Paura per i casi in Africa
“Epidemia di colera su una nave da crociera”: bloccati in tremila ma era un falso allarme
Esteri - di Redazione Web
Una nave da crociera norvegese è stata bloccata per 24 ore a largo di Mauritius nell’oceano indiano per il sospetto che alcuni passeggeri avessero contratto il colera. La nave è stata messa in quarantena. Le autorità di Port Luis avevano infatti negato alla nave il permesso di attraccare per il timore che la malattia potesse diffondersi anche sulla terraferma. Poi l’allarme per fortuna è rientrato: si trattava di una violenta gastroenterite. Cosa è successo e perché è scattato l’allarme? Le autorità di Mauritius hanno temuto per la sicurezza probabilmente perchè negli ultimi mesi si sono registrati vari casi di colera in Africa.
Il sospetto di colera sulla nave da crociera alle Mauritius
L’allarme è scattato su una nave della Norwegian Cruise Line con più di 2.000 passeggeri a bordo. L’imbarcazione è stata costretta alla quarantena al largo delle coste di Mauritius per il timore di un’epidemia di colera, come ha raccontato il New York Post. La Norwegian Dawn è stata allontanata dal molo di Port Louis, la capitale della nazione dell’Africa orientale, domenica a causa di “potenziali rischi per la salute” dopo che 15 passeggeri sono stati messi in isolamento a bordo, ha dichiarato l’Autorità portuale di Mauritius. I passeggeri isolati sono stati sottoposti a test dopo aver iniziato ad accusare i sintomi di una malattia allo stomaco, secondo quanto riferito da un portavoce della Norwegian Cruise Line, con sede negli Stati Uniti. Molti media hanno riferito che si sospettava che la malattia allo stomaco fosse il colera.
Sulla nave da crociera non era colera ma gastroenterite
Il direttore del ministero della Salute di Mauritius, Bhooshun Ori, ha rivelato che i risultati dei test hanno stabilito che non c’erano prove di colera a bordo e che i passeggeri malati stavano invece combattendo una gastroenterite. Ha aggiunto che i passeggeri si sono “completamente ristabiliti”. Alla fine, le autorità di Mauritius hanno dato il via libera all’attracco. La nave – che trasportava 2.184 passeggeri e 1.026 membri dell’equipaggio – era partita per un viaggio di 12 notti da Città del Capo, in Sudafrica, alla volta di Port Louis il 13 febbraio. “La decisione di non permettere alla nave da crociera di accedere alla banchina è stata presa per evitare rischi per la salute”, ha dichiarato l’autorità di Mauritius nel suo comunicato iniziale. “La salute e la sicurezza dei passeggeri e quella del Paese nel suo complesso sono di primaria importanza per le autorità”.
Casi di colera in Africa
Il motivo di tanta attenzione e prudenza da parte delle autorità di Mauritius deriva dal diffondersi di alcuni casi di colera soprattutto in Africa. Negli ultimi mesi si sono verificate epidemie di colera nell’Africa meridionale, con lo Zambia il paese più colpito. Secondo le Nazioni Unite, da gennaio 2023, almeno 188.000 persone sono state infettate dal colera in sette paesi dell’Africa meridionale. Sono morte più di 3.000 persone.
Che cos’è il colera: i sintomi, la cura e come si prende
Che ci sia o meno una nuova diffusione di colera è ancora tutto da verificare. Ma cos’è il colera? Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità si legge la seguente definizione: “Il colera è un’ infezione diarroica acuta causata dal batterio Vibrio cholerae. La sua trasmissione avviene per contatto orale, diretto o indiretto, con feci o alimenti contaminati e nei casi più gravi può portare a pericolosi fenomeni di disidratazione”.
I sintomi sono quelli tipici di una gastroenterite infettiva molto intensa. Secondo quanto descritto dall’Iss, il periodo d’incubazione della malattia varia solitamente tra le 24 e le 72 ore (2-3 giorni), ma in casi eccezionali può oscillare tra le 2 ore e i 5 giorni, in funzione del numero di batteri ingeriti. Nel 75% dei casi le persone infettate non manifestano alcun sintomo. Al contrario, tra coloro che li manifestano, solo una piccola parte sviluppa una forma grave della malattia.
Tra i sintomi più evidenti c’è la diarrea, acquosa e marrone all’inizio chiara e liquida successivamente (tipico è l’aspetto ad “acqua di riso”). In alcuni soggetti la continua perdita di liquidi può portare alla disidratazione e allo shock, che nei casi più gravi può essere rapidamente fatale. La febbre non è un sintomo prevalente della malattia, mentre possono manifestarsi vomito e crampi alle gambe. “Provoca diarrea profusa e acquosa, che comporta grave disidratazione, quindi in primis vanno somministrati liquidi, per via orale e eventualmente endovenosa. In solo l’1% dei casi – prosegue il presidente della Simit – può avere un decorso grave e fatale. Questo dipende dalla carica batterica ingerita e sall’età del paziente: sono più a rischio persone molto anziane e neonati”.
L’Iss spiega che il colera può essere contratto in seguito all’ingestione di acqua o alimenti contaminati materiale fecale di individui infetti (malati o portatori sani o convalescenti). Può essere trasmesso anche attraverso il cibo: i più rischiosi sono quelli crudi o poco cotti e, in particolare, i frutti di mare. Anche altri alimenti possono comunque fungere da veicolo. Le scarse condizioni igienico-sanitarie di alcuni Paesi e la cattiva gestione degli impianti fognari e dell’acqua potabile sono le principali cause di epidemie di colera. Il batterio può vivere anche in ambienti naturali, come i fiumi salmastri e le zone costiere: per questo il rischio di contrarre l’infezione per l’ingestione di molluschi è elevato. Senza la contaminazione di cibo o acqua, il contagio diretto da persona a persona è molto raro in condizioni igienico-sanitarie normali. Quando si verifica un caso viene effettuato il tracciamento partendo dalla ‘persona indice’ per capire cosa ha mangiato, dove è stato, se ha contagiato o se è stato contagiato da familiari. Casi sporadici sono avvenuti in Italia negli ultimi decenni, ma l’ultima vera epidemia si è verificata negli anni Settanta nel napoletano. All’epoca, una grossa ed efficace campagna di vaccinazione di massa consentì di spegnere il focolaio.