La missione del reporter
Uliano Lucas: fotoreporter del mondo nei luoghi degli ultimi, le sue foto una rivolta politica
"A passo lento nella realtà", l'ultimo libro di Lucas scritto con la collaborazione di Tatiana Agliani. Un avvincente resoconto, attraverso foto e testi, del suo lavoro indefesso che va avanti da oltre cinquant’anni.
Cultura - di Mario Capanna
Nella fotografia c’è una realtà così sottile che diventa più reale della realtà.
(A. Stieglitz)
Uliano Lucas è uno dei più grandi fotoreporter contemporanei. A dirlo, prima di me, sono i critici e il pubblico che si affollano alle numerose mostre delle sue immagini, in Italia e all’estero.
E’ appena uscito il suo ultimo libro (A passo lento nella realtà, Mimesis), scritto con la collaborazione di Tatiana Agliani. Un avvincente resoconto, attraverso foto e testi, del suo lavoro indefesso che va avanti da oltre cinquant’anni.
In questo senso è anche un’autobiografia. “Ho usato la macchina fotografi ca per indagare e capire le sfaccettate realtà che mi circondavano e che mi incuriosivano. E per comprendere, attraverso questo dialogo, me stesso”, scrive a p. 20.
Un dialogo che si è svolto, praticamente, in ogni angolo del mondo. Una documentazione imponente che si snoda da Milano alla Cina, da Lisbona (la “Rivoluzione dei garofani”) alla Sarajevo assediata, dai movimenti di liberazione della Guinea Bissau e dell’Angola, dalla Palestina a Israele ecc.
Percorre, in particolare, tutti i luoghi degli “ultimi”, degli operai immigrati e degli studenti, dei “matti” liberati dai manicomi grazie all’intelligente Basaglia, delle città dormitorio e degli orfanotrofi, fino agli eroinomani: il tutto inquadrato nello sfavillio del “progresso” che avanza (verso dove?) e delle decine di giornali e riviste a cui ha collaborato.
Le sue fotografie sono spesso dei veri e propri quadri, come quella dell’immigrato sardo (valigia in mano e uno scatolone sulla spalla con sullo sfondo il Pirellone), quella dei tre giovani con le bandiere rosse che corrono verso il futuro, e quella della giovane guerrigliera nera: immagini che hanno segnato il tempo, e fatto il giro del mondo.
Lucas mostra la ragione profonda che anima le sue foto: la controinformazione (il Sessantotto è stato decisivo anche per lui) si è basata su “un nuovo rapporto tra soggetto e fotografo, che non fosse frutto di uno sguardo predatorio, di un rapporto di potere, ma di una condivisione. (…) Le immagini diventano così una presa di posizione esistenziale e un atto politico”, scrive a p. 51.
Chi lo conosce sa che Lucas è un affabulatore straordinario. Non fotografa se prima non ha tirato fuori l’anima di un personaggio o sviscerato il cuore di un contesto.
Ha potuto farlo perché si è costruito la sua libertà, rifiutandosi sempre di avere un committente, che non fosse la sua coscienza. Questo è il vero “segreto”, che viene da lontano, della sua arte.