La strage
Suicidio nel carcere di Prato, detenuto 45enne trovato impiccato in cella
Si è trattata della 21esima persona che si è tolta la vita dietro le sbarre dall'inizio dell'anno. L'allarme di Antigone. L'avvocato Gabriele Terranova: "È un penitenziario-cloaca. Domani mattina ci sarà un presidio"
Giustizia - di Andrea Aversa
Un detenuto si è tolto la vita la scorsa notte nella casa circondariale della Dogaia di Prato. Il suicidio è avvenuto all’interno della sua cella: quando gli altri reclusi se ne sono accorti e hanno dato l’allarme, per l’uomo, 45 anni, origine nordafricana, non c’era già più nulla da fare. La vittima, secondo quanto appreso da l’Unità, si è impiccata utilizzando le lenzuola e i lacci per le scarpe. Il 45enne era arrivato da poco nel carcere pratese, trasferito da un altro istituto penitenziario. Pare si trovasse nella prima sezione del carcere, quella che ospita i detenuti per reati comuni.
Suicidio nel carcere di Prato
Quello dei suicidi in carcere è ormai “un fatto strutturale” e non “accidentale, indicativo di una situazione grave e che non vede misure di miglioramento“. È la preoccupazione espressa dal coordinatore dell’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione, Alessio Scandurra, interpellato da LaPresse dopo che un altro detenuto – il 21esimo da inizio anno – si è tolto la vita impiccandosi a Prato.
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Chi è il detenuto che si è suicidato nel carcere di Prato
“Di fronte a una situazione del genere – osserva Scandurra – in passato eravamo abituati a una reazione, anche solo a parole. La mia impressione adesso invece è che anche sul fronte delle promesse ci sia molto poco. Non ho sentito grandi dichiarazioni. Non solo nessuno sta facendo niente, ma nessuno ha nemmeno promesso che farà qualcosa di concreto. Quindi la situazione è destinata solo a peggiorare“. Il timore è dunque “che questi fatti continueranno a ripetersi e con frequenza più elevata“, e questo anche perché “oltre alle condizioni oggettive di crescente difficoltà – in termini di organizzazione, spazi, numeri – ci sia anche un clima scoraggiante e deprimente, sia per i detenuti sia per gli operatori“, aggiunge Scandurra.
Suicidio nel carcere di Prato: l’allarme di Antigone
“La depressione crea suicidi e innumerevoli atti di autolesionismo, mentre l’unica cosa di cui si sente parlare è la modifica del reato di tortura. Noi invece continuiamo a insistere: il Governo e anche gli enti locali dovrebbero mettere in campo proposte, idee e anche creare una narrazione che dica che è possibile uscire da questa situazione, non che siamo condannati a restarci dentro“, conclude. Ha invece spiegato a l’Unità l’avvocato Gabriele Terranova che il carcere di Prato è tra i più problematici d’Italia e presenta quelle caratteristiche purtroppo comuni a tutti i penitenziari.
Com’è il carcere di Prato
Sovraffollamento, assistenza sanitaria precaria, poche attività trattamentali, struttura fatiscente e piante organiche insufficienti rispetto al numero di agenti penitenziari, educatori, sanitari, psicologi, mediatori culturali. “Quello di Prato è un carcere-cloaca – ha affermato l’avvocato Terranova – Innanzitutto, dobbiamo dire che i suicidi avvenuti al suo interno, nel periodo recente, sono stati due: uno a ridosso delle passate festività natalizie e l’altro accaduto ieri. La Dogaia è una struttura molto grande, la più estesa della regione Toscana. Contiene molte sezioni particolari e complesse ed è destinazione di tanti detenuti trasferiti dall’area umbro-toscana“. Poi l’annuncio. “Domani ci sarà un presidio all’esterno del penitenziario – ha concluso il legale – Parteciperemo anche noi membri della Camera penale“.