavolta non replica al leader dei 5S ma fa sapere che le liste delle europee non le discuterà con i cacicchi, deciderà lei, “senza caminetti”, senza lasciare voce in capitolo alle correnti. Un po’ è il segno che la staffilata facile di Giuseppi coglie nel segno ma un po’, anzi molto più di un po’, è la scelta di cogliere l’occasione per prendere il controllo del partito debellando anche il solo contropotere che le tiene in scacco, quello dei potentati locali. La manovra non sfugge alla minoranza. Pina Picierno replica subito: “Tutto si può fare tranne che usare la questione morale come una clava per dire ‘Ora comando io’ “. Bonaccini è più felpato. Proprio lui, che ha appena fondato una corrente, si dichiara d’accordissimo: “Non possono essere le correnti a decidere le candidature, la segretaria ha ragione. L’importante è che decidiamo insieme, per la pluralità del partito”. Una mano alla crociata di Elly dovrebbe darla il codice di autoregolamentazione presentato ieri in Campania, ma non va molto oltre le regole che già sarebbero in vigore e l’utilità pratica è molto dubbia.
Lontano dai riflettori però le reazioni sono molto più severe. Il problema è che Schlein è stata sostenuta in modo determinante proprio dalle correnti, come quella di Franceschini, e da capibastone che nella loro regione fanno il bello e il cattivo tempo come Boccia, in tandem con Emiliano. Insomma sono in molti a far notare che la segretaria tuona contro le correnti ma alle correnti deve l’elezione e sulle correnti fonda la propria presa sul partito. La sfida che Schlein ha lanciato, oltretutto, non è priva di rischi. La sua idea sarebbe privilegiare i candidati esterni al partito, la “società civile”: Marco Tarquinio, Cecilia Strada, Lucia Annunziata, Chiara Valerio, Elena Stancanelli, Annalisa Corrado, ecologista che oggi è responsabile Ambiente del Pd scelta dalla segretaria ma proveniente dall’esterno. Non si tratta solo di eleggerle mettendole in testa alle liste ma anche di contare i voti che raccoglieranno e porteranno. Se quei voti mancheranno saranno le correnti stesse a presentare il conto appena chiuse le urne.
Senza contare che i potentati locali sono già organizzati per far convergere le preferenze sui loro candidati. Il problema è che i cosiddetti cacicchi non sono tali per nomina imperiale ma perché, con un mezzo o con un altro, dispongono di una forza reale nei loro territori e il tentativo di metterli da parte d’autorità, oltre tutto con l’ombra del diktat contiano sullo sfondo, rischia di rivelarsi per la segretaria una missione impossibile. Proprio l’esigenza di raccogliere quanti più voti possibile in una prova elettorale la cui importanza è lievitata ulteriormente nell’ultima settimana ha definitivamente convinto Elly a candidarsi in tutte le circoscrizioni. Ma in quale postazione resta incerto: probabilmente la segretaria opterà per la testa di lista in un paio di circoscrizioni, quasi certamente Centro e Sud, scivolando al terzo posto, se non addirittura al quinto, nelle altre tre.