L'omicidio

Laura Ziliani, la sentenza e la condanna per le figlie e il complice: “Uccisero per gratificare l’ego del gruppo”

Cronaca - di Redazione Web

6 Marzo 2024 alle 20:18 - Ultimo agg. 6 Marzo 2024 alle 20:28

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Laura Ziliani, la sentenza e la condanna per le figlie e il complice: “Uccisero per gratificare l’ego del gruppo”

Non hanno ucciso per soldi e neppure per odio verso la vittima. Secondo i giudici, l’omicidio è stato commesso per “gratificare l’ego del gruppo e celebrare adeguatamente la loro coesione”. È quanto scrive la corte d’Assise di Brescia nelle 98 pagine di motivazioni della sentenza di condanna in primo grado all’ergastolo per le sorelle Paola e Silvia Zani e Mirto Milani, il ‘trio criminale’ che secondo i giudici ha ucciso Laura Ziliani, ex vigilessa di Temù e madre delle due imputate.

“Nessun movente di odio o economico”

“I tre – scrive la corte – hanno agito di concerto tra loro concorrendo a comporre, ciascuno per la propria parte il mosaico del progetto criminoso”. Secondo il presidente della Corte d’assise di Brescia Roberto Spanó sono inesistenti sia il movente economico sia quello dell’odio da parte del trio nei confronti della vittima. Nelle motivazioni si legge che “l’unica persona che ha mostrato un reale interesse per certi versi spasmodico per il patrimonio della defunta Laura Ziliani è stata la madre di Mirto Milani. Il ruolo debordante da convitato di pietra assunto dalla donna può avvalorare il sospetto che il figlio l’abbia messa sin da subito a conoscenza dell’omicidio, come parrebbe comprovato nei messaggi inviati dall’imputato dal carcere allo scopo di depistare le indagini, nonché delle cautele adottate dai due per impedire la captazione delle loro conversazioni”.

Breaking Bad e citossine del Kgb: il piano “grottesco e cervellotico” per uccidere Laura Ziliani

Dunque hanno tratto ispirazione dalle serie televisive di cui sono grandi appassionati, in un miscuglio di tecniche e idee sfociato in un progetto “grottesco e cervellotico”. Si è assistito, osservano i giudici, “a una recita di un copione per molti versi stucchevole e parodistico, ove sono confluiti piante venefiche ed alambicchi, pastiglie ustionanti, citotossine in uso al Kgb, intercettazioni domestiche, video artigianali, depistaggi grossolani; codici cifrati, disperazioni artefatte, simulati tentativi di suicidio in luoghi scenografici, poliamori e fratture sentimentali, discolpe ed accuse, messaggi subliminali. “Puffi alla riscossa” e i gatti “Buba” e ‘Monocolo””.

Per il presidente Roberto Spanò, “i tre hanno agito di concerto tra loro concorrendo a comporre, ciascuno per la propria parte, il mosaico del progetto criminoso”. Di certo, come ha riferito Silvia Zani nell’interrogatorio del 25 maggio 2022, insieme l’hanno strangolata: “Ricordo di aver messo le mani intorno al collo di mia mamma. Ricordo che Paola la teneva ferma con il suo peso. Con entrambe le mani le stringevo il collo, ma mia madre ha iniziato a rantolare e penso che si sia svegliata, mi sembrava quasi che volesse dire qualcosa. Pensavo che sarebbe stato tutto molto più rapido e meno doloroso, credevo che sarebbe durato meno di un minuto, pochi secondi. Invece ne è uscito un pasticcio. A quel punto Mirto ha messo le mani sul collo di mia mamma, in un certo senso mi ha dato il cambio”.

È l’epilogo di un progetto che, nelle fasi di messa a punto, si ispirava alle fiction: “Da “Breaking Bad” avevano appreso che anche la ricina era tossica. Grazie a una ricetta e a un filmato in lingua inglese, avevano così ricavato dalla pianta del ricino una polvere poi inserita, senza alcun effetto, nei bocchettoni dell’aria condizionata dell’auto della madre. Un’altra idea era stata quella di utilizzare l’antigelo, ma la quantità necessaria per provocare l’effetto letale rendeva il piano inattuabile”. E ancora, “prendendo spunto “Dexter” avevano raccolto lungo la pista ciclabile di Temù una pianta velenosa, l’aconito, tentando, senza successo, di estrarne il principio attivo”.

Laura Ziliani, a storia della scomparsa e dell’omicidio

La donna venne uccisa l’8 maggio del 2021: Laura Ziliani fu prima stordita con del benzodiazepine e poi soffocata e il cadavere venne sepolto sull’argine del fiume Oglio nel paese dell’Alta Vallecamonica. Il cadavere di Laura venne “restituito” dopo la piena del fiume tre mesi dopo. I tre confessarono l’omicidio in carcere, mesi dopo l’arresto avvenuto il 24 settembre dello stesso anno.

I giudici hanno così accolto la richiesta del pubblico ministero Cary Bressanelli secondo la quale non potevano essere fatte differenze sulle responsabilità dei tre componenti di quello che è stato ribattezzato “il trio criminale”. Bressanelli a settembre 2022 aveva chiesto l’ergastolo per i tre imputati accusati di omicidio premeditato e occultamento del corpo della vittima. Per l’accusa i tre avevano già cercato di uccidere Laura Ziliani, avvelenando una tisana il 16 aprile del 2021, ma non ci erano riusciti.

Il movente dell’omicidio di Laura Ziliani

In lunghi interrogatori, dopo la chiusura delle indagini, i tre complici avevano poi confessato l’omicidio ricostruendo il loro modus operandi e il “movente”.

Se in un primo momento il medico legale aveva ipotizzato che Laura Ziliani fosse morta soffocata con un cuscino dopo esser stata stordita, il racconto in carcere ha modificato la ricostruzione. L’ex vigilessa è stata infatti strangolata a mani nude dalla figlia maggiore, aiutata dal fidanzato, dopo averla narcotizzata.

Quanto al movente, le due sorelle hanno raccontato che la madre le avrebbe fatte sentire inferiori e inadeguate, attaccandole ripetutamente perché sovrappeso. I rapporti con la madre si era logorati da tempo, spingendole a pensare al piano per uccidere il genitore: un primo tentativo fallito il 16 aprile del 2021 facendole bere una tisana con benzodiazepine, quindi il secondo andato “a buon fine”.

6 Marzo 2024

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