"La parte giusta della storia"
Ilaria Salis, lettera dal carcere di Budapest: “Sono caduta in un pozzo profondissimo, mi chiedo se ci sia uscita”
Giustizia - di Redazione Web
Non ha intenzione di arrendersi, Ilaria Salis, ed è intenzionata a lottare con tutta se stessa. Repubblica e Tg3 pubblicano in esclusiva una lettera che Ilaria Salis ha scritto raccontando le sue difficili giornate nel carcere di Budapest: “Lo scorrere del tempo è davvero strano: le singole giornate sono interminabili, ma i giorni si susseguono rapidamente e mi sembra sempre di essere stata arrestata la settimana scorsa”. Giovedì è fissata una nuova udienza del processo nel quale i suoi legali, come anticipato dal padre Roberto Salis, cittadino monzese, chiederanno l’applicazione dei domiciliari in Ungheria. “Solo un mezzo per ottenere gli arresti domiciliari in Italia, come concesso dalla normativa europea”, ha dichiarato
Salis racconta della sua solitudine in un tempo sospeso del carcere dove, dice, “si è completamente soli ed è bene non fidarsi di nessuno. E molte molte cose qui dentro sono alquanto strane. Sotto alcuni aspetti è una situazione d’altri tempi, assolutamente inusuale nella nostra era digitale, nell’epoca della comunicazione e dell’informazione globale. È insolito non sapere per settimane che ore siano, quando normalmente ti basta un leggero tocco dell’indice e ti appaiono immediatamente i minuti luminosi e colorati. È strano trascorrere lunghi mesi senza scambiare una sola parola neanche con le persone più care (nemmeno una lettera scritta a mano!), quando fino al giorno prima bastava muovere il pollice sullo schermo del telefonino per comunicare continuamente e contemporaneamente con tante persone diverse”.
“I mesi sono lunghi e accade che la bolla si trasformi in un buco nero che ti risucchia. Prendendo in prestito una metafora che leggerò parecchi mesi dopo in un bellissimo fumetto dedicato alle mie vicende, sono caduta in un pozzo profondissimo. Le pareti sono scivolose ed ogni volta che faticosamente cerco di compiere un breve passo per risalire appena un pochino, finisco sempre col precipitare più in profondità. A volte mi chiedo se questo pozzo abbia un fondo e se da qualche parte ci sia davvero un’uscita”.
E infine il passaggio con cui Ilaria Salis Rivendica il profilo politico e militante: “Chiudo gli occhi e lancio lo sguardo oltre le mura di questo cieco carcere: scorgo le vicende di uomini e donne come ricambi in tessuti su arazzi che raffigurano storie più ampie. Storie di popoli, di culture, di lingue e di religioni. Storia di sistemi economici, politici e giuridici. Storie di ricchezza e di miseria, di potere, di sopraffazione e di sfruttamento. Storie di guerre e di eserciti. Storie di un mondo in cui ancora si uccidono bambini, in cui alle quarte d’Europa risuonano mitraglie che riecheggiano gli scempi del secolo scorso. Apro gli occhi e mi scorgono rannicchiata sulla grigia coperta, con lo sguardo fisso sulla porta di ferro della cella. Tutto mi appare semplice e lineare in queste vicende, come in molte altre, non può esserci alcun dubbio su quale sia la parte giusta della storia.
Chi è Ilaria Salis: “non anarchica ma antifascista”
Ilaria Salis ha 39 anni ed è un’insegnante di scuola elementare a Monza. Si definisce non anarchica, ma antifascista. E’ in carcere in Ungheria dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di lesioni aggravate nei confronti di alcuni manifestanti di estrema destra. Liceo Zucchi a Monza, laurea in Storia alla Statale di Milano ha da sempre l’impegno sociale e politico fra le sue priorità. Ha partecipato alla fondazione del centro sociale Boccaccio a Monza, nel luogo dell’uccisione di tre partigiani. Le immagini che la ritraggono in catene nel tribunale ungherese hanno fatto il giro del mondo indignando i più. Non aveva detto alla famiglia che sarebbe andata a Budapest lo scorso anno per protestare contro la manifestazione che raduna gruppi di neonazisti. La manifestazione è organizzata per commemorare le imprese di un battaglione nazista che nel 1945 si oppose all’Armata Rossa.
Di cosa è accusata Ilaria Salis
L’insegnante lombarda è stata arrestata, accusata di aver aggredito con un gruppo di persone a volto coperto dei militanti neonazisti ungheresi e stranieri. Quei momenti vennero ripresi dalle telecamere di sicurezza di alcuni negozi. Salis è accusata anche di aver collaborato con Hammerbande, fondata nel 2017 a Lipsia dalla “cacciatrice di nazisti” Lina Engel, con lo scopo di “attaccare i militanti fascisti” nelle manifestazioni pubbliche.
È accusata di quattro aggressioni in tutto: due contestazioni sono già cadute, in quanto risalenti a un momento in cui l’insegnante non era neanche arrivata a Budapest. Le immagini che riprendono l’aggressione vengono respinte dalla difesa, che ritiene come l’insegnante non sia riconoscibile da quei fotogrammi. Salis è stata arrestata poche ore dopo in un taxi, con un compagno tedesco. Le vittime dell’agguato se la sono cavata con quale giorno di prognosi, non hanno neanche denunciato.
Anche alla luce di queste considerazioni è sottolineata la sproporzione tra i fatti accaduti e la pena che potrebbe arrivare a 24 anni. Accettando il patteggiamento l’insegnante avrebbe potuto scontare 11 anni di carcere. Lei si è sempre proclamata innocente. Su alcuni siti di movimenti dell’estrema destra è comparso l’indirizzo milanese di Ilaria. Il padre ha detto che c’erano degli estremisti in aula a Budapest.
I fumetti di Zerocalcare su Ilaria Salis
Il fumettista Zerocalcare a gennaio ha pubblicato su Internazionale un approfondimento a fumetti sulla vicenda di Salis, intitolato “In fondo al pozzo”. Poi una serie a fumetti di brevi aggiornamenti e approfondimenti sul processo contro Ilaria Salis. “Ciao, per le prossime settimane su Internazionale ci dovrebbe stare questa mini rubrica a fumetti di aggiornamento e approfondimento sul processo di Budapest. Minipillole che si concentrano su aspetti rimasti marginali rispetto al dibattito pubblico”, ha scritto su Twitter il fumettista annunciando la rubrica dal titolo “Questa notte non sarà breve”.